Da Mazara del Vallo al passo Gries, ecco gli otto punti d’accesso del gas in Italia. Così si aggira lo stop al transito dall’Ucraina
Secondo il sito di Snam, i flussi al Tarvisio sono in diminuzione ma sono compensati dal maggior afflusso al Passo Gries
I punti chiave
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Sono 8 i punti di accesso del gas in Italia. Insieme contribuiscono a mantenere il Paese al riparo da turbolenze nelle forniture e lo scorso gennaio le hanno consentito addirittura un piccolo export. Si è trattato di una cifra irrisoria, pari a 20 milioni di metri cubi al giorno contro un fabbisogno nazionale di 300 a cavallo delle feste natalizie. Gazprom ha annunciato che bloccherà i flussi di gas che passano attraverso la sezione polacca del gasdotto Yamal-Europa, come rappresaglia alle sanzioni contro la Federazione russa.
Nessun impatto in Italia dallo stop al gas dall’Ucraina
Uno stop che segue di poco quello del governo ucraino: mercoledì scorso ha chiuso il punto in cui il gasdotto nel suo territorio. Una scelta che è stata presa da Kiev data “l’impossibilità” di transito attraverso il punto di ingresso di Sokhranivka, nel Donbass, a causa - ha chiarito - delle operazioni militari promosse dai russi in quella regione. Una decisione che non ha avuto impatti sull’Italia, tanto che al 12 maggio sono stati allocati in stoccaggio oltre 932,5 milioni di KWh, con più di 23,87 miliardi di KWh in giacenza e una capacità giornaliera di iniezione di oltre 1,07 miliardi. Secondo il sito di Snam, i flussi al Tarvisio sono in diminuzione ma sono compensati dal maggior afflusso al Passo Gries.
Gli ingressi dei gasdotti internazionali
L’autonomia di approvvigionamento è allo stato attuale garantita dagli ingressi dei gasdotti internazionali da Passo Gries (Verbania), al confine con il Vallese (Svizzera), per il gas proveniente dal Nord Europa, Tarvisio (Udine) per quello russo, Melendugno (Lecce), approdo del Tap proveniente dall’Azerbaijan, Mazara del Vallo (Trapani), collegata all’Algeria con il Transmed, e Gela (Caltanissetta), approdo del Greenstream proveniente dalla Libia.
Nei primi tre mesi del 2022 il flusso dall’Algeria ha superato quello dalla Russia
Dei 75,8 miliardi di metri cubi di metano immessi nella rete nel 2021 il 38% è arrivato dalla Russia, il 28% dall’Algeria, il 10% dall’Azerbaijan, il 4% dalla Libia e il 3% dal Nord Europa. Con lo scoppio della guerra in Ucraina il Governo ha messo in primo piano l’esigenza di diversificare i paesi di approvvigionamento, anche sulla base di un “tour del gas” che si è concentrato nel Nord Africa. Nel primo trimestre di quest’anno c’è stato il sorpasso dell’Algeria sulla Russia. Complessivamente le importazioni sono cresciute dell’8,2%, ossia di 1,4 miliardi di metri cubi circa, con un calo del 19,7% degli arrivi dalla Russia, che è scesa al 29,6% dietro all’Algeria (30,1%), che ha venduto all’Italia 5,6 miliardi di metri cubi.
I rigassificatori
A questi si sono aggiunti il rigassificatore di Cavarzere (Venezia) con il 10% di quota, l’Olt di Livorno (2%) e l’impianto di Panigaglia (La Spezia) con l’1%.
La produzione nazionale
La produzione nazionale ha coperto il restante 4% del fabbisogno.
(Apportata correzione il 13 maggio 2022 alle ore 16.20)
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