In India nei luoghi del realismo magico cari a Rushdie
Dal Gateway of India al Taj Mahal Hotel di Mumbai
Le infinite partite di cricket sui prati di Shivaji Park, i ristoranti di pesce nel quartiere di Churchgate, il grande classico del Gateway of India, ovvero l'arco monumentale di basalto in stile indo gotico eretto per commemorare lo sbarco del re Giorgio V e della regina Mary in India nel 1911, dal quale poi tutti i vicerè e governatori inglesi sarebbero simbolicamente passati, rappresentano alcuni dei luoghi cari all'autore de “I Figli della mezzanotte a Mumbai”, la città in cui Rushdie nacque 76 anni fa. Il fascino dell'epoca e architettura colonialista tuttora si percepisce in questa città che ha la più alta densità di popolazione al mondo. Cresciuto a Malabar Hill non lontano dalla Moschea di Ali Dargah, lo scrittore nella sua infanzia vedeva migliaia di pellegrini recarsi in preghiera alla tomba del santo sufi Peer Haji Ali Shah Bukhara, una scena che si ripete anche ai tempi attuali. Questo edificio contrasta con i grattacieli in vetro e acciaio, altissimi, che adesso da Altamount Road si specchiano nell'oceano. Anche lo Chhatrapati Shivaji Terminus, l'ex Victoria Station inglese, è un posto in cui si coglie la dicotomia tra la Bombay di cinquant'anni fa e la Mumbai contemporanea. Soggiornare al Taj Mahal Palace Hotel tra intarsi, mobili laccati, tappeti, archi e pagode significa sentirsi dentro un romanzo con vista sulle vestigia più fiabesche della città.