Da Prada la sensualità è austera. Max Mara seduce, ma con misura
Miuccia Prada e Raf Simons dedicano la loro collezione a chi si prende cura, proclamando di trovar bellezza in ogni cosa. Inno alla vitalità anche per Emporio Armani
di Angelo Flaccavento
3' di lettura
La settimana della moda di Milano entra nel vivo e la seconda giornata conferma l’assunto che il sesso venda. Ci si veste per evidenziare il proprio ruolo e status, ma farlo per sedurre libera una energia potente, profonda, quasi animalesca. Le collezioni che si stanno vedendo in questi giorni a Milano debordano di erotismo. Nulla di nuovo, si dirà: i movimenti ciclici della moda tornano in territori noti, sovente battuti.
Ma ogni riproposizione è una variazione, per cui l’erotismo novello è rigoroso. Si seduce scolpendo il corpo, coprendolo per svelarne porzioni piccole o grandi, sempre con oculatezza. La severità che imperversa rende tutto sottile, di una perversione raffinata, militaresca, perché in definitiva l’uniforme è il più sexy dei vestimenti.
Divise, tenute, livree sono parte da sempre del lessico di Prada. L’immaginario borghese, qui, gioca con i mondi limitrofi e ancillari: cameriere, governanti, bibliotecarie, istitutrici, e adesso anche con le infermiere - cliché, invero, di certo erotismo molto cheap. Sempre incline alla diversione intellettualistica anche quando tocca l’ovvio, la signora Prada, con il co-direttore creativo Raf Simons, dedica la collezione a coloro che si prendono cura, proclamando di trovar bellezza in ogni cosa. Sono però proprio le infermiere sexy a riassumere il messaggio di una prova particolarmente aguzza e riuscita, rassicurante nel suo pradismo martellante ma nuova nella tensione angolosa che la caratterizza.
È un sexy alla Prada, insomma, cerebrale più che carnale, ma non per questo meno evidente, a partire dalle ciglia che incorniciano gli sguardi, pastellose e frementi come piumini da make-up. Lo spettro espressivo è ampio: va dai gonnelloni con il pullover al suit maschile indossato a pelle, dalle uniformi incollate al corpo alle cappe cortissime e si conclude, al pari della collezione maschile di gennaio, con una serie di archetipi - parka e bomber - rivisti in allungamenti couture. Tutto molto bello e molto Prada, ma anche cementato nello status quo di marca.
La vaga ispirazione settecentesca, completa di panier che modellano i fianchi e cinture a bustino che segnano la vita, regala un twist intrigante, da bagatella licenziosa, ai classicismi cammello e all’agio perbene di Max Mara. Anche qui si seduce, con la misura di sempre e con una freschezza nuova. Da Giada, Gabriele Colangelo crea architetture tonde e velature che smaterializzano le superfici, alzando notevolmente la temperatura senza intaccare la grazia. I volumi fluttuano intorno al corpo, oppure lo segnano, da Calcaterra, in una oscillazione tra estremi piena di energia erotica che culmina, a sorpresa, in una stampa zebrata.
La Eva Kant di Genny, a confronto, è plateale, mentre la Giovanna d’Arco di Blumarine è insieme letterale e sfrontata come un b-movie porno soft. Da Roberto Cavalli, Fausto Puglisi non va certo per il sottile: patchwork da cowgirl dello strip club, trasparenze maliarde, tacchi chilometrici, pellicce - rigorosamente faux ma pelosissime - e zampe d’elefante rinverdiscono il momento d’oro, ossia gli anni duemila. In un momento di dilagante revival Y2K, il direttore creativo reclama giustamente la proprietà su alcuni codici, e lo fa a volume alto e senza inibizioni. Certo, sa tutto un po’ di archivio, ma a volte rivitalizzare un marchio può prendere una piega curatoriale invece che palesarsi come una totale reinvenzione.
Per Marco De Vincenzo, che da Etro si trova un po’ nella stessa condizione, il confronto con il passato è operazione archeologica, che lo porta proprio alle radici: tartan e tessuti maschili da cravatta, e il radicalismo del 1968, anno fondativo. Si oscilla tra rimandi a momento e perbenismo, tra rigore e fluidità, ma ancora si avverte un freno, perché anche sbracare sarebbe un buon punto di partenza. La maglieria, però, brilla. Da MM6 riff metallari fanno a fette il guardaroba quotidiano, e lo scombinano con verve accattivante.
È a sorpresa in vena di ironie e di divertimento, in fine, Giorgio Armani, che dedica la collezione Emporio al circo della vita. Sia chiaro, Armani è maestro inveterato della misura e dell’equilibrio, e tale rimane, evitando indulgenze circensi. Però appare particolarmente libero e giocoso: mette le bombette dappertutto, accorcia i pantaloni e allunga gli stivali, suggerendo assoluta libertà di interpretazione a chi indosserà. La prova riesce, anche se manca il segno deciso che fa invece di Emporio uomo un marchio dall’identità del tutto originale nel sistema armaniano.
Consigli24: idee per lo shopping
Scopri tutte le offerteOgni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link, Il Sole 24 Ore riceve una commissione ma per l’utente non c’è alcuna variazione del prezzo finale e tutti i link all’acquisto sono accuratamente vagliati e rimandano a piattaforme sicure di acquisto online
loading...