l’index 2020

Dagli asili nido alle Rsa, chi vince e chi perde nell'offerta di welfare tra le Regioni

In vetta alla classifica con l’indice più elevato è la Provincia autonoma di Trento (83,4 punti), seguita da quella di Bolzano (80,5 punti) e dall'Emilia-Romagna (75,9 punti). Dal lato opposto del ranking, troviamo la Basilicata (57,3 punti), la Campania (55,6 punti) e la Calabria (55,2 punti)

di Davide Colombo

Istat: aumentano asili nido ma ancora sotto media Ue

3' di lettura

Dagli asili nido alle Rsa, dai bonus bebè alle pensioni al Reddito di cittadinanza e le più diverse forme di assistenza socio-sanitaria, l'Italia delle Regioni mostra capacità di risposta molto variabili alla domanda di welfare, differenze che il passaggio della pandemia da coronavirus ha persino accentuato. Per misurare come si spende e si consuma lo Stato sociale in moneta o in servizi ai cittadini sui diversi territori “Welfare Italia” il think tank sostenuto da Unipol Group con The European House - Ambrosetti ha presentato nel suo ultimo Rapporto un Index strutturato su 22 indicatori di performance (Kpi) individuati nei database regionali e nazionali. Il confronto che ne esce fotografa la risposta - in termini di risorse spese e indicatori strutturali - del Welfare nelle diverse realtà amministrative.

Chi vince e chi perde

In vetta alla classifica con il Welfare Italia Index più elevato è la Provincia autonoma di Trento (83,4 punti), seguita da quella di Bolzano (80,5 punti) e dall'Emilia-Romagna (75,9 punti). Dal lato opposto del ranking, troviamo la Basilicata (57,3 punti), la Campania (55,6 punti) e la Calabria (55,2 punti). Il primo elemento che emerge con forza dal confronto regionale attraverso l'Indice è la grande differenza di punteggio tra la prima e l'ultima Regione (oltre 28 punti di differenza). Un secondo aspetto di rilievo che emerge da questa classificazione multisettoriale è la forte polarizzazione tra Nord e Sud del Paese: le ultime otto Regioni appartengono all'Italia meridionale e insulare e la migliore di queste - ovvero la Sardegna (14° con 64,2 punti) - dista circa 20 punti dalla prima in classifica e precede di circa 9 punti la Calabria, ultima in classifica. L'Indice è frutto di una equi-ponderazione di due dimensioni (indicatori di spesa e strutturali).

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L’impatto territoriale

All'interno di ognuna di queste dimensioni, i quattro pilastri (sanità, politiche sociali, previdenza ed educazione e formazione) sono, a loro volta, equiparati nel loro peso rispetto allo score nella categoria di appartenenza. Lo strumento verrà riprodotto nei Rapporti di Welfare Italia degli anni a venire e potrebbe rivelarsi un utile strumento per la verifica di impatto territoriale delle diverse policy. Presentando il Rapporto gli analisti di Welfare Italia hanno spiegato che quest'anno le politiche sociali necessiteranno per via della crisi in atto di risorse aggiuntive stimate per oltre 40 miliardi di euro. In prospettiva per sostenere questo sforzo occorrerà ripensare la composizione della spesa socio-assistenziale, come noto sbilanciata sulla previdenza, con il peso più alto d'Europa (16,3% del Pil contro il 12,3% della media dell'Eurozona).

CLASSIFICA DEL WELFARE ITALIA INDEX
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Tre proposte per il futuro

Il think tank “Welfare Italia” ha consegnato al Governo e alle istituzioni regionali tre proposte concrete per il futuro. La prima: digitalizzare la Sanità attraverso l'interoperabilità delle banche dati e puntando sulla telemedicina, con l'obiettivo di ridurre del 25% le giornate medie di degenza con risparmi per 4,5 miliardi l'anno. Seconda proposta: una razionalizzazione degli strumenti che, secondo le valutazioni contenute nel Rapporto potrebbe liberare 10 miliardi per le politiche attive del lavoro per puntare a un potenziale di 200mila nuovi occupati l'anno e al ritorno a livelli di occupazione pre-Covid in cinque anni. Infine una proposta sulla previdenza integrativa, grande assente nella legge di Bilancio che il governo ha chiuso in questi giorni: con la tassazione agevolata all'11,5% dei rendimenti (contro l'attuale 20,6%) e l'adozione di strumenti di flessibilità si potrebbero aumentare di 2,5 milioni gli iscritti ai fondi pensione - spiegano gli analisti - e aggiungere 7 miliardi di euro l'anno di risorse extra per la previdenza complementare.


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