Dai security token ai fondi dedicati, Azimut cresce nei criptoasset
Il gruppo entra in Diaman Partners, operatore maltese specializzato in asset digitali: è l’ultimo tassello di una strategia di presidio sulla blockchain
di Pierangelo Soldavini
3' di lettura
Sfidando i rovesci di mercato delle criptovalute, Azimut accelera nella sua strategia “a ragnatela” di sviluppo nel mondo degli asset digitali e della finanza decentralizzata. L'operatore di risparmio gestito con oltre 81 miliardi di euro di asset totali ha annunciato l'acquisizione di una partecipazione del 20% in Diaman Partners Ltd, asset manager focalizzato su strategie quantitative e cripto asset, che opera sotto la supervisione del Malta Financial Service Authority (Mfsa), chiamata ad approvare l'operazione.
Per decisione di Azimut Investments, società di gestione del Gruppo Azimut in Lussemburgo, la stessa Diaman Partners diventa gestore delegato di Az Raif II Digital Assets, nuovo fondo d'investimento alternativo aperto di diritto lussemburghese per clientela privata e professionale che offre un'esposizione indiretta al mercato delle criptovalute attraverso l'investimento in un basket diversificato di Exchange Traded Products grazie a una tecnica gestionale quantitativa attiva mirata a ridurre la volatilità degli asset e favorirne la liquidità.
«Al di là della volatilità dei mercati di criptoasset, con questa nuova operazione ribadiamo la convinzione che la tecnologia blockchain sarà il principale fattore di disruption dell'industria finanziaria con un impatto generalizzato sui vari settori – sottolinea Giorgio Medda, ad e Ggobal head of asset management & fintech del Gruppo Azimut -. Forse non è ancora ben chiaro dove andremo esattamente, ma appare ben definita la direzione dell'evoluzione tecnologica: per questo puntiamo a presidiare tutto il territorio a 360 gradi, non solo il lato degli investimenti, con quella che io chiamo “strategia della ragnatela”».
Per Azimut la partnership con Diaman rappresenta quindi un ulteriore passo di un percorso nel mondo dei criptoasset e della finanza decentralizzata che ha iniziato ad esplorare da alcuni anni. A partire dal lancio di Azimut Token, il primo security token al mondo nell'asset management, e Az Raif I Digital Asset Opportunity, fondo di investimento alternativo di diritto lussemburghese, focalizzato su una strategia di venture capital nel fintech nel Sud-Est Asiatico e in Europa, in co-gestione con Sbi, gestore giapponese del settore, e Sygnum Bank, banca svizzera operante totalmente sulla blockchain con la supervisione del regolatore svizzero Finma.
Proprio questo fondo è stato lo strumento con cui ha partecipato all'aumento di capitale di Young Platform, exchange per criptovalute tutto italiano che sta avviando l'espansione in Europa, con cui potrebbero essere avviati anche progetti in ambito industriale a livello retail.
Se il security token è stato utilizzato lo scorso anno per la cartolarizzazione di prestiti a piccole e medie imprese via blockchain, ora Azimut sta lavorando nell'ambito del consorzio Fleap, insieme a Ibm, Bnp Paribas e Banca Valsabbina, per la tokenizzazione di investimenti in private equity, progetto che è in sperimentazione all'interno della sandbox regolamentare.
Ma intanto la blockchain diventa anche una nuova modalità di ingaggio degli utenti all'interno della app mobile Beewise per la sottoscrizione di fondi. La ragnatela ha intanto inglobato anche il metaverso: il gruppo ha infatti aperto un “point of contact” all'interno di Decentraland per illustrare le proprie attività e sperimentare l'emissione di non fungible token.
Medda non si ferma di fronte agli ultimi eventi: «Di fatto gli operatori che stanno crollando sono soggetti fortemente centralizzati: l'evoluzione delle ultime settimane dimostra che queste aree di opacità possono essere superate dal rispetto delle regole di decentralizzazione, laddove il token funge da struttura intermedia per avere accesso ad asset ammessi dalla Mifid. In questo senso – conclude Medda – le authority italiane hanno avuto il merito di abilitare uno sviluppo tecnologico significativo che ora pone l'Italia in una posizione di vantaggio rispetto ad altri mercati concorrenti».
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