Da quel giorno l’Italia chiamò… al telefono: il 31 ottobre 1970 l’avvio della teleselezione
Oggi il nostro (quasi) isolamento in casa, per l'emergenza Covid, è reso meno pesante dalle molteplici funzioni dello smartphone. Ma un importante traguardo viene raggiunto dalla Sip proprio 50 anni fa: il 31 ottobre 1970 tutta l'Italia si collega in teleselezione
di Piero Fornara
7' di lettura
L'emergenza della pandemia ci porta a guardare al presente e al futuro prossimo. Le imprese toccate dalle restrizioni – dalla ristorazione allo spettacolo, alle palestre - temono di non riaprire più e protestano, ma tutti noi ogni giorno vogliamo sapere i nuovi contagi, se aumentano le terapie intensive o le vittime del Covid. E ci chiediamo: fra una o due settimane la curva avrà almeno rallentato il ritmo o i dati saranno ancora più brutti e ci sarà un altro lockdown?
Il 20 settembre scorso (con una situazione meno allarmante di adesso), ricorrevano i 150 anni di Roma capitale d'Italia: la data è passata in sordina, a parte qualche articolo di giornale nelle pagine interne o servizio tv verso la fine dei telegiornali. Sono invece già usciti alcuni libri per i 700 anni della morte di Dante (settembre 1321) e il programma delle celebrazioni sul poeta della “Divina Commedia” prevede più di 300 iniziative, in Italia e nel mondo. Ma ciò che interessa alla gente è sapere se nel settembre 2021 avremo disponibile il vaccino contro il Covid su larga scala o se usciremo di casa ancora con la mascherina, rispettando il distanziamento sociale: i politici sono per la prima ipotesi, i medici propendono per la seconda (con due somministrazioni di vaccino a distanza di alcuni mesi). Però un anniversario significativo in questi giorni c'è e riguarda il telefono: ne parliamo in questo articolo.
Oggi il nostro (quasi) isolamento in casa è solo fisico: con lo smartphone (che usiamo “anche” per telefonare) siamo connessi a internet, gestiamo le e-mail private e di lavoro, entriamo nel variegato mondo dei “social media”, facciamo gli acquisti online consegnati a domicilio. I figli tramite Whatsapp mandano ai genitori le foto e i video dei nipotini, gli innamorati lontani si consolano con le videochiamate. Adesso gli studenti delle medie superiori sono tornati alla “didattica a distanza” (versione scolastica dello “smart working”) come àncora di salvataggio di fronte all'impennata dei contagi, dei ricoveri ospedalieri e dei morti. La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina di recente ha svalutato la didattica digitale, opponendosi alle richieste di ripristino e accettandola poi “obtorto collo”. Ma dal ministero di viale Trastevere è stata diramata alle scuole una nota che suona come rivalsa sugli insegnanti, comandati a fare lezione in classe - con uso promiscuo delle aule e dei pc, quando funzionano - agli studenti che stanno a casa.
Le centraliniste: grembiule blu scuro e colletto bianco
Riavvolgendo la bobina della storia di 50 anni esatti, scopriamo che il 31 ottobre 1970 è una data importante per la telefonia: tutta l'Italia viene collegata in teleselezione, che permette a ciascun utente di comporre direttamente un qualsiasi numero nazionale anteponendo un prefisso. Ne fa fede anche la lettera – conservata nell' Archivio storico Tim di Torino - spedita il 30 ottobre dal presidente della Sip Giovanni Someda all'Amministratore delegato e direttore generale della Stet Carlo Cerutti: «La teleselezione è stata, in questi giorni, completata ed estesa a tutto il Paese e a tutti gli utenti, assolvendosi così agli impegni assunti con la convenzione stipulata il 27 febbraio 1968 con il Ministero Poste e Telegrafi ». L'Archivio storico Tim, aperto nel 2018 alle visite su prenotazione (al momento sospese causa Covid), è il più grande archivio d'impresa italiano e uno dei maggiori in Europa e documenta lo sviluppo della rete elettrica, da fine '800 alla privatizzazione nel 1962, e di quella telefonica dalle origini agli anni Duemila.
Prima dell'entrata in vigore della teleselezione, l'utente che intendeva parlare con un abbonato di un diverso distretto telefonico doveva passare dal centralino (numero 14 per le chiamate nazionali e 15 per l'estero): rispondeva di solito una signora o signorina (grembiule blu scuro e colletto bianco), che annotava il numero da chiamare e metteva poi in collegamento i due abbonati. Pagando il doppio si poteva chiedere l'urgenza. C'era anche una terza levetta per l'ascolto della telefonata, nel caso si interrompesse la linea, come ogni tanto capitava. Le centraliniste, che contemporaneamente agivano su più linee, erano comunque tenute al segreto per quanto potevano avere sentito…
Il programma per la teleselezione, avviato gradualmente verso la fine degli anni '50, riprende slancio dopo il 1964, quando il sistema telefonico italiano viene unificato con la fusione delle cinque società concessionarie macro-regionali private (Stipel, Telve, Timo, Teti e Set), che vengono incorporate nella nuova Sip (sigla della Società italiana per l'esercizio telefonico), a sua volta partecipata al 58% dalla Stet, caposettore dell'Iri per il settore delle telecomunicazioni.
La teleselezione integrale: un successo tecnologico
Guardando alla geografia della Penisola, la teleselezione integrale - che superò gli squilibri tra gli abbonati al telefono delle grandi città e quelli dei comuni rurali o in montagna – fu un successo tecnologico e organizzativo per la Sip e per il gruppo Stet. A centrare l'obiettivo l'Italia è stata la terza nazione europea, dopo Olanda e Germania occidentale. Nel 1994 la Sip cambierà nome diventando Telecom Italia, in vista della successiva privatizzazione.
Ma qual è la fotografia dell'Italia nel 1970? Dopo gli anni del “miracolo economico” la crescita del nostro paese continuava a passi più corti. Il governo di centrosinistra Dc-Psi-Psdi-Pri presieduto dal democristiano Emilio Colombo (succeduto in agosto al collega di partito Mariano Rumor, due volte dimissionario nello stesso anno, in febbraio e in luglio) vara un “decretone” fiscale (come si disse allora) per fronteggiare la crisi. Gli strascichi del cosiddetto “autunno caldo” del 1969, quando lo scontro sociale raggiunse livelli di grande asprezza, si manifestarono anche nel 1970, ma alla fine i risultati furono notevoli: conquiste salariali e migliori condizioni di lavoro in fabbrica, “protette” dallo Statuto dei lavoratori, approvato in maggio dal Parlamento.
Minore disuguaglianza nella distribuzione del reddito
Per misurare il grado di disuguaglianza nella distribuzione del reddito si usa anche in campo internazionale l'indice Gini, dal nome dello statistico italiano Corrado Gini (1884-1965), dove zero corrisponde all'uguaglianza perfetta e 100 alla più completa disuguaglianza (il coefficiente di Gini può calcolarsi anche fra “0” e “1”, ma è solo una scelta di metodo). Ebbene, come documenta il volume collettaneo “In ricchezza e in povertà-Il benessere degli italiani dall'Unità a oggi” (a cura di Giovanni Vecchi, Il Mulino, 2011), nel decennio dal 1970 al 1980 l'indice Gini è sceso di dieci punti, da 40 fino al minimo di 30, il valore più basso mai registrato prima, a partire dall'Unità d'Italia.
Nel 1970 non fu dimenticato il centenario di Roma capitale. L'Italia festeggia l'evento in un clima di superato dualismo fra Stato e Chiesa: il cardinale Angelo Dell'Acqua, vicario del Papa per la diocesi di Roma, celebra la Messa vicino al monumento al Bersagliere sul piazzale antistante Porta Pia, poco distante dalla famosa breccia nelle mura Aureliane, aperta il 20 settembre 1870 dai colpi di cannone delle truppe italiane al comando del generale Raffaele Cadorna. Unico neo nei rapporti amichevoli fra Italia e Vaticano l'approvazione in dicembre della legge sul divorzio (in Parlamento votano contro democristiani e missini). Papa Paolo VI si limita però a definire l'introduzione nel nostro paese del divorzio «un avvenimento infelice».
Risparmiare con l'abbonamento “duplex”
Eravamo in 54 milioni nel 1970 in Italia. Gli abbonati alla Sip erano 6 milioni e mezzo, dodici ogni 100 abitanti; dovremo aspettare fino al 1988 per superare i 20 milioni di abbonamenti - 35 per 100 abitanti – e poter dire che il telefono era entrato in (quasi) tutte le case degli italiani. Gli apparecchi cominciano ad avere un design moderno, ma sono ancora a disco rotante (solo pochi anni prima il telefono era di bachelite, nero, di solito fissato al muro nell'ingresso). Per risparmiare sulla bolletta, si poteva fare un abbonamento “duplex” trovando un parente o un vicino di casa per avere una linea sola, ma due numeri: quando uno telefonava, l'altro apparecchio restava muto. E serviva molta pazienza se in una delle due case c'era un figlio che chiamava la fidanzata oppure un'anziana signorina che telefonava alle sue amiche.
Sempre nel 1970 erano poco meno di dieci milioni gli abbonati alla televisione: il simbolico traguardo sarà raggiunto nel 1971 (a parte la quota di evasione del canone Rai-Tv). Ma il 17 giugno 1970 sono stati ben di più i telespettatori italiani che hanno visto in diretta e in piena notte la semifinale Italia-Germania Ovest dei Mondiali di calcio in Messico, vinta dagli azzurri 4 a 3 nei tempi supplementari. La soglia dei dieci milioni è stata invece superata nel 1970 dalla circolazione delle automobili in Italia (10.181.000 fonte Anfia-Aci).
Crescita in parallelo tra motorizzazione privata e tv
Come scrive Enrico Menduni, in un saggio sulla nascita della televisione in Italia, nel libro collettaneo «Il miracolo economico italiano 1958-1963» (a cura di Antonio Cardini, Il Mulino, 2006), c'è stata per anni «una forte concordanza fra la crescita della motorizzazione privata e la tv, una sintonia tra la mobilità materiale e la mobilità “virtuale” (il desiderio di mobilità sociale) incarnata dal televisore». Il costo di un apparecchio televisivo (in bianco e nero, perché il colore arriverà nel 1977) era tutt'altro che trascurabile nel 1970: mediamente 150 mila lire, pari allo stipendio mensile di un impiegato (ai prezzi di oggi, tenuto conto dell'inflazione, sarebbero 1.400 euro). Il salario base di un operaio era invece di 120 mila lire (1.100 euro attuali) nel triangolo industriale Torino-Milano-Genova, ma al Sud era più basso anche del 50 per cento.
A conclusione del nostro amarcord sulla teleselezione in Italia merita un cenno anche il gettone telefonico. Coniato per la prima volta dalla Stipel (concessionaria privata del servizio telefonico in Piemonte e Lombardia) in occasione della Fiera campionaria di Milano del 1927, il gettone telefonico che abbiamo usato a lungo nasce nel 1959 e vale 30 lire. Per quasi tutti gli anni il valore, però, è stato di 50 lire: con un gettone si poteva fare una telefonata urbana ed era anche accettato come moneta, pur non essendo di conio statale. Portato nel 1980 a 100 lire e successivamente a 200, il gettone è andato fuori produzione con la comparsa degli apparecchi funzionanti a moneta e di quelli utilizzabili con le schede telefoniche.
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