Dal banco al mercato fino ai clienti del Nord
Pesce, frutta e verdura congelati per l’azienda di famiglia napoletana
di Vera Viola
2' di lettura
Antonio Tecchio, 35 anni, amministratore unico della Top Fish, rilegge i dati dei bilanci degli ultimi anni con soddisfazione, anche se il Covid ha da marzo imposto un calo dell’80% delle vendite. La Top Fish, azienda che fa commercio all’ingrosso di pesce e verdura congelati è infatti passata da 400mila euro di fatturato a 4,4 milioni.
Antonio ha 35 anni e – ricorda – «ho cominciato a lavorare a 15, prima con mio nonno, poi con mio padre. Nel 2014 ho voluto creare una mia azienda, insieme a mio fratello Raffale, che finora mi ha dato soddisfazione».
Il nonno, Antonio, aveva un box al mercato ittico di Napoli, dove vendeva pesce fresco e congelato: calamari, gamberi, polpi... di tutto. Nel 2014, quando Antonio ha voltuo creare la nuova società, la Top Fish, appunto, la sede è stata collocata, sempre a Napoli, in via Gianturco. «Siamo in area industriale – spiega il giovane imprenditore – in un capannone. Vendiamo all’ingrosso a pescherie e ristoranti».
È quest’ultimo il canale che ha consentito alla Top Fish una rapida crescita. «Il turismo a Napoli è cresciuto molto negli ultimi anni e i ristoranti e alberghi hanno ordinato quantità sempre maggiori di pesce – racconta Antonio, con il diploma di terza media in tasca e una lunga esperienza sul bancone nonostante la giovane età – . Direi che registravamo incrementi di fatturato ogni anno, anche significativi. Inoltre – aggiunge Antonio – se un tempo il turismo era fenomeno stagionale, negli ultimi anni la stagione delle vacanze a Napoli si è allungata finendo per coprire quasi tutto l’anno. E i nostri affari andavano molto bene». il racconto continua: «Abbiamo cominciato a vendere anche fuori dalla Campania – racconta – in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, grazie sopratutto a ristoratori campani che si sono trasferiti in altre regioni».
Poi a marzo è stato decretato il lockdown e i ristoranti sono stati chiusi, portando verso la crisi un enorme indotto. «Dal lockdown in poi abbiamo dovuto registrare un crollo degli ordinativi. La vendite alle pescherie, quelle che riforniscono le famiglie, è per noi marginale». Crollano le vendite, poi in estate si riparte: dopo la riapertura si ricomincia con buone prospettive e ottimismo. Ma la seconda ondata infligge un altro forte colpo.
«Abbiamo fatto richiesta di Cassa Covid – dice Antonio Tecchio – per cinque dipendenti, poichè non possiamo sostenre la situazione attuale. Non abbiamo ancora avuto risposte. Nel primo lockdown – dice – nell’attesa dello Satto abbiamo anticipato le retribuzioni ai dipendenti in Cassa. Ma pora non lo faremo. Non possiamo più pemettercelo. Non so proprio che fine faremo».
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