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Dal copia-incolla al plagio automatizzato delle Ai: le nuove frontiere della violazione del copyright

NewsGuard ha identificato alcuni siti che utilizzano l'intelligenza artificiale per riproporre articoli di testate giornalistiche tradizionali senza attribuzione della fonte.

di Marco Trabucchi

(azlen - stock.adobe.com)

3' di lettura

Con i nuovi strumenti di Ai in grado di parafrasare perfettamente testi interi diventa sempre più difficile capire se un contenuto è un plagio rielaborato da un'intelligenza artificiale o un contenuto umano. Una pratica che getta un’ombra minacciosa sulla violazione dei diritti d’autore e che già oggi registra alcuni casi in ambito giornalistico. Lo rivela il nuovo report di NewsGuard, startup americana che si occupa di contrastare la diffusione di fake news, evidenziando come l'uso dell’intelligenza artificiale per riscrivere i contenuti di testate giornalistiche si sta diffondendo tra siti di bassa qualità (i cosiddetti content farm) che sfruttano astutamente Google per massimizzare la loro presenza garantendosi maggiori introiti pubblicitari.

In particolare il report di NewsGuard ha identificato 37 siti internazionali che sembrano aver sfruttato i chatbot per rielaborare articoli originariamente pubblicati su autorevoli testate quali CNN, New York Times e Reuters, senza mai citare le fonti e, di fatto, cannibalizzando il lavoro di editori e giornalisti. I siti scovati da NewsGuard sono provabilmente la punta di un iceberg. Infatti, i siti esaminati hanno tutti involontariamente rivelato un indizio che denuncia le manipolazioni dell’Ai, con messaggi di alert tipici dei testi generati dal pensiero artificiale, come: “Come modello linguistico di intelligenza artificiale non posso riscrivere questo titolo…” o “Spiacente, come modello linguistico di intelligenza artificiale non posso individuare il contenuto che deve essere riscritto senza alcun contesto o informazione…”.

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Violazione del copyright o contenuti originali?

Sul fronte legale la sfida tra editori e Ai è impari, come spiega a NewsGuard Amir Tayrani, socio dello studio legale Gibson Dunn, specializzato in diritto digitale. «Oggi è sempre più difficile distinguere tra contenuti prodotti da umani e contenuti generati dall'Ai, ed è complesso identificare questo tipo di potenziale plagio. A livello legale non è ancora chiaro se gli articoli riscritti con tramite Ai possano costituire “contenuti originali”. Nella migliore delle ipotesi, si potrebbe parlare di “aggregazione efficiente”; nel peggiore dei casi, di “plagio iper-efficiente”». Mentre i tribunali, presumibilmente, daranno forma e sostanza alla violazione, l’Ai continua a dare nuova forma agli articoli, creando un gioco di specchi destinato a confondere gli utenti.Le politiche di utilizzo di Bard di Google e ChatGPT di OpenAI, sono però chiare. Google vieta l’uso ingannevole di contenuti generati dall’IA, mentre quelle di OpenAI vietano esplicitamente il “plagio”, senza fornire una definizione precisa.In Italia la Cassazione nel 2018 ha sentenziato che il plagio di un'opera altrui non scatta soltanto in caso di contraffazione dell'opera tutelata, ma anche nel caso del cosiddetto “plagio evolutivo”, come nel caso delle rielaborazioni delle Ai. Con il risultato che il titolare dell'opera originale potrebbe quindi chiedere il pagamento dei diritti di riproduzione e il risarcimento del danno.

I rimedi allo studio: il bollino digitale

Negli Stati Uniti si stanno cercando di compiere passi in avanti per contenere la disinformazione e gli altri pericoli posti dalla diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa, come quello delle violazioni del copyright. A luglio di quest'anno le più importanti aziende del settore si sono impegnate con la presidenza degli Stati Uniti, seppur in maniera non vincolante, a sviluppare dei sistemi per creare una filigrana non cancellabile, che venga automaticamente impressa su tutti i contenuti appena generati, e altri strumenti per rendere chiaro quali contenuti sono prodotti tramite intelligenza artificiale e quali no. Una battaglia nel mondo digitale che sta cercando di trovare nuovi modi per preservare l’integrità delle informazioni e rispettare i confini della creatività umana.


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