in televisione

Da serie nasce serie, torna il mondo di “The L Word” ma con...

Quando è andata in onda, nella seconda metà degli Anni Zero, è stata rivoluzionaria: al centro del racconto infatti un microcosmo lesbico, cosa mai fatta prima. Dieci anni dopo, quello stesso microcosmo torna in “The L Word - Generation Q, dove la lettera Q è quella che si è aggiunta da tempo alla sigla LGBT e sta per queer

di Marco Villa

The L Word – Generation Q arriva su Sky Atlantic e Now Tv l'11 maggio; dall'8 disponibili on demand tutte le stagioni precedenti

2' di lettura

È il destino di chi arriva per primo: tracciare la strada e poi venire superati. Poco male se si osserva la faccenda dall'esterno, ben altro discorso se si sceglie di rimettersi in gioco e confrontarsi con una concorrenza più giovane e fresca. The L Word ha corso il rischio, consapevole di ciò che ha rappresentato. In onda per sei stagioni nella seconda metà degli Anni Zero, The L Word ha messo al centro del proprio racconto un microcosmo cento per cento lesbico, cosa mai fatta prima. Dieci anni dopo, quello stesso microcosmo torna in The L Word – Generation Q, dove la lettera Q è quella che si è aggiunta da tempo alla sigla LGBT e sta per queer, definizione in cui si ritrova una fetta crescente delle nuove generazioni.

In onda negli Stati Uniti su Showtime e in arrivo in Italia su Sky Atlantic e Now Tv dall'11 maggio, The L Word – Generation Q riprende il racconto di tre protagoniste della serie originale: Bette (Jennifer Beals) è candidata sindaco di Los Angeles, Alice (Leisha Hailey) conduce un talk show stile Ellen DeGeneres, mentre Shane (Katherine Moennig) ha mollato carriera e moglie ed è in fase di stallo. Le loro strade si incrociano con quelle di tre ragazze che hanno una ventina di anni in meno sulla carta di identità, ma la stessa voglia di affermarsi.

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Il confronto generazionale è una delle chiavi di lettura della nuova serie, ma può essere allargato al panorama televisivo in quanto tale: basti pensare che, negli ultimi mesi, Netflix ha pubblicato due serie che sono senz'altro debitrici a The L Word, pur staccandosi in modo netto da quelle radici. I Am Not Okay With This e Feel Good raccontano le storie di due ragazze che stanno cercando di strutturare la propria identità: nel primo caso, il tono è quello del romanzo di formazione, con l'aggiunta di un livello sovrannaturale che amplifica lo spaesamento classico dell'adolescenza; nel secondo caso, invece, la vicenda autobiografica della stand up comedian Mae Martin è raccontata con il taglio della comedy contemporanea, che rinuncia a qualche risata a vantaggio di una narrazione più forte.

Due esempi molto diversi tra loro, ma emblematici di come l'approccio a queste tematiche sia cambiato negli anni, portando concetti come inclusione e diversità al centro della narrazione seriale. In quest'ottica, The L Word – Generation Q sarebbe potuta apparire fuori tempo massimo, ma il carisma dei personaggi e un'identità ancora molto forte l'hanno salvata: quella che sarebbe potuta essere un'operazione nostalgia senza valori aggiunti, si è rivelata una scommessa vinta.

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