Da pandemia e guerra un doppio boomerang
Mai come oggi Palazzo Chigi, davanti al rischio di un nuovo Titanic per la Nave Italia, avrà bisogno di ricorrere ad un «whatever it takes» in salsa tricolore
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
Adesso vediamo doppio in tutti i sensi. Non bastava, infatti, il Covid - che in due anni ha concesso ben poche tregue con i nuovi casi che sono ora in fase di risalita anche se il green pass andrà in pensione dal primo maggio – a rendere incerto il nostro futuro, perché da un mese si è aggiunta pure la guerra a Kiev e dintorni. In altre parole, siamo ora alle prese con due battaglie campali che stanno facendo registrare contraccolpi gravissimi sul fronte economico.
Se la pandemia aveva già messo in ginocchio le nostre aziende, che miracolosamente (o quasi) sono poi state capaci di risollevarsi, oggi si fa sentire l’effetto-Ucraina che è duplice perché ha colpito sia l’offerta che la domanda del «made in Italy». Con i costi energetici alle stelle anche per effetto delle sanzioni a Mosca, i listini di molti prodotti stanno salendo vertiginosamente – e le misure per calmierare i prezzi varate venerdì 18 marzo dal governo saranno solo un palliativo – c’è anche il rischio di possibili razionamenti come lo stesso premier Draghi ha adombrato. Le conseguenze di questo tornado sono state immediate: i portafogli di tantissime famiglie non saranno più in grado di sostenere una simile «escalation» del costo della vita. In altre parole, siamo di fronte ad un vero e proprio «boomerang» al quadrato.
Come potere uscire da questa «impasse»?
Credo che non ci siano molte strade alternative: di fronte a un’emergenza doppia, saremo costretti sempre più a cercare rimedi doppi. Da una parte, pur tappandoci il naso, dovremo così ricorrere a scostamenti del nostro bilancio pubblico anche se Draghi continua a dichiararsi contrario a tale ipotesi (l’ha smentita anche nella conferenza-stampa di giovedì 17) , dall'altra saremo di nuovo costretti a bussare alle porte di Bruxelles e della Bce per ottenere altri aiuti finanziari – che potremmo classificare come “debiti di guerra” - dopo aver già ottenuto i copiosissimi finanziamenti del Pnrr con le proteste di diversi partner, i cosiddetti Paesi frugali.
Sì, molti addetti ai lavori pensano davvero che il percorso, a questo punto, sarà obbligato a meno che non si profili una pace immediata in Ucraina che, peraltro, con gli scenari attuali, non appare facile da raggiungere. Oggi non è molto semplice poter ipotizzare soluzioni alternative e, in assenza di misure moltiplicate al quadrato, l’Italia rischia di precipitare sempre più verso un baratro.
Con questi chiari di luna, si preannunciano, insomma, percorsi obbligati. E, alla fine, Super Mario dovrà sperare nel sostegno delle sue colleghe di alto lignaggio: la «madame» di Francoforte (Christine Lagarde) e la «frau» di Bruxelles (Ursula von der Leyen). Mai come oggi Palazzo Chigi, davanti al rischio di un nuovo Titanic per la Nave Italia, avrà bisogno di ricorrere ad un «whatever it takes» in salsa tricolore.
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