Dai parti cesarei alle protesi, per il ministero della Salute un terzo delle regioni sotto la sufficienza
Su sette Regioni inadempienti nel 2021 rispetto ai Livelli essenziali di assistenza, oltre alle due commissariate (Molise e Calabria) e alla Campania che è in piano di rientro, la maggioranza gode di autonomia speciale: Pa di Bolzano, Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta
di Barbara Gobbi
4' di lettura
Vaccini, screening, tempi d'attesa, parti cesarei, cure palliative, protesi d'anca: per queste e per molte altre voci dell'assistenza sanitaria, riconducibili a un totale di 88 indicatori, un terzo delle Regioni italiane non incassa la sufficienza dal ministero della Salute sui Livelli essenziali di assistenza, le cure che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a erogare a tutti i cittadini da Nord a Sud del Paese. E, se pure con qualche eccezione, i primi della classe come quasi sempre accade sono collocati al Nord: complessivamente nel 2021 - l'anno a cui si riferisce l'ultimo monitoraggio appena pubblicato dal ministero guidato da Orazio Schillaci - Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia e Basilicata registrano un punteggio superiore a 60 - la soglia di sufficienza in una scala da zero a 100 - in tre macroaree. Sotto la lente, servizi di prevenzione e sanità pubblica, distrettuali e ospedalieri. Per due delle altre amministrazioni è buio pesto e questa volta Nord e Sud sono bilanciati: Valle d'Aosta (new entry tra le maglie nere) e Calabria (che si conferma sotto la sufficienza anche quest'anno) restano inadeguate su tutta la linea mentre le altre Regioni e Pa presentano “magagne” almeno in una delle aree considerate.
La fotografia
La situazione emergenziale creata dalla pandemia – si legge nel Report che il ministero della Salute invierà al Parlamento – ha sicuramente inciso sui risultati e del fattore Covid anche quest'anno - come per il monitoraggio 2020 - si tiene conto pure sotto l'aspetto finanziario: le performance sui Lea valutate secondo i parametri del Nuovo Sistema di garanzia avviato nel 2019 sono calcolate “a scopo informativo” e quindi non impatteranno sull'accesso delle Regioni alla quota integrativa del Fondo sanitario nazionale. Ma la fotografia restituita ai cittadini è quella di un Ssn ancora a tante, troppe velocità, come del resto aveva anticipato nei giorni scorsi la Corte dei conti nel coordinamento della Finanza pubblica: se il quadro generale migliora con 14 Regioni promosse a fronte delle 11 del 2020, siamo ancora sotto di una rispetto al 2019 quando a centrare gli obiettivi erano state 15 Regioni. Sette sono, almeno per un indicatore, insufficienti: Bolzano sulla Prevenzione ma in miglioramento rispetto al 2020 quando anche il distretto era carente, Molise, sotto-soglia sull'ospedale, Campania (al limite sul distretto dove incassa un punteggio di 57.5), Sicilia con l'area prevenzione che arriva a 45.5 scontando le pessime performance sugli screening tumorali, Sardegna, insufficiente sia su distretto che sull'ospedale e le due “bocciate” Valle d'Aosta e Calabria.
Gli indicatori “core”
Non tutti gli 88 indicatori presi in considerazione hanno lo stesso “peso”: solo i 22 definiti come “core” valgono ai fini della valutazione delle performance Lea mentre i 66 parametri “no core” restano in qualche modo accessori e non impattano sull’accesso alle risorse del Fondo sanitario nazionale. Dei “core” fanno parte, per l'area Prevenzione, le coperture vaccinali e gli screening, il controllo delle anagrafi animali e la contaminazione degli alimenti, l'indicatore sugli stili di vita e gli screening della cervice uterina, della mammella e del colon retto. Dell'area distrettuale sono monitorati il tasso di ricoveri pediatrici per asma e gastroenterite, il rispetto dei tempi di visita indicati in classe B, il consumo di farmaci sentinella e di antibiotici, il numero di pazienti trattati in assistenza domiciliare, la percentuale di pazienti con tumore avanzato trattati con cure palliative, il numero di anziani non autosufficienti ospitati in Rsa. Per l'ospedale, i parametri “core” considerano il tasso di ospedalizzazione, gli interventi di tumore al seno in reparti che ne eseguono oltre 150 l'anno, l'appropriatezza dei ricoveri, le fratture di femore in over 65 operate entro due giorni e la percentuale di parti cesarei. Ebbene, questa ultima fotografia del ministero della Salute certifica che su fronti strategici come la gestione delle cure in emergenza e i tempi di attesa, la situazione è ancora critica. Sono 11 le Regioni che vedono peggiorare la quantità di prestazioni da erogare entro determinati range temporali mentre si registra un netto aumento dei tempi target dei mezzi di soccorso, fissati in 18 minuti: in Calabria si arriva a 30, in Sardegna a 28, in Basilicata a 27 e in Sicilia a 25. Se si pensa a patologie tempo-dipendenti con l'infarto, in ballo ci sono la sicurezza e la sopravvivenza dei pazienti.
Tra le 7 inadempienti 4 sono a statuto speciale
Su sette Regioni inadempienti nel 2021 rispetto ai Livelli essenziali di assistenza, oltre alle due commissariate (Molise e Calabria) e alla Campania che è in piano di rientro, la maggioranza gode di autonomia speciale: Pa di Bolzano, Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta. «Questo dato - afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità - va letto in combinato disposto con il quadro fornito dalla Corte dei conti che ci dice come anche dal punto di vista della gestione economica si tratti di Regioni profondamente in difficoltà visti i disavanzi. Elementi che devono farci riflettere soprattutto in un momento storico come questo, in cui si parla di nuovo con forza di autonomia: non possiamo non partire dalle evidenze della inadempienza sui servizi Lea e delle criticità sui conti». Più in generale, secondo Aceti servirebbe implementare la griglia degli indicatori “core” con dati oggi inseriti nel limbo “no core” come i Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta), su cui «”girano” – ricorda - tutto l’investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza e tutto il Dm 77 che ridisegna l’assistenza delle cure sul territorio. Il Pdta è una dimensione di esito degli investimenti e delle riforme che si stanno facendo con Pnrr, tenerlo fuori dai “core” significa usarlo ma non valutarlo». Non solo, i Lea andrebbero attualizzati inserendo indicatori cruciali e attuali, come la telemedicina, la qualità dell'assistenza in Adi (e non solo la quantità di ore erogate), il tempo di permanenza dei pazienti in Pronto soccorso, le cure primarie e i medici di famiglia, l’aderenza alle terapie e l’innovazione tecnologica, la capacità di accesso a farmaci e dispositivi medici innovativi.
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