Made in Italy

Dall’Amaranto all’Italicus, la nuova generazione dei liquori italiani

In Italia, patria di alcuni dei più famosi liquori al mondo, si fa largo una nuova generazione di imprenditori e bartender che lanciano ricette di successo

di Maurizio Maestrelli

Tra i liquori italiani emergenti c’è Adriatico

3' di lettura

Da sempre l'Italia è considerata una delle nazioni di riferimento per quanto riguarda la liquoristica, non solo per una lunga tradizione radicata in molte famiglie nel preparare bevande alcoliche utilizzando macerazione di spezie, frutta e botaniche varie ma soprattutto perché alcune di queste famiglie sono diventate nel tempo dei veri e propri imperi e i loro prodotti apprezzati e consumati in tutto il mondo.

Basti pensare al Bitter Campari, nato a Milano nel 1860, sulle cui fondamenta è cresciuto il gruppo omonimo, oppure al Disaronno, marchio iconico del gruppo Illva le cui origini si perdono addirittura nel lontano 1600 e, ancora, all'Aperol, presentato per la prima volta alla fiera campionaria di Padova del 1919 e oggi considerato l'aperitivo per antonomasia sulle ali del successo mondiale dello spritz.
Brand storici, grandi gruppi e quote di mercato quasi bulgare. Tanto da far pensare che non ci potessero essere margini di manovra per piccoli imprenditori che volessero buttarsi nella mischia.E invece negli ultimi anni il granitico mercato dei liquori made in Italy sta conoscendo una nuova fase con l'ingresso in campo di “artigiani” pronti a ricavarsi una nicchia magari modesta per numeri ma non di meno redditizia.

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Nel mondo degli amaretti ad esempio è recente il debutto dell'Adriatico. Il suo creatore, Jean-Robert Bellanger, è uno svizzero innamorato dell'Italia e in particolare modo della Puglia dove ha trovato le mandorle ideali per il suo liquore che oggi, distribuito dalla genovese Velier, è prodotto in più tipologie: da quella base alla versione Bianco fino a delle edizioni limitate invecchiate in botti ex bourbon e, a breve sembra, in botti ex rum Caroni.

A Livorno invece, un ex paracadutista dopo aver riscoperto vecchie ricette di famiglia, ha dato vita nel 2012 a un bitter battezzato Amaranto. Con Amaranto, Fabio Elettrico ha riscosso immediato successo internazionale infilando una serie di premi l'ultimo dei quali è la medaglia d'argento alla Spirits Selection 2021, uno dei più prestigiosi e selettivi concorsi internazionali riservati a distillati e liquori.

Ma non sono solo alcuni imprenditori a cimentarsi nella sfida ai colossi del beverage alcolico. Anche diversi bartender si stanno muovendo. Bruno Vanzan ad esempio, uno dei volti più noti della mixology italiana grazie anche alle sue frequenti apparizioni televisive, ha da poco lanciato Iovem, un “nettare alcolico” come lui lo definisce dal colore viola, innovativo per ricetta ed estremamente versatile nei cocktail. Da giugno 2020 Iovem è distribuito in esclusiva da Stock Italia che ne ha già vendute oltre centomila bottiglie.

Oppure il milanese Flavio Angiolillo, a capo di una rete di locali molto noti in città, dal Mag al 1930 passando per il Backdoor 43. Il suo Bitter Fusetti non farà certamente i numeri del Campari ma si sta ritagliando un suo spazio nel canale Horeca e Super Horeca.Il nuovo fermento, che ha già attirato l'attenzione dei grandi gruppi, come suggerisce anche il caso di Italicus, un rosolio di bergamotto creato dall'ex bartender Giuseppe Gallo e da questo febbraio distribuito da Pernod Ricard, è indicativo della grande vitalità che il mercato degli alcolici, dai distillati ai liquori fino ai low alcol, sta attraversando e del fatto quindi che i consumatori apprezzano una sempre più ampia varietà di scelta così come i professionisti del bancone apprezzano la possibilità di differenziarsi dai concorrenti utilizzando prodotti diversi da quelli che si trovano anche nella grande distribuzione.

Lungi dal mettere in difficoltà i brand storici, almeno sul piano delle quantità e dei fatturati, la nuova generazione di liquoristi italiani sta rivitalizzando un intero settore, creando nuovi posti di lavoro, mantenendo alto l'interesse verso il mondo del bar. Anche a dispetto di una pandemia oltremodo difficile da sconfiggere e dei vari lockdown che hanno messo in difficoltà per lunghi mesi i consumi fuoricasa.

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