ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùAnalisi Prometeia-Intesa Sanpaolo

Dagli Usa la spinta per l’industria italiana nel 2022

In 11 mesi ricavi a +2,6% a valori costanti. Il traino da elettronica, moda e farmaci. Male i settori energivori. Italia meglio dei partner Ue nelle vendite a Washington, che dà il maggiore contributo alla crescita del nostro export

di Luca Orlando

3' di lettura

Listini, ma non solo. Pur inserito in un trend di rallentamento, il manifatturiero italiano nel 2022 perde slancio ma non arretra, consolidando il balzo dell’anno precedente. Nell’analisi di Prometeia e Intesa SanPaolo sui settori industriali, tra gennaio e novembre il fatturato deflazionato, al netto dell’effetto-prezzi, nonostante la frenata autunnale è cresciuto infatti in Italia del 2,6%.

Italia che si conferma la più vicina ai livelli pre-Covid, distante mezzo punto dal dato dei primi 11 mesi del 2019, meglio di Spagna (-1%), Francia (-4,9%) e Germania (-5,7%).

Loading...

Valori correnti che raccontano invece una storia ben più brillante, con una crescita del 15,9% dopo lo scatto del 22% del 2021, grazie all’apporto decisivo della crescita dei prezzi.

Crescita nel complesso equilibrata, garantita anzitutto da un mercato interno tornato ricettivo grazie alla crescita degli investimenti e al sostegno degli incentivi. Pur a fronte di vincoli di bilancio per le famiglie sempre più pesanti, i consumi interni nei primi nove mesi del 2022 hanno infatti fatto registrare un aumento tendenziale del 6,5% a prezzi costanti, risultato che ha consentito di ridurre il divario rispetto al periodo pre-Covid. In forte crescita anche gli investimenti (+10,8%) con il contributo più ampio in arrivo dal settore delle costruzioni, spinto dall’onda lunga degli incentivi alle ristrutturazioni e al miglioramento termico degli edifici. Progresso che tuttavia si allarga ai beni strumentali (+11,7%) e ai mezzi di trasporto (+8,4%), trainati in particolare dal rimbalzo delle immatricolazioni relative alle flotte aziendali.

Se il mercato italiano è stato fondamentale, un contributo ampio è arrivato anche dall’export, che in valore assoluto nel 2022 segna nuovi massimi storici. Grazie all’inflazione ma non solo: se la spinta dei prezzi fa crescere l’export di manufatti (gennaio-ottobre) di quasi 20 punti a valore, l’aumento a valori costanti è comunque significativo, pari al 6,5%. Per effetto di acquisti diffusi, dai paesi Ue ma anche degli Stati Uniti (+31%), primo mercato estero per contributo alla crescita di manufatti italiani nel 2022. L’Italia, in particolare, riesce a mantenere al 2,1% la propria quota sulle importazioni di Washington, a fronte di una flessione di Francia (-0,1%) e Germania (-0,3%).

Spinta globale degli acquisti internazionali che è stata in grado di più che bilanciare il calo delle vendite in Russia (-23%, tutto sommato un calo comunque inferiore alle attese) e la frenata cinese, con Pechino a progredire solo del 4,3% dopo la corsa a doppia cifra (+20%) dell’anno precedente.

In termini settoriali star dell’anno è l’elettronica, con un progresso reale del 15,6%, così come in forte progresso (+14%) è il sistema-moda, ancora in fase di recupero dopo lo shock del 2020. Normalizzazione della domanda interna e spinta internazionale hanno sostenuto anche la farmaceutica (+11,5%).

Sopra la media ma comunque in rallentamento sono Alimentare e Largo Consumo (non a caso per l’intero 2022 le vendite al dettaglio di prodotti alimentari sono in calo in termini di volumi), alle prese con un indebolimento dei consumi legato alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie.

In netta frenata sono i comparti a monte della filiera, in particolare là dove è più elevato l’impatto del caro-energia: -5,8% per la metallurgia, crescita zero per la chimica. Peggior risultato in assoluto è quello degli elettrodomestici (-7,1%), in parte per effetto di un fisiologico ridimensionamento dopo il boom legato al lockdown, in parte per il primo manifestarsi di un rinvio di acquisti di beni non necessari legato alla corsa dell’inflazione.

E il futuro ? Il quadro resta ovviamente incerto, anche se dopo i minimi di ottobre è visibile una qualche ripresa nella fiducia delle imprese. Le incertezze maggiori - spiegano gli analisti - sono evidentemente legate alla tenuta dei consumi in presenza di un’inflazione ancora a doppia cifra.

Sostegni al manifatturiero potranno ad ogni modo arrivare sia dalla messa a terra degli investimenti legati al Pnrr che all’inversione di rotta dell’auto in Germania, settore che mostra qualche segnale di recupero dopo la caduta recente. La produzione di vetture di Berlino, che vede nella componentistica italiana un fornitore di primo piano, è cresciuta lo scorso anno dell’11% posizionandosi a quota 3,4 milioni di unità. Livello che tuttavia è ancora del 26% inferiore rispetto al 2019, prima del Covid.

Riproduzione riservata ©

loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti