Dal voto di sfiducia su Speranza allo stallo sul ddl Zan al Senato, le prossime sfide per la maggioranza
Il braccio di ferro a cui si è assistito in occasione del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto sulle riaperture potrebbe essere solo il primo di una serie di scontri e fibrillazioni interni
di Andrea Carli
I punti chiave
2' di lettura
Lo scontro nella maggioranza sulle riaperture, con la Lega che si è spinta fino all’astensione nel Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al nuovo decreto legge, è quello probabilmente più evidente, ma rischia di essere il primo di una serie di occasioni di divergenza che già dalla settimana prossima potrebbero mettere a repentaglio la coesione dell’esecutivo di larghe intese. Sul voto di sfiducia al ministro Speranza e ancora di più sul Ddl Zan contro l'omotransfobia l’equilibrio del governo potrebbe essere messo ancora una volta a dura prova dalle fibrillazioni interne.
Ddl Zan al palo in Senato
La Lega non cede sul disegno di legge contro l'omotransfobia, da 5 mesi nel “limbo” del Senato. Contrario all'avvio della discussione nella commissione Giustizia, il Carroccio mostra i muscoli e ammonisce il resto della maggioranza - Pd, M5s, Leu e Italia viva, compatti sul “sì”' - a non forzare la mano. Oppure, avvertono i leghisti, sarà rottura e «ognuno se ne assumerà la responsabilità». Un accordo non si è trovato nemmeno in un vertice di maggioranza convocato nel pomeriggio di mercoledì 21 aprile, dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico d'Incà. Restano contrari Lega e Forza Italia, oltre a Fratelli d'Italia all'opposizione.
Parola ancora una volta alla commissione Giustizia
La palla è tornata così alla commissione che proprio la prossima settimana potrebbe mettere ai voti la calendarizzazione. Ma l'esito è appeso a un filo.L'asse dei favorevoli alla discussione del ddl assicura che non mollerà, chiedendo nuovamente di incardinarlo. E se resterà lo stallo, si andrà ai voti. Sulla carta, in commissione Giustizia si contano 12 favorevoli e 11 contrari (sommando Lega, FI e FdI) più due “outsider”, Mario Giarrusso, ex 5S passato al Misto e Adriano Cario del Movimento italiani all'estero che non si sa come voteranno. Al Senato, in caso di pareggio, prevale il “no”. Anche i renziani sono per la calendarizzazione ma annunciano emendamenti.
Il 28 aprile il voto sulla mozione di sfiducia Speranza
Già prima del Cdm che ha dato il via libera al provvedimento sulle riaperture, il partito di Salvini ha escluso lo strappo più clamoroso: quello del sì alle mozioni di sfiducia al ministro Roberto Speranza, presentate da Fdi, Alternativa C'è e Italexit. L’appuntamento è per mercoledì 28 aprile, al Senato. Il capogruppo della Lega a Palazzo Madama, Massimiliano Romeo, ha detto che sulla mozione di sfiducia al ministro di LeU «decide Salvini, immagino che non metteremo in difficoltà il governo». Lui, il leader della Lega, ha chiarito di preferire una commissione di inchiesta. Uno scenario alternativo nella forma, meno nella sostanza politica.
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