Dai consumatori alle imprese, chi paga (e quanto) la tassa sulla plastica
Se la plastic tax sugli imballaggi, «come è facilmente ipotizzabile», verrà scaricata in larga parte sui prezzi finali dei prodotti, ogni famiglia dovrà far fronte ad una maggiorazione della spesa di circa 138 euro annui. È il calcolo della Federconsumatori
di Andrea Gagliardi
3' di lettura
Il progetto di plastic tax agita le aziende del settore e le associazioni dei consumatori. L’imposta (di un euro al chilogrammo) si applicherà agli imballaggi, ma con una accezione del termine piuttosto ampia. Se la plastic tax sugli imballaggi, «come è facilmente ipotizzabile», verrà scaricata in larga parte sui prezzi finali dei prodotti, ogni famiglia dovrà far fronte ad una maggiorazione della spesa di circa 138 euro annui. È il calcolo della Federconsumatori.
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Confindustria: forte contrarietà a plastic tax
Confindustria esprime «forte contrarietà» sull'introduzione della tassa sugli imballaggi in plastica. «La misura - si legge in una nota - non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un'imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese». Le imprese già oggi - prosegue la nota «pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per 450 milioni di euro all'anno, 350 dei quali vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata». L'introduzione di una «tassa sulla plastica» equivarrebbe, affermano «a una sorta di doppia imposizione e - come tale - sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale».
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Unionchimica: a rischio migliaia posti
«Non demonizzare il settore» è l’invito che arriva dal presidente di Unionchimica Confapi, Delio Dalola, che dice no alla tassa sulla plastica . «Anziché puntare su tematiche di sostenibilità ambientale ed economia circolare aiutando la riconversione del nostro tessuto produttivo creando occupazione - avverte - con azioni come questa si mette in ginocchio un comparto produttivo che perderà migliaia di posti di lavoro».
Unionplast: evitare il ripetersi di provvedimenti inappropriati
Unionplast, associazione di categoria che riunisce i trasformatori di materie plastiche, si oppone con forza alle anticipazioni in merito alla volontà del Governo di inserire, nell'ambito della Legge di Bilancio, una tassazione che andrebbe a colpire le imprese produttrici di imballaggi in plastica. Secondo il Presidente di Unionplast Luca Iazzolino, «la plastic tax rischia di affossare ulteriormente la competitività di un settore di eccellenza che sta già intraprendendo una transizione verso soluzioni più sostenibili. Dobbiamo evitare il ripetersi di provvedimenti inappropriati che fanno male al Paese».
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Filtem Cgil: non si può fare cassa sulla pelle dei lavoratori
A supporto di Unionplast interviene anche Marco Falcinelli, Segretario Filctem Cgil: «Questa tassa produrrà solo disoccupazione, non si può fare cassa sulla pelle dei lavoratori. Le Aziende produttrici di imballaggi già pagano ai consorzi per il recupero e riciclo dai 150 ai 500 euro a tonnellata in funzione proprio delle differenti difficoltà di raccolta e riciclo dei prodotti. Produrre una tonnellata di plastica per imballaggi costa circa 1000 euro e la ventilata ipotesi di una tassa aggiuntiva del 20% metterebbe a rischio il futuro di 50.000 lavoratori e di 2000 imprese. Non si tratta di difendere gli interessi di un settore ma di evitare un disastro dal punto di vista sociale e produttivo».
Mineracqua: plastic tax penalizza Pet riciclabile
«La ventilata supertassa sugli imballaggi di plastica? Una scelta per fare cassa, che penalizza chi lavora per migliorare la sostenibilità dei propri prodotti, non risolve il problema e fa peraltro «di tutta l'erba un fascio». Lo afferma Ettore Fortuna, Vicepresidente di Mineracqua (Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali e delle Acque di Sorgente) che ricorda come il settore delle acque minerali usa una plastica particolare, il Pet-Polietilene. La supertassa graverà sulle imprese che utilizzano Pet e già versano per ogni tonnellata di questo materiale acquistato un contributo che - a seconda del Consorzio di raccolta e riciclo - va da 188 a 208 euro Tonnellata.
Il risultato di questa scelta? «La nuova tassa comporterebbe per i consumatori, anche per effetto dell'Iva e degli arrotondamenti della Grande Distribuzione, un maggior costo di 5/7 centesimi a litro. Se
consideriamo che un'acqua minerale di primo prezzo in un Discount è venduta a 10 centesimi al litro, il consumatore si troverebbe per effetto di questa tassazione a pagare il 50% in più per litro».
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