Dal Tirolo alla Slovenia, ecco le porte chiuse al traffico delle merci
Le principali direttrici di import ed export sono bloccate o funzionano a singhiozzo fra lavori in corso, frane e decisioni di governi
di Valeria Zanetti
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Da metà estate i valichi alpini funzionano a singhiozzo a causa di frane, interruzioni per lavori, criticità nei rapporti con il Tirolo sulla tratta del Brennero, con conseguenze dirette sull’export del Made in Italy. Nelle ultime settimane la sospensione del trattato di Schengen ai confini con la Slovenia, disposto dal Governo per controllare capillarmente gli ingressi via terra degli immigrati dal Medio Oriente, limita la circolazione su un’altra direttrice di transito delle merci trivenete verso i mercati di sbocco. In concomitanza, la chiusura totale del Monte Bianco, prevista per nove settimane fino al 18 dicembre, che obbliga gli autotrasportatori ad allungare il percorso, deviando per lo più su Frejus e Gran San Bernardo.
Portare le produzioni nordestine e più in generale tricolore oltreconfine, passando via terra e quindi per lo più su gomma – dal momento che le infrastrutture ferroviarie non sono ancora sufficienti - diventa sempre più complicato. La via maestra per raggiungere il Nord Europa è il Brennero. «Da qui passa almeno il 10-12% del Pil italiano: facile comprendere che i blocchi alla circolazione dei tir sono un problema per l’economia nazionale», ammoniva Andrea Prando, segretario generale di Casartigiani Veneto e vicepresidente del Consorzio Zai di Verona - che gestisce quattro aree: la zona industriale denominata Zai Storica, la zona industriale Zai Due-Bassona, l’area della Marangona, e l’area del Quadrante Europa, primo interporto in Italia per volumi di traffico combinato di merci - incontrando il mese scorso al valico il vicepremier, Matteo Salvini. A fine estate è arrivata infatti l’ennesima doccia fredda per gli autotrasportatori. L’Austria ha confermato le indicazioni sul dosaggio per il transito dei mezzi pesanti. Le restrizioni in vigore, per decisione unilaterale del Tirolo, non saranno revocate nel 2024. Il Governo italiano ha risposto: il Consiglio dei ministri ha approvato il ricorso alla Corte di Giustizia europea contro le limitazioni da parte del Paese confinante. «La questione del Brennero riguarda tutto il sistema della logistica e l’export del nostro Paese. Se il valico diventa impraticabile, occorre imbarcare le merci non deperibili in nave e portarle al Nord da Gibilterra via Atlantico, con costi in aumento e tempi dilatati», evidenzia Prando. Neanche la procedura di infrazione, tuttavia, risolverà nell’immediato. «Ha tempi lunghi: è una via da percorrere, ma occorre trovare alternative per salvaguardare gli scambi nell’immediato e almeno finché il traforo del Brennero non sarà completato, nel 2032», conclude. Solo allora si potranno raddoppiare anche i trasporti via ferro, che ora sono praticamente sempre in overbooking.
Per le merci nordestine le difficoltà ad arrivare sui mercati di sbocco si fanno sentire anche ad Ovest, a causa della chiusura del traforo del Monte Bianco. Solo dal Veneto nel primo semestre del 2023 sono partiti per Francia, Spagna e Portogallo, produzioni per un valore di oltre 7miliardi (sui 42 totali) che hanno raggiunto la meta per lo più su gomma. La Francia, in particolare è il secondo partner commerciale per tutte le province, ad eccezione di Venezia: in questo caso Parigi è addirittura il primo sbocco per valore venduto. «Le difficoltà su questo versante si aggravano anche perché i trasporti via ferro sul Frejus sono bloccati, si può procedere solo via gomma, mentre il Gran San Bernardo, altro percorso alternativo ad Ovest, in questa stagione non sempre è praticabile a causa del maltempo e della neve. Infine, procedere dalla Liguria e Ventimiglia significa sottoporsi a code interminabili», traccia il quadro Alessio Sorio, autotrasportatore e segretario scaligero di Fai Conftrasporto. «Paradossalmente in questo periodo ci sta aiutando il calo della domanda dall’estero, ma tra pochi giorni dovremo iniziare a trasportare le forniture natalizie e il quadro peggiorerà», afferma. A questo proposito è da evidenziare anche che il traffico via ferro che passa dalla galleria del San Gottardo, per la Svizzera è ridotto a causa di un incidente e che il valico via gomma è sfruttabile solo da tir con una portata contenuta, a limiti di velocità stringenti, spiegano da Fai- Conftrasporto. Il risultato è che molti vettori che raggiungevano il Nord Europa dalla Svizzera o dalla Francia si mettono in fila per il Brennero, intasando un’autostrada già oberata di traffico e su cui insistono le limitazioni tirolesi ai flussi che provocherebbero un eccesso di inquinamento.
In questo contesto si inseriscono le restrizioni con la Slovenia che colpiscono soprattutto le imprese del Friuli Venezia Giulia per cui gli scambi con il Paese confinante e con la penisola balcanica si sono rivelati in crescita costante e avvengono soprattutto via terra. Croazia, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Bulgaria, Kosovo, Albania, Macedonia del Nord, Grecia, Turchia, Slovenia rappresentano anche per le imprese venete un’area di interesse, dal momento che nel 2022, secondo Confartigianato regionale, in questa area hanno esportato merci per un valore pari al 6,7% del totale. «Le difficoltà ci sono, ma riguardano principalmente i tanti trasportatori dell’Est che movimentano merci e che fanno la fila all’entrata in Italia. Agli stessi mezzi viene affidato il trasporto del Made in Italy in uscita, destinato all’Est Europa, con cui però i traffici si sono assottigliati dall’inizio della guerra in Ucraina», aggiunge Sorio. Per alleggerire la situazione ai valichi, Confindustria Veneto Est continua a rilanciare la necessità di creare un nuovo corridoio e di prolungare la A27 fino a Monaco, realizzando così un collegamento diretto con la Germania, attraverso il traforo del Cavallino. L’opera agevolerebbe anche i traffici tra Trieste e la Germania e quindi i due principali porti dell’Adriatico ai mercati del Nord Europa, evitando il Brennero. Nonostante sul punto si registri la posizione unitaria e trasversale alle categorie il progetto resta sulla carta ormai da anni.
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