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Lavoro, le ferie forzate in Cig vanno restituite al dipendente

Il dipendente deve essere avvertito del suo piano di rientro ferie in modo da potersi organizzare, per godere del recupero psico-fisito tipico dei periodi di riposo. L’avviso alle Rsu non sana l’inadempienza

di Patrizia Maciocchi

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2' di lettura

Il diritto del datore di lavoro di stabilire il periodo di ferie in base alle sue esigenze produttive, conosce dei limiti. E non comporta la possibilità di inserire le ore di riposo forzato a ridosso della Cassa integrazione o all’interno di questa, all’insaputa del dipendente. Il piano ferie, anche se imposto, va comunicato al diretto interessato con un anticipo che gli consenta di organizzarsi, in modo da ottenere i benefici psico-fisici tipici dei periodi di vacanza. Effetti che sono invece preclusi, con le ferie imposte e con orario frammentato. La Cassazione (sentenza 24977) respinge il ricorso dell’azienda, secondo la quale la modalità prescelta, e comunicata alle Rsu, era utile a smaltire l’arretrato e rientrava nelle prerogative dell’imprenditore.

L’avviso alle Rsu non basta

Di parere diverso i circa 120 dipendenti che avevano promosso una class action, rivendicando il diritto a godere delle ferie “tradizionali”. Più giorni consecutivi per ricaricarsi, e non riposi “inconsapevoli” . Per la Suprema corte i dipendenti hanno ragione. I giudici di legittimità, precisano che la comunicazione Rsu - della forma scelta dall’impresa per smaltire le ferie - anche ammesso che i lavoratori ne fossero entrati a conoscenza, non equivale all’avviso individuale, nè rende legittima la via percorsa. Resta del tutto improprio l’effetto sorpresa.

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Senza successo la società afferma l’assenza di un danno, che per la Suprema corte c’è. E sta nel sistema del tutto peculiare seguito «due , quattro o otto ore giornaliere durante il periodo di collocamento in Cigs». Un collocamento forzoso dei lavoratori «di cui gli stessi sono stati edotti peraltro solo successivamente al godimento e dalla consultazione delle buste paga. Si tratta - scrivono i giudici - di una modalità di comunicazione che si pone in contrasto con l’oggettivo conseguimento della finalità cui le ferie sono intrinsecamente preordinate (il ristoro delle energie psico-fisiche)». Per queste ragioni le ore di ferie così “spese” vanno ora restituite.


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