Dad, un anno dopo: 7 alunni su 10 preferiscono le lezioni in presenza
Indagine dell’Istat sulla didattica a distanza: problemi di connessione in una famiglia su due, meno uscite con gli amici e più tempo in chat
di Eugenio Bruno
3' di lettura
Anche se da un anno lo scenario è mutato e le lezioni in presenza sono tornate la regola in tutte le scuole italiane dall’Istat arriva un interessante fotografia sull’impatto scolastico e sociale della Dad. Secondo l’indagine dell’Istituto statistica “I ragazzi e la pandemia: vita quotidiana “a distanza””, che ha riguardato gli alunni di medie e superiori, quasi 7 studenti su 10 continuano a preferire la didattica in aula rispetto a quella a distanza. Dal report arrivano anche altri spunti interessaanti: dai problemi di connessione che hanno interessato una famiglia su due al crollo delle uscite con gli amici fino all’aumento del tempo passato in chat. Vediamoli nel dettaglio.
Dad più faticosa
La quasi totalità degli alunni ha sperimentato periodi di didattica a distanza, ma il
67,7% preferisce le lezioni in presenza. Al tempo stesso, il 70,2% di studenti delle superiori giudica più faticoso seguire le lezioni da remoto. In un contesto generale che, in piena pandemia, ha visto la quasi totalità dei ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado (98,7%, pari a oltre 4 milioni e 220 mila) andare a scuola pur restando a casa.
L’aumento delle disuguaglianze.
Altro punto messo in evidenza dall’Istat è che, pur essendo i giovani già “molto connessi”, non tutti disponevano degli strumenti più adeguati, sia dal punto di vista dell'hardware sia della connessione di rete, per seguire numerose ore di didattica a distanza. L'80% dei ragazzi italiani ha potuto seguire sin da subito e con continuità le lezioni online nel periodo compreso tra marzo e giugno del 2020. Tra gli stranieri la stessa quota scende, invece, al 71,4 per cento.
I problemi di connessione
Non tutti i ragazzi possono disporre nella propria abitazione di una connessione internet stabile: il 50,9% dichiara problemi mentre solo il 43,3% che afferma di averne una ottima. Con una difficoltà in più per gli studenti stranieri che hanno dovuto gestire situazioni logistiche più complesse. Ad esempio hanno più frequentemente condiviso la
stanza con fratelli e sorelle mentre erano in Dad: erano soli nella stanza l'87,7% degli italiani e l'81,4% degli stranieri che nel 13,7% dei casi si trovavano con fratelli e sorelle contro il 6,9% dei nostri connazionali.
Il calo del rendimento scolastico
Tra gli alunni stranieri è poi opinione più diffusa che la didattica a distanza abbia influenzato negativamente i voti dell'anno scolastico 2020/2021 (34,2% degli stranieri contro 25,7% degli italiani). In realtà anche i dirigenti scolastici concordano con il fatto che la Dad abbia peggiorato il rendimento degli alunni. Di tutti, secondo il 29,8% dei presidi o solo di alcuni, come pensa il 63,4% del campione. A pensare che la pandemia non abbia invece inciso sui risultati tra i banchi è appena il 6,7% dei capi d’istituto,
La perdita di socialità
Il coronavirus e tutto quello che ne è seguito ha avuto generalmente l'effetto di mettere in luce e aggravare divari e fragilità pre-esistenti, come dimostrato già da altre indagini. Quella appena pubblicata lo conferma, già prima del Covid il 17,3% degli alunni stranieri delle scuole secondarie non vedeva mai amici e/o amiche fuori dall'orario scolastico contro il 5,8% degli alunni italiani. Chi aveva meno ha anche perso meno: la frequenza con la quale si vedono gli amici fuori dall'orario scolastico rispetto a prima della pandemia è diminuita per il 50,9% degli alunni italiani e per il 46,2% degli stranieri.
In compenso sono aumentati i contatti virtuali. Rispetto a prima della pandemia, l'utilizzo delle chat/social network è aumentato per il 69,9% degli alunni italiani e per il 64,1% degli stranieri.
Meno sport e viaggi
Passando agli altri “buchi” lasciati dal Covid l’Istat sottolinea come il viaggiare sia l’attività che è mancata di più agli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado (51%), seguita dalla libertà di uscire (49%), dalla frequentazione di “feste, cene e aperitivi” (48%). Una mancanza sentita soprattutto dai teenager italiani (il 48,9%) e meno (il 35,7%) dai loro coetanei stranieri.
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