ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl progetto. Obiettivo valorizzazione

Dall’Acri spesi 750 milioni per i beni culturali ecclesiastici

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di Davide Madeddu

Beni culturali . Sopra la Chiesa di San Sebastiano a Giaveno in provincia di Torino oggetto di uno degli interventi dell'Acri

2' di lettura

Dalle fondazioni bancarie una spinta alla valorizzazione e recupero del patrimonio culturale ecclesiastico. Con oltre 15 mila interventi già attuati che valgono 750 milioni spesi in dieci anni e un programma per il futuro. Sono i numeri delle attività sostenute dalle fondazioni di origine bancaria per la conservazione dei beni artistici, architettonici del paese. Il panorama di di interventi riguarda il ripristino di edifici e “beni ecclesiastici di interesse culturale” oltre che beni culturali ecclesiastici. Che tradotto significa chiese, oratori, santuari, cimiteri e cammini oltre che archivi ecclesiastici, immagini sacre, oggetti liturgici. «Le Fondazioni di origine bancaria sono convinte che il patrimonio storico-artistico italiano, in particolare quello dei Beni culturali ecclesiastici, rappresenti un tassello fondamentale della cultura e dell'identità dei territori e del Paese - commenta Francesco Profumo, presidente di Acri - . Il progetto Fondazioni e Beni ecclesiastici di interesse culturale, promosso dalla Commissione Beni e attività culturali di Acri, ha l’obiettivo di porre a disposizione degli attori istituzionali e sociali - centrali e locali - esperienze e materiali utili per facilitare un maggior coordinamento, elaborare linee strategiche di azione condivise, favorire la cooperazione tra i diversi soggetti che compongono l'ecosistema che ruota intorno ai beni culturali. Le Fondazioni sono pronte, come sempre, a stringere nuove alleanze con tutti i soggetti interessati a tutelare e valorizzare questo importantissimo patrimonio italiano».

Recentemente il presidente di Acri, Francesco Profumo, ha presentato al presidente della Cei, il cardinal Matteo Zuppi, gli esiti di un progetto pluriennale di studio sui Beni Culturali Ecclesiastici promosso dalla Commissione Beni e attività culturali di Acri, confluito in due volumi editi da il Mulino. Ora le Fondazioni di origine bancaria avviano un percorso per la definizione di linee guida condivise per rendere gli interventi più efficaci e sostenibili nel tempo.

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Tre le direttrici individuate dal progetto Acri e su cui le fondazioni si stanno muovendo. Si passa dalla «conservazione programmata» in cui si prevedono interventi hanno un «orizzonte temporale molto lungo, al coinvolgimento del terzo settore con le comunità nella gestione e valorizzazione dei beni. «Questo, oltre a contribuire a rendere fruibile e sostenibile il bene recuperato - sottolineano dall'Acri -, aiuta a consolidare un processo di progressiva appropriazione del bene da parte delle comunità, rendendole protagoniste della sua ritrovata vitalità». E poi la costruzione di “vaste alleanze territoriali”, in grado di coinvolgere i diversi attori, e mettere in rete i beni recuperati. «In virtù del loro forte radicamento territoriale e del dialogo costante che le Fondazioni intessono con tutti gli attori dei territori in cui operano - argomentano ancora dall'Acri - sono in grado di attivare vaste “alleanze territoriali”, coinvolgendo i diversi soggetti, pubblici e privati, che condividono il comune obiettivo di valorizzare i Beni culturali ecclesiastici, quali assi portanti del patrimonio storico-artistico locale». Non solo, un altro obiettivo sarà poi quello di arrivare a «tavoli di progettazione condivisa, per costruire alleanze di territorio volte a conservazione e valorizzazione dei beni coinvolgendo proprietari, gestori, amministrazioni pubbliche territoriali, oltre al mondo del Terzo settore e le Imprese».

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