Dai condomini alle cooperative: in arrivo i fondi del Pnrr per l’energia fai-da-te
Sono un centinaio i progetti in fase di sviluppo arrivati all’attenzione del Gestore dei servizi energetici (Gse), in prima linea sia come promotore del meccanismo sia come gestore del monitoraggio della misura
Celestina Dominelli e Carmine Fotina
3' di lettura
Finora abbiamo visto solo un antipasto. Prove pionieristiche, poche per la verità, una ventina nel complesso, di come si può sviluppare un sistema di “prosumer” nel mercato dell’energia rinnovabile, consumatori che sono al tempo stesso produttori. La pubblicazione, il 30 novembre, sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue Red II sulle rinnovabili introduce, però, nuove regole che dovrebbero dare un’ulteriore spinta al meccanismo avviato in Italia dal Dl Milleproroghe (il 162 del 2019) con una prima fase di test, giunta ora a traguardo dopo il recepimento delle norme europee e grazie alla quale hanno cominciato a prendere piede gruppi di autoconsumo e comunità energetiche rinnovabili (Cer).
Nuovo perimetro
La filosofia è la seguente: autoprodurre localmente l’energia necessaria al proprio fabbisogno, ma il perimetro è diverso. Poiché gli autoconsumatori che si aggregano devono far riferimento allo stesso edificio o condominio (non necessariamente residenziale, ma anche cooperative, centri commerciali o consorzi industriali), mentre i membri delle comunità energetiche devono invece trovarsi sulla rete di bassa tensione sottesa alla stessa cabina secondaria (vale a dire la cabina di prossimità, quella più vicina all’utenza che trasforma l’energia elettrica dalla bassa alla media tensione). Un vincolo, quest’ultimo, superato con il passaggio alla fase due che ha ampliato sia il perimetro delle Cer (con la possibilità, prima negata, che si possa ora aggregare, per esempio, un intero quartiere di Roma o un piccolo Comune) sia la potenza dell’impianto. Fermo, nel meccanismo transitorio, a un massimo di 200 kilowatt ed esteso ora fino a un megawatt.
Due paletti, ora venuti meno, che spiegano però in buona parte i numeri attuali destinati comunque ad aumentare, come testimonia il centinaio di progetti in fase di sviluppo arrivati all’attenzione del Gestore dei servizi energetici (Gse), in prima linea su questo fronte sia come promotore del meccanismo sia come gestore del monitoraggio della misura e degli incentivi riconosciuti per 20 anni e differenziati per le due tipologie (100-110 euro per megawattora), cui si affianca un ristoro di alcune componenti tariffarie pagate in bolletta.
Un assist dal Recovery Plan
Adesso, dunque, si attende il pieno decollo del meccanismo che potrà sfruttare l’assist del Recovery Plan. L’articolo 14 del decreto spiana infatti la strada all’utilizzo di 2,2 miliardi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il sostegno alle comunità energetiche e alle strutture collettive di autoproduzione. Il ministero della Transizione ecologica (Mite), entro la fine di febbraio, dovrà definire un provvedimento attuativo per la concessione di finanziamenti a tasso zero fino al 100% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche nei piccoli comuni. L’obiettivo è la realizzazione di impianti di produzione di rinnovabili, anche abbinati a sistemi di accumulo di energia. Questo provvedimento del Mite dovrà anche indicare le condizioni di cumulabilità con gli incentivi tariffari già previsti.
Si entra così nel vivo dell’investimento che ha, come beneficiari prioritari, pubbliche amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5mila abitanti. L’obiettivo è l’installazione di circa 2mila megawatt di nuova capacità di generazione elettrica in configurazione distribuita da parte di comunità e autoconsumatori. Secondo le stime del governo, la realizzazione degli interventi finanziati potrà produrre circa 2.500 gigawattora annui, contribuendo a una riduzione delle emissioni di gas serra stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Il primato di Magliano Alpi
Numeri che, come detto, dovrebbero quindi accelerare il trend registrato finora. Dall’avvio della sperimentazione a oggi, sono 18 i progetti che hanno chiesto al Gse di accedere agli incentivi: 11 gruppi di autoconsumo (8 condomini e 3 edifici non condominiali, vale a dire con un unico proprietario) e 7 comunità energetiche. Con un’ampia varietà di soggetti (dagli enti commerciali a cooperative/consorzi o società, fino ai condomini) e con il baricentro spostato al Nord, soprattutto tra Lombardia, Veneto e Piemonte con le sue tre iniziative. Tra le quali figura anche la prima comunità energetica italiana: la Energy City Hall costituita il 18 dicembre 2020 a Magliano Alpi, un piccolo Comune in provincia di Cuneo.
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