Dal vaccino che «non protegge» alle varianti «colpa dei vaccinati»: le risposte dell’Iss ai dubbi dei lettori
Le risposte con la consulenza dell’Istituto superiore di Sanità ai dubbi e alle domande arrivate al Sole 24 ore dai lettori
di Marzio Bartoloni
6' di lettura
Il vaccino non è sicuro «perché è sperimentale». E poi non funziona perché «non protegge» da infezioni e ricoveri. E poi le varianti non si fermano e anzi si moltiplicano e diventano più pericolose «per colpa dei vaccinati». Ecco alcuni delle “bufale” più ricorrenti che ricorrono anche tra i quesiti, le lettere e i dubbi sollevati dai lettori del Sole 24 Ore e che sono arrivate in redazione. Di seguito le risposte messe a punto grazie alla consulenza e alla collaborazione dell’Istituto superiore di Sanità che ogni settimana pubblica un ampio report sull’epidemia e l’efficacia dei vaccini.
«Se il vaccino sarà obbligatorio io non firmo nulla , anzi ci andrò con un avvocato perché il medico che mi inoculerà il siero si deve prendere tutta la responsabilità che non avrò nessuna reazione avversa , e che non infetterò e non verrò infettata. Solo dopo farò il vaccino»
Nessun vaccino è efficace al 100%. Quelli contro il Covid al momento hanno mostrato un'efficacia di circa l’80% nel prevenire l'infezione, e ancora più alta contro gli effetti più gravi della malattia. La vaccinazione è un atto medico, e prevede quindi la firma di un consenso informato per essere sicuri che il vaccinando abbia ricevuto una informazione sui benefici e rischi connessi. Il rifiuto della vaccinazione potrebbe anche prevedere un dissenso informato, ma ovviamente rimarranno le sanzioni relative previste dall'obbligo. Il rischio di reazioni avverse è sempre presente per qualunque farmaco ma il bilancio tra i benefici e i rischi deve essere sempre a favore dei benefici e questa valutazione viene fatta dalle istituzioni competenti che preparano le strategie vaccinali.
«I vaccinati di questi vaccini di nome ma non di fatto contro Covid-19 contagiano e possono essere contagiati, inoltre, se sviluppano la patologia ADE diventano super diffusori»
È possibile che un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti, l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti “fallimenti vaccinali”. Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di copertura della popolazione alto minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all'infezione. I dati provenienti dai Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate. La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati. Non ci sono evidenze scientifiche di una associazione tra la vaccinazione COVID-19 e la sindrome ADE (Antibody-dependent enhancement) e conseguentemente che una ADE sia correlata a una capacità maggiore di diffusione del virus.
«Vaccinare di massa contro un virus rna ad alta mutabilità (Sars-cov2 è un coronavirus, dunque lo è per definizione) ha l'unico risultato di selezionare le varianti che ignoreranno i vaccini stessi secondo la regola della maggior priorità alla diffusività rispetto alla letalità»
Le varianti emergono perché il virus, replicandosi, tende a sviluppare nuove mutazioni. I vaccini, riducendo la circolazione, limitano quindi la possibilità che il virus muti. Le varianti di preoccupazione (VOC) in circolazione in questo momento inoltre, compresa la «Delta», sono state osservate in molti territori prima delle campagne vaccinali, anche in territori dove non erano in atto campagne vaccinali. La selezione delle varianti per pressione dall'uso del vaccino potrebbe avvenire qualora la variante non fosse sensibile alla vaccinazione; tuttavia i vaccini attualmente in uso in Italia sono efficaci anche contro la variante Delta che al momento rappresenta più del 95% dei virus isolati, quindi non si sta verificando alcuna selezione delle varianti a causa del vaccino.
«Il rapporto costi benefici per questi vaccini per i 25 milioni di under 40 in Italia è sostanzialmente 1 per la mortalità e >1 per gli effetti avversi gravi di breve periodo».
Tutti i vaccini vengono approvati dalle autorità regolatorie dopo una attenta valutazione del rapporto costi/benefici. Tra i benefici della vaccinazione nella popolazione giovane va assolutamente menzionata l'abbattimento della circolazione virale in questa fascia di età che, per la loro vita sociale, possono portare il virus all'interno delle famiglie e aumentare il numero dei casi intrafamiliari.
«L’articolo 32 della Costituzione riconosce il diritto a rifiutare di farsi iniettare un siero sperimentale o una medicina se non si vuole. L'idea che se ci vacciniamo tutti si distrugge un virus che cambia continuamente è una illusione, meglio le cure domiciliari».
Tutti i dati raccolti in Italia come negli altri Paesi stanno confermando che i vaccini hanno una buona efficacia nel prevenire l'infezione e le forme più gravi della malattia. Tutti i numeri sull'efficacia vaccinale sono aggiornati settimanalmente dall'Iss nel documento esteso. I vaccini COVID-19 non sono più sperimentali, ma sono regolarmente autorizzati per il commercio. Anche il Tar del Friuli Venezia Giulia il 10 settembre 2021 ha chiarito che i quattro prodotti ad oggi utilizzati nella campagna vaccinale sono stati invece regolarmente autorizzati dalla Commissione, previa raccomandazione dell'Ema, attraverso la procedura di autorizzazione condizionata (c.d. CMA, Conditional marketing authorisation), disciplinata dall'art. 14-bis del Reg. CE 726/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio e dal Reg. CE 507/2006 della Commissione. Si tratta di un'autorizzazione che può essere rilasciata anche in assenza di dati clinici completi, «a condizione che i benefici derivanti dalla disponibilità immediata sul mercato del medicinale in questione superino il rischio dovuto al fatto che sono tuttora necessari dati supplementari». Il carattere condizionato dell'autorizzazione non incide sui profili di sicurezza del farmaco poiché garantisce che il vaccino approvato soddisfi i rigorosi criteri Ue di sicurezza, efficacia e qualità, e che sia prodotto e controllato in stabilimenti approvati e certificati in linea con gli standard farmaceutici compatibili con una commercializzazione su larga scala. Inoltre, la CMA non comporta che la stessa debba essere considerata un minus dal punto di vista del valore giuridico, ma impone unicamente al titolare di «completare gli studi in corso o a condurre nuovi studi al fine di confermare che il rapporto rischio/beneficio è favorevole».
«Mi dovete spiegare a che serve vaccinare obbligatoriamente tutti se questo vaccino non immunizza e comunque puoi contagiarti, contagiare e finire in ospedale e terapia intensiva».
È possibile che un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti, l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti «fallimenti vaccinali». Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di copertura della popolazione alto nella popolazione minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all'infezione. I dati provenienti dai Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate. La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati. La ridotta circolazione del virus limita la possibilità che possano generarsi nuove varianti pericolose poiché queste mutazioni sono rarissime, ma si verificano in maggior numero dove c’è una alta replicazione del virus: quindi più casi ci sono, maggiori sono i rischi di nuove varianti pericolose. Anche se un vaccinato può andare incontro a ricovero, i dati italiani dell'Iss ci dicono che il rischio che accada a un non vaccinato è di circa 10-40 volte più frequente rispetto a un vaccinato (il valore è diverso in base all’età della persona).
«L’effetto paradosso legato al fatto che la maggior parte degli italiani è vaccinato ha senso se le proporzioni percentuali di vaccinati della popolazione e vaccinati ricoverati equivalgono. Ma non è così, i vaccinati sono il 60.4%, i ricoverati vaccinati l'85 90%»
Le percentuali da sole non consentono un confronto. È necessario tenere conto anche della numerosità della popolazione a cui appartengono: la popolazione dei non vaccinati è molto più ridotta della popolazione dei vaccinati quindi è necessario confrontare la proporzione di casi tra i non vaccinati con la proporzione di casi tra i vaccinati. Infatti, con l'espressione «paradosso vaccinale» si indica il fenomeno, comune a tutti i vaccini e dovuto al fatto che l'efficacia non è mai del 100%, per cui al crescere della copertura in una data popolazione aumentano i casi tra i vaccinati, che possono arrivare a superare quelli tra i non vaccinati nel numero assoluto anche se il rischio rimane ovviamente più basso nei primi. Ragionando per assurdo, se avessimo un vaccino efficace al 90% e vaccinassimo tutta la popolazione vedremmo solo casi (e quindi eventuali ricoveri e decessi) tra i vaccinati, derivanti da quel 10% non «coperto». Nel caso dei vaccini contro il Covid-19 l'effetto è visibile in diverse fasce di età, sia per l'infezione che per ricoveri e decessi. Ad esempio negli over 80 negli ultimi 30 giorni ci sono stati 638 ricoveri ordinari tra i non vaccinati e 1036 tra i vaccinati. Se si guarda però alle popolazioni di riferimento, quella dei non vaccinati è di 291.232 persone, quindi con 219 casi ogni 100mila, mentre quella dei vaccinati è di 4.157.813, quindi con 24 casi ogni 100mila. Il rischio è quindi quasi 10 volte maggiore nei non vaccinati.
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