Dall’arte al medicale I laser di Quanta crescono a due cifre
di Giovanna Mancini
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Quello che era stato un tempo il prestigioso castello degli Sforza, a Milano, era poi caduto nelle mani delle truppe francesi, che lo avevano usato come caserma e stalla per i cavalli, intonacandone le pareti senza troppo curarsi di quello che stavano coprendo. Nei secoli successivi altre mani avevano lasciato il proprio segno e solo alcuni anni fa gli studiosi si resero conto che nella Sala delle Asse – il salone d’onore collocato nella Torre Nord del Castello Sforzesco – sotto diversi starti di calce si celavano alcuni disegni preparatori di Leonardo da Vinci. A riportarli alla luce nel 2019, dopo mesi di lavoro, è stata sicuramente la bravura dei restauratori, ma anche la tecnologia dei laser messi a disposizione da Quanta System, azienda di Samarate (Varese) fondata nel 1985 e dal 2004 controllata dal gruppo El.En.
«Il nostro core business è l’area medicale – spiega il general manager dell’azienda, Girolamo Lionetti – che genera il 99% dei nostri ricavi. Ma l’applicazione anche in campo artistico delle nostre apparecchiature è un’attività che seguiamo da sempre con interesse e un po’ di orgoglio, in forma generalmente di donazioni». Quello al Castello Sforzesco è solo uno dei più recenti e prestigiosi interventi in quest’ambito, ma in 36 anni di attività Quanta System ha fornito macchinari per circa un centinaio di siti artistici e archeologici nel mondo (fra cui 30 siti Unesco), per il 70% in Italia.
Fondata dal fisico Angelo Ferrario e dall’ingegnere Carlo Malvicini, Quanta System nasce come spin-off di uno dei più grandi centri di ricerca nel campo della fisica applicata alla laserstica (il Cise) ed è oggi una realtà da circa 85 milioni di euro di fatturato (dato 2019) e oltre 250 dipendenti, in continua crescita. «Se escludiamo la lieve flessione del 2020, dovuta al primo lockdown, registriamo aumenti a due cifre dei ricavi da quasi 20 anni, mai inferiori al 15% – dice Lionetti – e anche se non abbiamo ancora il dato definitivo, posso dire che abbiamo chiuso il 2021 sopra i livelli del 2019, che era stato per noi un anno record».
La forza di Quanta – oltre che nella qualità dei prodotti – sta nella scelta di aver mantenuto al proprio interno un know how integrato e l’intero processo di produzione, dalla fase di ricerca e sviluppo e progettazione, fino alla costruzione dei laser, che sono destinati a due ambiti specifici, chirurgia e medicina estetica. «L’azienda è molto cambiata dal punto di vista manageriale e organizzativo dopo l’acquisizione da parte di El.En – spiega il general manager –. Ma non è cambiata la scelta di fondo, di mantenere un know how proprietario, che è quello che ci distingue in un mercato internazionale molto competitivo, in cui la maggior parte della concorrenza si limita a commercializzare prodotti acquistati da altri e non sviluppati in proprio».
Un altro punto di forza è la specializzazione. L’azienda è passata da un modello di business per così dire generalistico, ovvero la progettazione di laser destinati all’impiego in diversi ambiti, al modello specialistico attuale, concentrato nello sviluppo di dispositivi per la chirurgia, in particolare nell’ambito dell’urologia, e per la dermatologia-medicina estetica. Intendiamoci: il modello iniziale non era sbagliato, anzi. «Ha permesso all’azienda di crescere in quei primi anni», osserva Lionetti. Sono gli anni in cui Quanta è tra i primi al mondo a installare un laser (Raman) in Antartide, per il monitoraggio del buco dell’ozono; tra i primi a introdurre il laser verdi Temoo per il taglio dei diamanti o a usare queste tecnologie nel restauro delle opere d’arte. Ma i tempi cambiano e il mercato oggi – sebbene in grande fermento e dunque di grandi opportunità – è estremamente competitivo: affollato e frammentato in ambito medicina estetica e dermatologia, spartito tra pochi grandi gruppi internazionali nella chirurgia. Nel primo caso, quello che fa la differenza è la capacità di sviluppare tecnologie innovative e offrire soluzioni avanzate per battere la concorrenza “low cost”, che punta sul prezzo, più che sulla qualità. Nel secondo caso, Quanta System può fare leva sul know how specifico di “laserista”: «Non siamo in molti al mondo in grado di svilupparli, perciò anche i grandi vengono da noi ad acquistarli», spiega Lionetti.
Che sul futuro è ottimista: «Il mercato è vicino a una svolta – spiega –: l’introduzione di nuovi regolamenti più restrittivi in ambito medicale faranno piazza pulita, nel giro di 2-3 anni, di chi non ha abbastanza risorse per investire in ricerca. Un punto di vantaggio per noi, che ogni anno investiamo mediamente il 7% del fatturato in R&D».
In numeri
85 Ricavi in milioni
Dopo la flessione del 2020, nel 2021 Quanta è tornata sopra i livelli di fatturato del 2019
(85 milioni)
95% Export
L'azienda di Varese genera all'estero il 95% dei ricavi, attraverso una rete di 110 distributori in tutti i principali mercati globali
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