ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùImpegno a due ruote

Da Milano alla Sierra Leone: 6.500 km in bicicletta per portare solidarietà

Pensionato da poco, Roberto Peia prosegue la sua vita in bici con un viaggio ìn solitaria per portare aiuti e speranza nell’Africa atlantica

di P.Sol.

3' di lettura

Roberto Peia è personaggio che ha fatto della bicicletta la sua ragione di vita. Nato come giornalista, per la carta stampata, la tv e il web, ha mano a mano cambiato puntando sulle due ruote. Ha fondato a Milano la prima società di bike messenger per distribuire pacchi in città e poi ha creato UpCycle Cafè, bike cafè nato per divulgare la cultura della bicicletta in città.

Ora che da pochi giorni è in pensione, ha deciso di usare le due ruote per portare solidarietà in Paesi che ne hanno bisogno per il futuro. Insomma, visto che proprio non riesce stare con le mani in mano, o meglio, con i piedi allungati sul divano, ha scelto di fare un viaggio in solitaria e in piena autosufficienza da Milano alla Sierra Leone: 6.500 chilometri e spiccioli di pedalata per dare «visibilità a chi in Africa lavora per gli altri», come spiega nel sito dedicato all'impresa.

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Perché di impresa fuori dal comune si tratta, snodandosi da San Donato Milanese sulla riviera ligure per poi proseguire in Francia e Spagna per spostarsi in Africa, lungo tutta la costa atlantica, dal Marocco fino a Freetown, attraverso Mauritania, Senegal e Guinea Conakry.

Il percorso

Ma, arrivato a destinazione, non intende certo lasciare a riposo la sua bicicletta, una Cinelli Hobootleg Interrail, troppo a lungo. A Freetown visiterà il primo ospedale del Cuamm-Medici per l'Africa, proseguendo per un anello di un migliaio di chilometri per visitare gli altri cinque ospedali dell'associazione di medici: «Racconterò le persone che lavorano per questa associazione, i loro problemi e spero quindi di dare loro visibilità e che voi apriate il portafogli o facciate brillare la carta di credito», spiega.

La sfida di Peia è a fin di bene. L'obiettivo è infatti portare a destinazione i fondi raccolti a favore di Cuamm, di Senegol, associazione che usa lo sport come base di socializzazione e di riscatto, e di World Bycicle Relief, progetto supportato già dall'UpCycle Cafè per la fornitura di biciclette a chi ne ha bisogno come mezzo di trasporto e di lavoro in Africa.

La partenza è fissata per il 17 settembre alle 8 del mattino dalla casa di Peia a San Donato Milanese, insieme agli amici di sempre e agli appassionati che non hanno mai fatto mancare il supporto all'iniziativa. Prima tappa a Costa Vescovato, a pochi chilometri da Castellania, il paese di Fausto Coppi, per rendere omaggio a un mito del ciclismo fatto di sudore e fatica.

Poi Roberto proseguirà da solo scollinando verso la costa ligure, con la sua “Hoba”, come la chiamato la sua Cinelli Hobootleg, la “signora” su cui pedalerà per mesi. Una scelta non casuale, al di là del marchio, sinonimo di qualità e resistenza. Se “bootleg” sappiamo che è una registrazione di straforo, Hobo è uno slang, nato dopo la guerra civile americana per indicare le persone che saltavano sui treni in marcia alla ricerca di un lavoro o di avventura. Qualunque sia la sua origine, il termine è stato sempre più associato al vagabondaggio e al viaggio avventuroso.

D’altra parte quella di Roberto è davvero un'avventura che il 67enne con i suoi occhioni azzurro cielo, a cavallo di una bici «poco appariscente, ma concreta» proprio come lui, con una tendina leggera e lo stretto indispensabile, ha deciso di intraprendere per portare speranza e solidarietà in maniera decisamente originale.

Perché la bicicletta, a differenza dei suoi cugini più veloci, è un mezzo di trasporto che viaggia alla giusta velocità permettendo di conoscere le realtà che si attraversano e le persone che si incontrano.

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