ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl nodo della redistribuzione

Da Parigi a Vienna, ecco chi dice no ai migranti di Lampedusa

Di fronte a un’isola che da settimane è sotto i riflettori a causa del sovraffollamento, tra l’hotspot di contrada Imbriacola e il molo Favaloro, alcuni Paesi europei hanno lanciato un messaggio chiaro: «Siamo pronti ad aiutare l’Italia, ma non sul nostro territorio nazionale»

di Andrea Carli

Piantedosi riceve al Viminale ministro dell'Interno francese Darmanin

5' di lettura

Porta aperta alla collaborazione, priorità a tutte quelle soluzioni che consentano di arginare le partenze, protezione dei confini esteri dell’Unione europea ma un netto no all’accoglienza dei migranti di Lampedusa. Nessuna redistribuzione di chi arriva. Di fronte a un’isola che da settimane è sotto i riflettori a causa del sovraffollamento, tra l’hotspot di contrada Imbriacola (allo stato attuale ospita 1.500 migranti) e il molo Favaloro, alcuni Paesi europei hanno lanciato un messaggio chiaro: «Siamo pronti ad aiutare l’Italia, ma non sul nostro territorio nazionale». Insomma, la solidarietà europea non batte un colpo. Gli Stati blindano le frontiere.

La difficoltà di cambiare le regole

Uno scenario abbastanza in linea con le difficoltà che si stanno ancora incontrando per arrivare a un accordo completo sul Patto per l’immigrazione e l’asilo. Nel piano Ue su Lampedusa il punto dell’accoglienza è contenuto nel primo dei dieci punti messi neri su bianco dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Ma resta un concetto legato alla volontarietà.

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Migranti, stranieri in Cpr fino a 18 mesi

La Francia: la soluzione non può che essere europea

Nel giorno in cui il governo italiano ha varato ulteriori misure in materia di gestione dei flussi migratori, con la realizzazione di nuovi Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) e la modifica del termine di trattenimento di chi entra illegalmente in Italia, innalzato a 18 mesi, limite massimo consentito dalle attuali normative europee, il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin ha raggiunto Roma per incontrare al Viminale l’omologo italiano, Matteo Piantedosi. Al termine del faccia a faccia, il ministro francese ha delineato quella che è la posizione di Parigi, e lo ha fatto pubblicando un post su X. «La Francia è al fianco dell'Italia nella lotta ferma contro l’immigrazione irregolare» ha scritto. Dopodiché ha aggiunto: «La soluzione non può che essere europea. Ci stiamo lavorando su richiesta di Emmanuel Macron». Ed è in quest’ultimo passaggio la sintesi dell’approccio francese al dossier: la Francia non prenderà alcun migrante da Lampedusa.

Intanto il Paese aumenta i controlli alla frontiera con l’Italia. Sono iniziati sul versante francese della frontiera di Ponte San Ludovico, a Ventimiglia, i lavori di realizzazione di un centro di identificazione per migranti. Al confine italo-francese è stato mobilitato anche l’antiterrorismo: in un centro vacanze di Sospel sul versante francese della val Roya, ci sono mezzi con la scritta “Mission Vigipirate” (il riferimento è a un piano di sicurezza ideato nel 1978 dall’allora presidente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing). Anche un elicottero francese, che apparterrebbe alla Dogana transalpina, ha sorvolato la zona compresa tra il confine italo francese di Ponte San Ludovico e quello a monte, di San Luigi.

Piantedosi: per la Francia l’Italia va aiutata

Da parte sua Piantedosi ha fatto presente che tra Roma e Parigi le posizioni in termini di politiche di gestione dei flussi migratori non sono così distanti. «In vista delle elezioni europee - ha spiegato il ministro in un intervento al programma Ping Pong su Radio 1 Rai - si parla in parte all’elettorato e in parte poi si prende consapevolezza della concretezza del problema. Nell’incontro di ieri col ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin ho potuto constatare che con toni e atteggiamenti mi è apparso proiettato sulla consapevolezza che l’Italia va aiutata. Siamo un Paese di primo ingresso e la Francia, affermando che non accetterà i migranti che sbarcano a Lampedusa, dice che questo non è il metodo. Il tema non è la distribuzione, ma condividere una politica europea di contenimento delle partenze».

Il no dell’Austria

Ma la Francia non è l’unica a non dirsi disponibile ad accogliere le persone provenienti dall’isola italiana. A dire no all’ipotesi di accogliere migranti provenienti dall’Italia è stata anche l’Austria. Vienna ha anche rafforzato i controlli ai confini. Il nodo, insomma, è sempre lo stesso: i Paesi del Nord accusano Roma di non rispettare le regole sui movimenti secondari, mentre l’Italia pretende di non essere l’unico approdo per i migranti in arrivo. Il blocco delle partenze, in questo senso, si presenta come l’unica mediazione politicamente percorribile. Berlino e Parigi si dicono pronte a collaborare su un maggiore controllo aereo e navale delle frontiere esterne. L’Ue sottolinea di essere «disponibile a esplorare l’ipotesi», anche se la «decisione spetta agli Stati». Intanto la Lega attacca. «La decisione di Vienna di rafforzare i controlli ai mezzi provenienti dall'Italia - ha sottolineato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini - è uno schiaffo alla solidarietà europea invocata ieri a Lampedusa ed un'offesa grave alle forze dell'ordine ed ai volontari italiani impegnati a difendere i confini europei da anni. Controlli che rischiano di rendere ancora più grave la situazione del traffico al Brennero, ostacolato da divieti illegittimi e discriminatori. Se Vienna vuole ergersi a paladina della legalità europea in materia di migrazione dovrebbe mandare mezzi e uomini a dare manforte sul Mediterraneo. Troppo facile costruire fortini sulle Alpi, punendo lavoratori come gli autotrasportatori e i turisti, mentre l'Italia combatte gli scafisti».

La Polonia: «Non faremo entrare nessuno»

Francia, Austria, e Polonia. Anche Varsavia si oppone a qualsiasi proposta di redistribuzione dell'accoglienza: «La Polonia non sarà spezzata! Non faremo entrare nessuno! Le donne e i bambini polacchi saranno al sicuro – ha scritto su Twitter il primo ministro Mateusz Morawiecki – Donald Tusk e il suo partito Piattaforma civica volevano farli entrare. Lo hanno fatto una volta e lo rifaranno». E questo nonostante la premier Giorgia Meloni abbia ottimi rapporti con lui. E se Morawiecki è il suo principale alleato in Europa, quello con cui «basta un’occhiata per capire di essere d’accordo», la sensazione è che sulla redistribuzione dei migranti i due Paesi parlino lingue diverse.

Il primo ministro polacco ha annunciato in un video su X che il governo adotterà oggi, mercoledì 19 settembre, «una risoluzione speciale in cui esprimeremo la nostra opposizione all’immigrazione clandestina». Il motivo, ha spiegato, risiede nel fatto che «la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo la sua visita all’isola italiana di Lampedusa, ha annunciato un altro piano disastroso per l’Europa. I burocrati europei non hanno a cuore la sicurezza dei cittadini del nostro continente, e quindi anche la sicurezza delle famiglie, delle donne e dei bambini polacchi», ha proseguito Morawiecki.

Meloni: ricollocare i migranti non basta

Per Meloni ricollocare i migranti non basta. «La questione dei ricollocamenti - ha spiegato di recente - è secondaria, sono state ricollocate pochissime persone in questi mesi. È una coperta di Linus. La questione non è come scarichiamo il problema, è fermare gli arrivi in Italia». In occasione della riunione del Consiglio europeo di ottobre l’Italia «chiederà agli Stati membri di assumere le decisioni necessarie e conseguenti, soprattutto in tema di blocco delle partenze illegali dal Nord Africa». Sullo sfondo, il memorandum firmato dall’Unione europea con la Tunisia. Secondo il governo italiano, è quella la carta da giocare per contenere gli sbarchi.

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