Dal 2008 al 2015 mezzo milione di italiani cancellati dalle anagrafe comunali
di Silvia Marzialetti
2' di lettura
Più di 500mila italiani cancellati dalle anagrafi comunali tra il 2008 e il 2015. Connazionali che hanno abbandonato il nostro Paese per cercar fortuna all'estero, negli anni in cui la crisi mordeva più pesantemente. Il dato - quantomai attuale in un momento in cui si piange la scomparsa, a Londra, di Gloria e Marco, i due giovani architetti emigrati dal Nord-Est - è stato divulgato oggi dall'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro nel corso dell’inaugurazione, a Roma, del nuovo Auditorium dei professionisti ed è frutto di una elaborazione su dati Istat.
Quello che più sorprende, però, è il bilancio effettuato - nello stesso periodo - sugli stranieri rientrati nella madrepatria: 282mila. Si tratta, per lo più, di immigrati tentati dalla chimera di un riscatto economico e sociale, che si è però rivelato fallimentare. Rumeni, polacchi, ucraini e moldavi nella maggior parte dei casi, rimasti senza lavoro per la pesantissima crisi che ha investito settori chiave tra cui l'edilizia. Per loro l'anno nero è stato il 2012.
Nel caso degli italiani, invece, il trend registrato dall'Osservatorio assume la rappresentazione plastica di una retta che cresce progressivamente, sino a toccare la propria akmè nel 2015.
Germania, Regno Unito, Francia e Romania i Paesi europei più gettonati per il cambio di residenza, nella maggior parte dei casi “su segnalazione” di congiunti o amici già residenti in loco. Il Paese di Angela Merkel continua ad esercitare un forte ascendente sui nostri connazionali, per le innumerevoli possibilità offerte in ambito lavorativo soprattutto nel settore dell'automotive.
«Una fotografia inquietante sullo stato di salute dell'Italia, che non attrae più», commenta Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro.
Il fenomeno rappresenta infatti una sorta di “vuoto a perdere”, dal momento che non viene bilanciato in maniera adeguata: sul fronte dell'incoming si registrano soltanto circa 10mila iscrizioni l'anno.
Nell'ottica di un rilancio del mercato del lavoro, la presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Comitato unitario delle professioni, Marina Calderone, ha auspicato che la legislatura si chiuda con l'approvazione di una norma sull'equo compenso.
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