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Dal sud solo il 9% dell’export nazionale del 2022

Centro Studi Istituto Tagliacarne

2' di lettura

I dati ISTAT del 2022 relativi alle esportazioni della Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna parlano chiaro: il Sud-Italia è, nel complesso dell’intera penisola, la ripartizione territoriale che mostra i risultati meno incoraggianti in fatto di export.

Infatti, nonostante la forte crescita rispetto al 2021 di circa il 35%, pari a +14,7 miliardi di euro (trainata soprattutto dalla forte spinta inflazionistica dovuta al conflitto russo-ucraino), il valore delle esportazioni del Mezzogiorno oltre i confini italiani risulta pari nel 2022 a poco più di 56 miliardi (appena il 9% del totale nazionale). Mentre la bilancia commerciale fa registrare un peggioramento rispetto all'anno precedente con un deficit di 16 miliardi rispetto ai 12 miliardi del 2021.

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A livello di singole regioni, le migliori performance si evidenziano in Campania (17,2 miliardi di export) e in Sicilia (16,6 miliardi) che, da sole, contribuiscono a poco meno del 60% delle esportazioni meridionali e al 5,4% di quelle nazionali. Seguono la Puglia (con un valore dell'export quantificabile in circa 10 miliardi), la Sardegna (9 miliardi), la Basilicata (2,8 miliardi) e la Calabria (con appena 723 milioni di euro).

Tra i principali mercati di sbocco dei prodotti del Sud e delle isole si confermano gli Stati Uniti, con vendite pari a 5,3 miliardi, vale a dire una quota pari al 9,4% del totale delle esportazioni meridionali. Mentre al secondo posto si colloca la Francia con 4,9 miliardi e al terzo la Germania con 4,4 miliardi seguita dalla Spagna (3,6 miliardi). Tutti Paesi verso i quali si è registrato nel 2022 anche un aumento sostenuto del valore dell'export, che va da un minimo del +8,9% ad un massimo del +38,8%. rispetto all'anno precedente. Inoltre, considerando esclusivamente i 20 Paesi più importanti in termini di scambi commerciali, è interessante notare come l'andamento delle esportazioni abbia registrato una forte impennata nei confronti della Slovenia (+267,6%, cioè +1,2 miliardi di euro in valori assoluti, soprattutto grazie all'incremento nel commercio di pesci, prodotti della pesca e dell'acquacultura), del Portogallo (+205,7%, +505,1 milioni) e della Croazia (+178,4%, +1 miliardo); l'unica variazione in negativo, seppur moderata, si è vista in Belgio (-4,1%, una perdita di appena 47,5 milioni di euro).

Dal lato merceologico, oltre la metà dell'export meridionale è determinato dalla vendita di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (con ben 19,2 miliardi di euro e un incremento di circa +83% in confronto al 2021), di medicinali e preparati farmaceutici (3,9 miliardi), di autoveicoli (3 miliardi) e di frutta e ortaggi lavorati e conservati (2,4 miliardi).

Ma, tra i beni per i quali si registrano in assoluto gli aumenti più decisi, si segnalano i prodotti da forno e farinacei, con oltre un +43% in confronto allo stesso dato del 2021.

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