Riqualificazione urbana

Dal Waterfront al nuovo campus, Taranto scommette oltre l’acciaio

Con il contributo dell’Autorità portuale,il finanziamento del progetto di riqualificazione sul Mar Grande è passato da 16 a 32 milioni. Il polo interuniversitario punta, invece, ad un finanziamento di 88 milioni di euro del Pnrr e ha chiuso la prima fase della procedura

di Domenico Palmiotti

3' di lettura

Il progetto di riqualificazione urbana di Taranto messo in campo dall’amministrazione comunale prende forma. Due importanti interventi hanno superato nei giorni scorsi uno step significativo. Si tratta del waterfront sul Mar Grande e del campus interuniversitario per la ricerca applicata sullo sviluppo alternativo: blue economy, green economy, biotecnologie ed aerospazio. Il primo, con la graduatoria Pac (Programma di azione e coesione), è stato finanziato per 16 milioni di euro. È stato candidato congiuntamente da Comune di Taranto e Autorità di sistema portuale del Mar Ionio-porto di Taranto. Quest’ultima lo cofinanzia per ulteriori 16 milioni portando così a 32 milioni le risorse complessive. Il secondo intervento, invece, candidato dal Comune al primo bando Pnrr dal titolo “Ecosistemi dell'innovazione”, ha già superato la prima fase della procedura dove sono state scartate circa 300 proposte.

Il waterfront

Finalità del waterfront, spiega l’Autorità portuale, è quella di riconfigurare e valorizzare l’area cerniera tra ambito portuale e sistema urbano destinando maggiori spazi, attualmente in stato di abbandono o scarsamente utilizzati, alla fruizione da parte della collettività.
«Il risultato – sostiene l’Authority che ha lavorato in sinergia con il Comune – sarà di garantire una connessione “leggera” ovvero pedonale tra aree centrali (stazione ferroviaria, città vecchia, Porta Napoli, diporto) attualmente separate, rivitalizzando tutta la zona e favorendo la nascita di attività commerciali, ricreative e culturali. L’insieme degli interventi intende rappresentare una rinnovata attrattiva urbana in continuità con l'azione già avviata in tema di riqualificazione del porto e di apertura dello scalo e delle sue attività alla città».

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Il progetto è sull’asse B “Recupero Waterfront” del Programma di azione e coesione complementare al Pon “Infrastrutture e Reti” 2014-20. Nello specifico sono previsti il nuovo varco est del porto, interventi di difesa costiera e percorsi pedonali nella darsena adiacente alla calata 1 del porto di Taranto, interventi di difesa costiera e percorsi pedonali nelle aree demaniali antistanti le mura della città vecchia e waterfront del Lungomare Giardini-Pontile Rota. Non solo un’opera infrastrutturale, dunque, bensì uno strumento per rivitalizzare il centro storico, valorizzando il patrimonio architettonico, archeologico, culturale, ambientale e naturalistico della città” spiegano i tecnici.

Il campus interuniversitario

Il campus, invece, punta ad un finanziamento di 88 milioni di euro del Pnrr e vede in campo una compagine formata tra gli altri da Comune Taranto, Politecnico Bari, Università Bari, Università Salento (Lecce), Cnr-Irsa Taranto. Sorgerà su un’area attigua al Mar Piccolo (dall'altra parte della città rispetto al waterfront) con la dismissione dell’ex 65esimo Deposito territoriale dell'Aeronautica Militare che verrà riconsegnato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e all’Agenzia del Demanio. “Blu Campus”, rigenerando infrastrutture abbandonate, punta a promuovere lo sviluppo di capitale umano qualificato, la ricerca multidisciplinare, la creazione e l’attrazione di imprese innovative. Il tutto facendo lavorare insieme Università, centri di ricerca, imprese, amministrazione locale, imprese ed organizzazioni del terzo settore.
«L’obiettivo del progetto – si evidenzia – è quello di realizzare un’infrastruttura per il trasferimento tecnologico, l’alta formazione e l’incubazione d’impresa, che possa rappresentare una concreta iniziativa di sviluppo territoriale rafforzando le probabilità di successo del sistema economico e sociale nel medio-lungo periodo».
L’infrastruttura opererà come Innovation Hub per la blue economy e supportare cosí lo sviluppo sostenibile del mare. Per il Politecnico di Bari, ci sarà un laboratorio di ricerca per il mare attraverso l’impiego di strategie di economia circolare, di valorizzazione dei rifiuti e di estensione del ciclo di vita come l’eco-design e il riciclo.

L’Università di Bari, invece, istituirà una rete di laboratori destinata a mapping delle biocenosi costiere bentoniche di interesse conservazionistico, nonché al monitoraggio di specie/habitat di interesse conservazionistico, di specie aliene, delle variazioni del livello del mare e della linea di riva, delle dinamiche degli inquinanti nel suolo e sottosuolo e nelle acque e, infine, delle microplastiche nel comparto acquatico. Prevista anche ricerca industriale e sviluppo sperimentale di tecnologie per monitoraggio, bonifica e ripristino ambientale. Infine, l’Università del Salento (Lecce) si occuperà di formazione universitaria e di terza missione sulle risorse biologiche marine.
In particolare, si realizzeranno attività espositive con acquari e ricostruzione 3D di habitat marini per le attività di terza missione. Si realizzeranno anche, a cura dell’Università di Lecce, attività di formazione nell’economia blu attraverso un incubatore didattico rivolto a scuole, atenei ed enti pubblici per lo svolgimento di corsi di addestramento per personale dei reparti specializzati delle Forze Armate, dello Stato e degli enti regionali.

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