Le incognite sulla stagione estiva

Dalle difficoltà del vaccino in vacanza al tampone per i viaggiatori Ue, al coprifuoco: i rischi per la ripresa del turismo

Gli operatori sognano la ripartenza dopo il crollo dei flussi internazionali che ha caratterizzato il periodo dell’emergenza sanitaria

di Andrea Carli

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4' di lettura

Il turismo sogna la ripartenza dopo la pesante battuta d’arresto scaturita dalla pandemia da coronavirus - l’anno scorso ha registrato 233 milioni di presenze in meno (-53,4% rispetto al 2019 e in alcune località come le città d'arte oltre il -80%) - e allo stesso tempo si interroga su alcune misure, dalla mancanza di un piano che consenta a chi è in vacanza di completare l’iter vaccinale, al coprifuoco che, per quanto meno stringente, rimarrà fino al 21 giugno.

Il percorso nella direzione di una ripresa è stato avviato. Il primo passo è stato fatto con la riapertura degli stabilimenti, e il ritorno in spiaggia degli italiani già questo fine settimana, compatibilmente con le condizioni meteo. Il secondo, ovvero il colpo di spugna alla quarantena obbligatoria per chi proviene dall’Unione Europea, dalla Gran Bretagna e Israele, anche. Ora però per il turismo, un comparto che nel 2020 ha registrato un crollo dei flussi internazionali del 59,2% e del 44,1% degli spostamenti degli italiani (dati del XXIV Rapporto Cnr-Iriss), si avvicina la stagione estiva che, almeno nelle attese degli operatori, dovrebbe registrare un'inversione di tendenza e, possibilmente, un cambio di passo.

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Coprifuoco fino al 21 giugno

Ma la ripartenza dovrà fare i conti con alcuni nodi. Il primo, la permanenza del coprifuoco fino a 21 giugno, anche se nel contesto di un allentamento graduale della misura, con il passaggio dalle 22 alle 23 già da mercoledì 19 maggio, e ancora dalle 23 a mezzanotte, il 7 giugno. Infine, la cancellazione totale in zona gialla, lunedì 21 giugno. I turisti che decideranno di venire in Italia dovranno dunque fare i conti con questa misura per gran parte del mese prossimo.

Vaccini nelle località di villeggiatura

Se i vaccini saranno la chiave di volta per uscire dalla pandemia, lo stesso si può dire per la ripartenza del turismo. Un’altra incognita da questo punto di vista riguarda infatti la possibilità di vaccinarsi in vacanza, in una regione diversa da quella di residenza dove si è avuta la prima dose. Molti italiani stanno rimandando il momento della prenotazione nell’attesa di capire quando potranno contare sull’immunità. L’allungamento dei tempi tra la prima e la seconda dose, per i vaccini che richiedono il richiamo, rischia di sovrapporre la chiusura del percorso vaccinale con i giorni delle ferie, e in particolare con i mesi di luglio e agosto. Ecco allora che in vista dell'estate sarà importante consentire agli italiani di ricevere la seconda dose in una regione diversa da quella in cui si è ricevuta la prima, così da agevolare l'organizzazione e la prenotazione delle vacanze.

Dossier sul tavolo di ministero Salute e del commissario per l’emergenza

Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, pur riconoscendo la complessità dell'operazione, non ha chiuso a questa ipotesi. «È chiaro - ha sottolineato - che ci sarà qualche difficoltà nel fare le vaccinazioni fuori dalla Regione di residenza. Però confidiamo che con il generale Figliuolo (il commissario per l’emergenza Covid-19, ndr) si riescano a trovare quelle modalità per risolvere anche questo problema, che non è semplice ma con costanza e organizzazione si riuscirà a trovare la soluzione». Il dossier è dunque sul tavolo di Figliuolo e del ministero della Salute. Sulla possibilità di fare il richiamo del vaccino in vacanza, «la politica sta aprendo un dibattito e una riflessione, ma è facilmente comprensibile che l'ipotesi porta con se delle difficoltà organizzative - ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa -. Tutto deve passare attraverso un accordo in Conferenza Stato-Regioni. Non può essere una iniziativa del ministero. Il concetto è di aiutare a semplificare e il richiamo nei luoghi di villeggiatura sarebbe un'opportunità per il cittadino ma tutto deve essere organizzato con un accordo tra Regioni».

Figliuolo, programmare vacanze in funzione delle vaccinazioni

«È bene che chi va in vacanza regoli le proprie vacanze in funzione dell'appuntamento vaccinale», ha sottolineato Figliuolo. «Per Astrazeneca si può fare con un intervallo tra 4 e 12 settimane tra prima e seconda dose, con i vaccini a mRna si può fare a 42 giorni - ha aggiunto -. Ritengo che potrebbe essere un non problema. Sono aperto a qualsiasi proposta che le Regioni vorranno farmi; ovviamente a tutto c'è un limite che è il pragmatismo, se facciamo voli pindarici e invenzioni, io non ci sto».

Le incognite

Alcune regioni - Abruzzo, Lazio, Molise, Liguria, Veneto, Lombardia, Calabria e Puglia - premono affinché si vada in questa direzione, anche se allo stesso tempo non nascondono le difficoltà logistiche. Molto dipenderà dalla disponibilità di vaccini. «È evidente che ognuno la parametra sulla base dei propri abitanti e delle fasce di età che stanno vaccinando, richiamo compreso. Se ci danno questa possibilità siamo ben felici, ma tutto dipende dalle dosi di cui disponiamo», ha spiegato Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria. Molto dipenderà anche dalla capacità delle regioni di mettere i campo un sistema di compensazione delle dosi somministrate a chi non è residente. Bisognerà anche capire se la piattaforma per le prenotazioni di Poste, adottata da sei regioni, riuscirà a garantire un adeguato coordinamento tra le amministrazioni.

Tampone negativo obbligatorio anche per chi è vaccinato

Domenica 16 maggio è entrata in vigore l'ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha eliminato la mini-quarantena per chi arriva dall’Unione europea, ma anche dai territori dell’area Schengen, da Gran Bretagna e Israele. Un piccolo passo sul fronte riaperture. Bisogna comunque avere un test molecolare o antigenico negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. L’obbligo riguarda anche chi è vaccinato (prima e seconda dose, quando prevista). Gli operatori del turismo esprimono perplessità su questa soluzione: se una persona è già vaccinata, il tampone obbligatorio rischia di essere un’incombenza in più. Più paletti ci sono e meno si viene incontro a chi sta pensando di puntare sull’Italia per un periodo di relax.

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