Da Milano ad Assisi, alleanza delle città italiane contro il climate change
di P.Sol.
2' di lettura
Dai piani per l’adattamento al climate change alle azioni di contrasto, dalla valutazione dei rischi alla messa in comune delle soluzioni fino agli investimenti e alla governance. Si sviluppa in dieci punti la dichiarazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici sottoscritta oggi a Milano in occasione della 2a Conferenza nazionale delle Green City.
Sono 26 le prime città italiane, distribuite dal Nord al Sud, che hanno aderito all’alleanza , dai principali capoluoghi di provincia della penisola a cittadine più piccole come Assisi, Monterotondo, Cisterna di Latina, Sorradile e Casalecchio di Reno, che non si sono sottratte all’impegno comune per condividere la conoscenza delle politiche e delle misure di adattamento e sollecitare una maggiore consapevolezza su un tema che si sta rivelando sempre più cruciale per il benessere e la qualità della vita dei cittadini.
L’Italia non è esente dai rischi conseguenti al climate change, anzi è più esposta di altri Paesi agli impatti dei cambiamenti climatici e figura al secondo posto in Europa per le perdite economiche, stimate in oltre 63 miliardi di euro dalla Commissione Ue. Si prevede che il riscaldamento futuro nell’area mediterranea superi del 25% i tassi globali, con il riscaldamento estivo superiore del 40% rispetto alla media mondiale. Lo scorso mese di giugno in Europa è stato il più caldo da quando esistono le misurazioni, con temperature superiori di circa 2 gradi rispetto alla norma.
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Nel complesso le perdite economiche in Europa nel periodo 1980-2016 provocati da fenomeni meteorologici e altri eventi estremi legati al clima hanno superato i 436 miliardi di euro. A fronte di questi effetti negativi, solo il 26% delle città ha realizzato un piano di adattamento, il 17% un piano congiunto di mitigazione e adattamento, mentre il 33% non ha nessun piano locale.
Proprio per questo i dieci punti della dichiarazione partono dalla definizione e aggiornamento di piani e misure per l’adattamento climatico, dall’integrazione di queste politiche con quelle di mitigazione e contrasto, dall’aggiornamento della valutazione dei rischi e delle misure, sia di emergenza che di medio-lungo termine e dalla valorizzazione delle ricadute positive di queste misure, contabilizzando i costi della loro assenza.
Il “decalogo” prosegue poi con una serie di misure che comprendono lo sviluppo delle capacità adattive, l’adozione di soluzioni di carattere naturale, la riduzione delle vulnerabilità legate alleprecipitazioni molto intense e le modalità per affrontare ondate e isole di calore.
I dieci punti si chiudono con due raccomandazioni per la promozione di investimenti, sia pubblici che privati con un maggior utilizzo di strumenti finanziari e assicurativi e il ricorso a donazioni e crowdfunding, e per il rafforzamento della governance che necessariamente parte dall’impegno delle amministrazioni locali e dal coordinamento tra le diverse competenze e gli uffici coinvolti. Senza però poter prescindere dalla partecipazione attiva dei cittadini, da un’informazione efficace e dal confronto con tutti gli stakeholder.
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