L’estensione del Green pass

Dai tamponi pagati dal colosso bio allo psicologo messo a disposizione dall’ospedale, le soluzioni per i no vax

Un colosso del biologico con oltre 300 negozi in Italia e 1.600 addetti diretti ha deciso che pagherà parte del costo del tampone anti-Covid per i dipendenti che hanno detto no al vaccino

I dati dei vaccinati al 22 settembre 2021

3' di lettura

Mentre i no vax assistono a una graduale estensione dell’obbligo di Green pass, non mancano iniziative ad hoc a loro destinate. Dal colosso del biologico che paga i tamponi ai dipendenti che non hanno il certificato verde, all’ospedale che offre consulto psicologico ai sanitari che non si sono ancora vaccinati.

Catena negozi bio paga tamponi a dipendenti no-vax

Nel pieno delle polemiche sul green pass nei luoghi di lavoro, un’azienda veneta ha deciso di muoversi controcorrente. La EcorNaturaSi’, un colosso del biologico con oltre 300 negozi in Italia e 1.600 addetti diretti, ha infatti deciso che pagherà parte del costo del tampone anti-Covid per i dipendenti che hanno detto no al vaccino. Persone che non hanno il Green Pass (obbligatorio da 15 ottobre sul posto di lavoro) e che avrebbero dovuto sborsare per intero il costo del tampone, ogni 2 giorni, per entrare al lavoro. I titolari dell’azienda - una realtà che fattura circa 400 milioni di euro l’anno con i negozi di cibo biologico - sostengono che si tratta di una scelta per evitare discriminazioni tra vaccinati e non, e perché - come detto da alcuni leader sindacali - «non si può pagare per lavorare».

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Il titolare: vogliamo evitare le divisioni che purtroppo il virus ha esasperato

NaturaSì è attiva da una ventina d’anni, e ha insegne che sono ormai presenti in gran parte delle città italiane. Il titolare, Fabio Brescacin, ha spiegato così questa scelta finora controcorrente: «Non vogliamo entrare nella polemica: la nostra azienda - ha detto - vuole garantire un aiuto ai propri collaboratori. Per noi, azienda del biologico italiano, in armonia con la nostra missione, sono validi tre principi fondamentali: il rispetto della salute delle persone e della Terra, il rispetto della libertà individuale, i diritti e la dignità dei lavoratori. La società tutta sta vivendo una situazione complessivamente molto difficile, con la comparsa del virus. Vogliamo evitare - ha proseguito Brescacin - le lotte e le divisioni che purtroppo il virus ha esasperato nella relazione tra le persone».

Dubbi su vaccini? In ospedale psicologo per sanitari

Non solo il supporto del medico competente, ma anche un consulto psicologico. È l’iniziativa presa dall’Azienda ospedaliera-universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano, alle porte di Torino, dove è stata offerta questa possibilità al personale sanitario che ancora non ha ottemperato all’obbligo di vaccinarsi contro il Covid, in vigore dall’inizio di aprile. Al momento, su circa 1.500 dipendenti sono sei, infermieri e operatori socio sanitari, quelli sospesi dall’ospedale per questo motivo. Ma si stima un numero superiore di no vax. A tutti loro il medico competente ha inviato giovedì scorso, 16 settembre, una lettera in cui ha spiegato che «è possibile richiedere un appuntamento con uno psicologo clinico per discutere eventuali dubbi o preoccupazioni circa la somministrazione del vaccino».

Il pressing negli ospedali su chi non è ancora vaccinato

La questione è di attualità praticamente in ogni ospedale, da Nord a Sud. Dalle corsie italiane arrivano racconti di incontri in cui primari e caposala convocano riunioni con i propri staff per convincere gli scettici a immunizzarsi, di lavoratori che si arrendono alla somministrazione dopo la lettera di sospensione, di altri che provano ad aggirare il provvedimento disciplinare con escamotage, come il ricorso alla legge 104 sull’assistenza a un familiare non autosufficiente. Iniziative interne simili a quella dell’ospedale torinese sarebbero state avviate anche da altre da aziende sanitarie in Piemonte, dove a inizio settembre risultava non immunizzato contro il Covid circa il 10% del personale sanitario, inclusi 95 medici sospesi dall’ordine regionale per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale. La direzione del San Luigi Gonzaga ha voluto comunque chiarire che l’offerta non è rivolta solo ai non vaccinati: «Al fine di garantire ogni possibile informazione sulla vaccinazione è stato reso disponibile un supporto psicologico ove fosse ritenuto opportuno oltre a quello del medico competente, per tutti i dipendenti».

La lettera sbarca su Twitter

Qualcuno fra quelli che hanno ricevuto la lettera, però, non l’ha gradita. Il documento è finito su Twitter, dove lo ha rilanciato anche Lucio Malan, senatore piemontese di FdI. «Incredibile! Per chi non vuole vaccinarsi - ha commentato - consulto non con un immunologo che spieghi e convinca, ma con lo psicologo per vedere se è matto!».

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