AUTOMAZIONE

Dai freni al riciclo, l’orizzonte green della torinese Osai

Dal 2015 il fatturato è cresciuto da 19 a 35 milioni: l’azienda specializzata nell’automazione sta puntando sull’auto elettrica. Presto un sistema per recuperare oro e palladio dai rifiuti elettronici

di Raoul de Forcade

 La società è specializzata nella produzione di macchine e linee complete per l’automazione e il testing su semiconduttori

3' di lettura

Una multinazionale tascabile. Così è stata definita Osai, azienda specializzata nell’automazione industriale e di processo, durante il percorso di quotazione che l’ha portata a debuttare sul mercato Aim nel novembre 2020. Una semplificazione efficace ma, appunto, una semplificazione. Perché Osai, è soprattutto un’azienda di nicchia del made in Italy, in grado di lavorare, grazie anche alla realizzazione di prodotti custom, con grandi multinazionali, vincendo la concorrenza di competitor molto più strutturati. La società, che ha il quartier generale a Parella (Torino) opera, a livello mondiale, nella progettazione e produzione di macchine e linee complete per l’automazione e il testing su semiconduttori.
Con 181 dipendenti l’azienda si giova prevalentemente di cinque divisioni: automazione, elettronica, laser applicato, semiconduttori e after sales. La rete distributiva di Osai, peraltro, è ben strutturata: costituita da oltre 40 distributori in tutto il mondo, può contare su oltre 50 staff locali e tre filiali commerciali in Usa, Germania e Cina.
Fondata nel 1991 da Carlo Ferrero (scomparso prematuramente nel 2015, a 46 anni), Osai oggi è guidata da Mirella Ferrero, che presiede il consiglio di amministrazione, e dal ceo Fabio Benetti.
«Nei primi anni ’90 – spiega quest’ultimo – siamo partiti realizzando soluzioni di automazione sulla componentistica auto di piccole dimensioni, come centraline e parti del cambio automatico. Abbiamo affinato così la capacità di gestire la micromeccanica e l’elettronica. Questo fattore distintivo ci ha permesso poi di lavorare con multinazionali come Federal Mogul e Brembo».
Oggi, oltre a mantenere i clienti nell’automotive, l’azienda è un solution provider nei settori su cui si concentrano le sue cinque divisioni. E il fatturato è cresciuto dai 19 milioni del 2015 ai 35 milioni del 2019.
«Per quanto riguarda, ad esempio, i semiconduttori – sottolinea Benetti – facciamo test su elementi dei telefonini quali i contapassi, l’altimetro o anche i microfoni. Ci occupiamo di realizzare le macchine che testano i dispositivi che vengono poi inseriti nei cellulari dei principali produttori, tra i quali Apple e Samsung. Lavoriamo anche ai sistemi di trazione elettrica: come i semiconduttori di potenza che vengono utilizzati su dispositivi di tutti giorni che vanno dal monopattino al treno elettrico. Siamo in grado sia di creare le macchine per il sistema di test richiesto dal cliente, sia di mettere a punto entrambi: il sistema e il macchinario. Quello che ci contraddistingue, in tutte le divisioni, è l’approccio di co-development con il cliente. Non abbiamo macchine che vadano bene per tutto a prescindere. Dipende dal settore ma sono tutte custom. Questo ci caratterizza in modo deciso: noi lavoriamo con multinazionali importanti (fra queste ci sono Honeywell, Tenneco, Asm, Osram, Smt, Tdk, microport, medtronic, solo per citarne alcune, ndr) e la soluzione è stata quella di operare in co-sviluppo, anche con tecnologie che non sono ancora entrate sul mercato».
Con Brembo, aggiunge Benetti, «Osai sta lavorando sul brake by wire, il sistema frenante elettronico di prossima generazione che andrà sulle auto elettriche. Ci stiamo spostando sempre più nel settore dell’advanced mobilit y, l’automazione per l’auto elettrica». Il nuovo sistema di frenata, peraltro, potrà essere montato anche sulla Tesla.
L’azienda sta anche puntando sull’ambiente. All’inizio di dicembre ha acquisito una commessa da un operatore tedesco della green mobility per auto hybrid e full electric.
Ma Osai guarda anche alle opportunità legate, dice Benetti, «al riciclo e recupero di materiale elettronico e dei Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che rappresentano una nuova possibilità di business sulla quale ci siamo mossi già nel corso del 2019. Abbiamo realizzato una soluzione altamente tecnologica, destinata alla circular economy. Si tratta di Re4m, un sistema di recupero di materiali preziosi, come palladio e oro, che seleziona e disassembla rifiuti elettronici in modo completamente automatico e con alti livelli di efficienza. Prevediamo di investire, su questo sistema, oltre 5 milioni di euro nei prossimi anni. Nel primo triennio è prevista la parte di sviluppo con un prototipo, per poi arrivare alla commercializzazione in 5 anni».

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