Da Mosca a San Pietroburgo, il risveglio della protesta. La voce dei russi contrari alla guerra
L’opinione pubblica russa si divide tra sostenitori di Putin e dell’intervento in Ucraina e un’opposizione soffocata che sta ritrovando il coraggio di farsi sentire
di Antonella Scott
I punti chiave
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«A coloro per cui la vita delle persone - russi, ucraini - non è indifferente, voglio dire questo: bisogna contrastare la guerra con tutte le forze, e spiegare la cosa più importante: questa guerra diventerà un suicidio per la Russia. Sarà una tragedia per l’Ucraina. Ma per la Russia, per lo Stato nella sua forma attuale, sarà la fine».
Quella di Grigorij Javlinskij, economista e leader di Jabloko, partito liberale di antiche radici ma scarsissimo seguito in Russia, è una delle poche voci “contro” della politica, in un Paese dove una vera opposizione non ha mai potuto esprimersi, e dove la repressione degli ultimi anni ha messo quasi a tacere ogni forma di dissenso.
Tra le ragioni che hanno spinto Vladimir Putin a decidere l’intervento in Ucraina c’è la determinazione a bloccare lo sviluppo di democrazie nello spazio ex sovietico ai propri confini: “rivoluzioni colorate” soffocate sul nascere in Bielorussia, in Kazakhstan, ma soprattutto nelle città della Federazione dove le grandi manifestazioni degli anni 2017-18 si sono via via spente, un giro di vite simboleggiato dall’incarcerazione di Aleksej Navalnyj.
Ritorno in piazza
La guerra in Ucraina potrebbe però segnare una svolta anche in questo: pochi si illudono sulla possibilità dell’opinione pubblica di influenzare il regime. Ma l’enormità di quanto sta accadendo può risvegliare il movimento dell’opposizione, effetto contrario a quello voluto dal regime.
Sta già avvenendo. «Questo è il giorno più vergognoso e terribile della mia vita - è la dichiarazione all’agenzia AP di una signora di Pietroburgo, scesa in strada a manifestare -. Il mio Paese è un aggressore. Odio Putin. Che cos’altro bisogna fare per aprire gli occhi alla gente?».
La società è divisa: questa è la risposta più onesta a chi chiede “cosa pensano i russi?”. Per alcuni Putin ha fatto bene: e sei un traditore della patria se non pensi così. Altri sono nazionalisti ma giudicano eccessivo l’intervento militare.
«Un passo nel nulla»
Altri, come le migliaia di manifestanti determinati a tornare in piazza nonostante la grande probabilità di essere arrestati, o i firmatari sempre più numerosi delle petizioni intitolate “No alla guerra”, non riescono neppure ad alzare gli occhi sugli ucraini per la vergogna: «Noi non abbiamo votato per chi ha scatenato la guerra», dice un’altra dimostrante da Mosca. «Non c’è alcuna giustificazione razionale per questa guerra - è scritto in una lettera aperta firmata da scienziati e giornalisti scientifici russi, preoccupati anche per i contraccolpi che l’isolamento internazionale e lo status di pariah porteranno sulla ricerca scientifica -. Il tentativo di usare la situazione in Donbass come pretesto per lanciare un’operazione militare non ha senso. È chiaro che l’Ucraina non costituisce una minaccia per la sicurezza della Russia».
È amaro per noi, continua la lettera, «vedere che il nostro Paese, che ha dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazismo, è ora istigatore di una nuova guerra sul continente europeo. Chiediamo la fine immediata di tutte le operazioni militari dirette contro l’Ucraina. Scatenata la guerra, la Russia si condanna all’isolamento internazionale, a ulteriore degrado culturale e tecnologico nell’assoluta assenza di prospettive positive. La guerra all’Ucraina è un passo nel nulla».
Una minoranza. Destinata a crescere mentre guarda al destino di Kiev, e forse un giorno in grado di contrastare davvero la fuga nel passato del proprio Paese che domani - assicura in continuazione Navalnyj dal carcere - «sarà felice».
La petizione dei lavoratori del settore hi-tech
Intanto, migliaia di lavoratori russi del settore tecnologico hanno firmato una petizione chiedendo al loro governo di interrompere le operazioni militari in Ucraina, aggiungendo la loro voce a quella delle migliaia di cittadini russi scesi in piazza contro la guerra.
A due giorni dal lancio sono più di 10.000 le persone che hanno firmato la petizione, promossa via Facebook da Natalya Lukyanchikova, dipendente di una grande azienda tecnologica russa. Tra i firmatari anche i dipendenti delle più importanti società tecnologiche russe, tra cui il gigante dei social media VK, il leader della sicurezza informatica Kaspersky Lab e la piattaforma di reclutamento di lavoro online HeadHunter.
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