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Dieci mosse contro la scarsità idrica: dal riutilizzo delle acque reflue alla caccia alle perdite di rete

L’associazione ambientalista mette in evidenza il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l'agricoltura: pari a 22 miliardi di metri cubi di acqua all'anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi

di Andrea Carli

(foto Ipp)

3' di lettura

Dieci azioni per migliorare la gestione della risorsa idrica in città. Il decalogo è stato predisposto da Legambiente, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2023, che si celebra mercoledì 22 marzo. In corrispondenza della ricorrenza, l’associazione ambientalista mette in evidenza il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l'agricoltura: pari a 22 miliardi di metri cubi di acqua all'anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi.

La terra ha sete. In un recente rapporto sulla siccità il Centro comune di ricerca (Jrc), un servizio promosso dalla Commissione europea, lancia l’allarme: gli impatti della siccità sull’Italia settentrionale «sono visibili» e «sollevano preoccupazioni per l’approvvigionamento idrico per uso umano, l’agricoltura e la produzione di energia». Dopo quella del 2022, secondo i ricercatori l’Europa e l’area del Mediterraneo potrebbero vivere quest’anno un’altra estate estrema. Nel rapporto si raccomandano un attento monitoraggio e un uso appropriato dell’acqua, l’attuazione di strategie di adattamento settoriali mirate e una cooperazione rafforzata. Martedì 21 marzo si terrà a Palazzo Chigi la cabina di regia sulla crisi idrica.

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Il decalogo urbano

Il “decalogo urbano” predisposto da Legambiente si compone di dieci punti.

Eccoli:

1) approvare in tutti i Comuni regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell'acqua;

2) criteri ambientali minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici;

3) infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell'acqua piovana, l'ombreggiamento, la mitigazione dell'effetto isola di calore;

4) riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d'acqua con un trattamento che corrisponda all'uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche;

5) Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi;

6) Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l'agricoltura, sia sostenendo gli ambiziosi obiettivi previsti dalla revisione della Direttiva sul trattamento delle acque di scarico urbane che superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) rispetto al riutilizzo delle acque reflue così come previsto dal regolamento UE 741/2020;

7) Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete;

8) Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall'ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità;

9) Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani;

10) Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.

Le pratiche virtuose

Legambiente segnala anche delle “pratiche virtuose” in Italia per migliorare disponibilità e gestione dell’acqua. Un buon esempio nel trattenere l'acqua in eccesso in ambito urbano viene da Trento che, nell'ambito degli interventi del progetto Santa Chiara Open Lab con l’Urban Wetland, ha ideato un parco progettato per il trattamento e riuso delle acque di pioggia, per l'irrigazione delle aree verdi del parco e per aumentare la biodiversità in ambiente urbano. O dall'esperienza di Forlì nell'incrementare la permeabilità del tessuto urbano realizzando il Giardino dei Musei: un nuovo grande spazio verde per riqualificare e valorizzare l'area, disigillandola e ripristinando il piano di campagna degli immobili storici, rievocando i perduti orti. Non solo, Legambiente ricorda anche le esperienze positive nel riutilizzo della acqua reflue in agricoltura, come il depuratore di Fregene (RM) o di Fasano-Forcatella (BR) che prevedono il riutilizzo delle acque reflue per l'irrigazione dei campi agricoli. Senza dimenticare il caso notevole degli impianti di depurazione dell'area milanese.

La proposta

Legambiente chiede al Governo di definire una strategia idrica nazionale in modo da avviare una nuova governance dell'acqua, che abbia come obiettivo non solo l'accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d'acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori. A partire da una roadmap per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle nostre città che punti almeno al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030; e dalla necessità che, il recepimento del regolamento UE 741/2020 per il riutilizzo delle acque reflue - in fase di osservazione presso il Mase (ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) - sia fatto in modo rigoroso, tenendo conto dell'analisi di rischio come previsto a livello europeo.

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