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Da Milano a Roma, perché l’Italia non riesce a costruire gli stadi

Le pastoie burocratiche e le indecisioni degli enti centrali e locali si frappongono a una normale pianificazione e realizzazione delle infrastrutture sportive e non

di Marco Bellinazzo

Fair play finanziario, perché nel calcio i club non possono spendere più di quanto incassano

4' di lettura

Ha ragione il il ministro dello Sport, Andrea Abodi a sottolineare come «sul tema stadi negli ultimi 30 anni siamo riusciti a fare poco, troppo poco, insopportabilmente». E a scrivere su Twitter che la candidatura all'Europeo di calcio del 2032 è «molto utile, ma non può essere indispensabile».

Un declino economico

Il problema è che questo vale in un Paese normale, che ha a cuore lo sviluppo dell'industria sportiva e dei suoi asset. Ma purtroppo l'Italia non è da questo punto di vista un “paese normale”. Per cui senza un grande evento e una presa di responsabilità collettiva è impossibile che si realizzino “opere” pubbliche e/o private strategiche. Per la verità, anche in questi frangenti, come dimostrano le recenti difficoltà collegate ai Giochi olimpici invernali del 2026, le pastoie burocratiche e le indecisioni degli enti centrali e locali si frappongono a una normale pianificazione e realizzazione delle infrastrutture sportive e non. L'occasione di un Europeo di calcio per questo appare indispensabile. D'altronde, la inopinata sconfitta nella candidatura agli Europei del 2012, quando al fotofinish la competizione fu assegnata a Polonia e Ucraina, è stata senza dubbio una delle ragioni del declino economico del calcio italiano.

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In questi venti anni i nuovi stadi realizzati nella Penisola si contano sulle dita di una mano. Le kafkiane vicende dello stadio della Roma di James Pallotta a Tor di Valle e del progetto del nuovo San Siro targato Inter e Milan sono emblematiche: anni e anni di rendering e dibattiti, senza che nessun decisore pubblico si sia preso la briga di dire un chiaro sì o no all'intervento.Una melina senza fine in cui sono annegati i sogni dei club e le prospettive di rigenerazione urbanistiche di ampie aree metropolitane. Altrove (Firenze) si è arrivati al paradosso di vedere bloccati investimenti privati e di veder convogliati per la ristrutturazione di un impianto obsoleto risorse pubbliche del Pnrr. Al punto nelle scorse ore l’Unione europea ha sospeso anche l’erogazione di questi fondi (nonché di quelli collegati al Bosco dello Sport di Venezia, nell’ambito del quale avrebbe dovuto sorgere il nuovo palazzetto della Reyer di proprietà del sindaco della città lagunare Luigi Brugnaro). Il ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto ha chiarito che di intesa con i sindaci e con i ministeri dell’Interno e dell’Economia «predisporrà delle risposte di chiarimento» alla Ue sui progetti sotto esame «auspicando che si trovi una soluzione».

Dall’Europa alla Russia

Cosa è accaduto nel frattempo in giro per il mondo in fatto di investimenti sugli stadi? Tra il 2010 e il 2020 nel Vecchio Continente sono stati eretti 153 nuovi impianti per 20 miliardi di spesa. La costruzione di queste opere è stata incentivata in alcuni paesi dall'organizzazione di grandi eventi come Mondiali ed Europei: in Russia sono stati portati a termine 16 nuovi stadi, in Polonia 23, in Ucraina 4 e in Francia 10. In Germania sono sorti 11 nuovi stadi, nonostante lo sforzo già compiuto per la Coppa del mondo del 2006. In Premier ne sono stati edificati 12. A tirare su più strutture è stata però la Turchia che si è candidata più volte per ospitare il torneo continentale senza successo, ma nel frattempo ha ammodernato 28 arene. Quella Turchia contro la quale l'Italia dovrà giocarsi l'assegnazione del campionato europeo del 2032.

Anche durante la pandemia, per quanto rallentata, la realizzazione di nuove strutture è proseguita. Il 1° settembre 2020 il Brentford Community Stadium è stato il primo nuovo stadio inaugurato in Europa dopo l'emergenza sanitaria. Non si è trattato di un caso isolato, poichè altri 17 nuovi impianti sono stati aperti tra il 2020 e il 2021.Nei prossimi anni, la “febbre” non calerà. Anzi si stanno effettuando o programmando in Europa più di 100 iniziative di edilizia sportiva. In Premier League, Liga spagnola e Ligue 1 varie squadre stanno portando avanti investimenti per oltre 3 miliardi di euro.

Dall’America all’Asia

Oltreoceano le franchigie Usa hanno già pianificato entro il 2030 spese per oltre 10 miliardi di dollari per ammodernare una trentina di stadi. Ad esempio, nel mondo del football americano, i Buffalo Bills sono alla ricerca di un nuovo stadio da 1,3 miliardi di dollari. Mentre, i Chicago Bears hanno spesso 197 milioni di dollari per l'acquisizione di terreni su cui far sorgere la loro prossima casa. L'Inter Miami CF ha raggiunto un accordo con l'amministrazione locale per per riqualificare il Melreese Golf Course and Country Club in uno stadio per il soccer e nell'area commerciale circostante su (progetto da 1 miliardo di dollari). Nella Major League Baseball, si preparano a traslocare in arene più moderne i Kansas City Royals, gli Okland Athletics e i Tampa Bay Rays. In Nba, i Los Angeles Clippers hanno iniziato la costruzione della nuova arena per la cifra di 1,2 miliardi di dollari, come nella National Hockey League, i Phoenix Coyotes. In Asia sono stati programmati interventi analoghi su una trentina di stadi per circa 8 miliardi di dollari e una decina a testa in Sudamerica e in Africa per oltre un miliardo di investimenti.

Intanto in Italia...

Intanto, in Italia, come ha annunciato lo stesso Abodi nelle prossime settimane sarà varata una sorta di cabina di regia governativa a supporto della candidatura e saranno messi a disposizione 1,5 miliardi per i futuri interventi. Briciole e per di più soldi pubblici che non possono permettere una svolta. Quindi, no caro ministro, non siamo un paese normale in fatto di rinnovamento degli impianti sportivi. Ci auguriamo, questo sì, di diventarlo al più presto con il suo aiuto e con quello dell’Europeo...


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