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Dall’Australia alla Cina la ceramica modella le città

Il teatro dell'opera di Sydney è stato costruito anche con materiali ceramici. Al Cersaie il racconto dell'architettura rurale di Xu Tiantian

di Sara Deganello

Il riuso delle cave di Jinyun è uno dei progetti che rappresentano al meglio la filosofia progettuale dell’architetto cinese Xu Tiantin. A maggio le è stato consegnato il prestigioso premio Swiss Architectural Award 2022

3' di lettura

«Partecipare al Cersaie sarà una grande opportunità formativa. Le piastrelle in ceramica non sono solo un materiale da costruzione ma rappresentano anche la cultura e il patrimonio locale in modo molto specifico. Penso di poter condividere ciò che abbiamo imparato dalla Cina rurale sui modi locali di utilizzarle nella cultura edilizia». Così l’architetta cinese Xu Tiantian, fondatrice dello studio DnA Design and Architecture di Pechino, anticipa i temi dell’incontro di cui sarà protagonista al Cersaie: uno degli appuntamenti del programma culturale “costruire, abitare, pensare” (il 27 settembre al Palazzo dei Congressi di BolognaFiere). Classe 1975, le sue opere sono state premiate la scorsa primavera con lo Swiss Architectural Award, da una commissione presieduta da Mario Botta, per «il felice connubio tra le istanze civiche che le animano (poiché volte a servire le comunità locali) e la qualità dell’architettura proposta, caratterizzata da una spiccata attenzione al contesto, da un’attitudine precisa e poetica al tempo stesso, e dall’operare al crocevia di scale e temi diversi, tra architettura e infrastruttura, tra permanente e effimero, tra riuso e intervento ex-novo».

Architettura rurale cinese

Con un approccio paragonabile alla pratica dell’agopuntura, sempre alla ricerca dell’equilibrio, si è focalizzata sull’architettura rurale cinese. Tra i progetti che rappresentano al meglio la sua filosofia progettuale, Xu elenca quelli legati a piccole produzioni locali molto specifiche, sia ancora attive che ormai abbandonate: la fabbrica di zucchero di canna di Zhangxi, nella contea di Songyang, quella di tofu di Caizhai, sempre a Songyang, il laboratorio del tè di Huiming, le cave di Jinyun. «La produzione è sempre direttamente collegata alla vita delle persone in un dato luogo, a come utilizzano le risorse e i materiali locali per sopravvivere e vivere, infine trasformarli in un patrimonio culturale immateriale unico. Il nostro processo di lavoro è cercare di far rivivere i valori locali attraverso interventi architettonici. Il significato dell’architettura è integrare il luogo e la comunità con la storia e la cultura, per riflettere la vita e far rivivere il futuro», spiega lei.

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In questa visione, applicabile anche ad altre latitudini - «il mondo rurale è globale, è possibile trovare cultura e conoscenza tradizionale e indigena in tutti i Paesi», sottolinea Xu - si inserisce anche l’uso della ceramica: «Usiamo sempre le piastrelle, sono un materiale molto comune e tradizionale in ogni regione rurale. Per esempio nel Fujian Tulou (abitazioni cinesi in terra fortificate costruite tra XII e XX secolo, ndr) le piastrelle sono molto comuni e utilizzate in modo molto artistico, come è nella cultura della regione del Fujian».

La Sydney Opera House

Dalla Cina rurale all’architettura contemporanea, al Cersaie c’è anche l’occasione di ricordare i 50 anni della Sydney Opera House di Jørn Utzon (1973-2023), una delle più importanti opere in cui la ceramica gioca un ruolo da protagonista. Il teatro dell’opera della città australiana infatti è stato costruito usando principalmente cemento, granito, vetro e materiali ceramici: le caratteristiche conchiglie bianche realizzate in calcestruzzo prefabbricato rinforzato con acciaio sono ricoperte da oltre 1 milione di piastrelle di ceramica smaltata, sviluppate da Utzon con la fabbrica svedese Höganäs. Un esperimento a cui è stata dedicata una conferenza, sempre nell’ambito del programma culturale “costruire, abitare, pensare” (il 28 settembre al Palazzo dei Congressi di BolognaFiere), con l’intervento della critica e storica francese Françoise Fromonot.

Nuovi progetti per Bologna

Non manca un occhio al futuro: al Cersaie i progetti del Pnrr per la città di Bologna sono al centro di un convegno (il 27 settembre sempre al Palazzo dei Congressi), che vede la presenza del sindaco di Bologna Matteo Lepore e del vicepresidente di Confindustria Ceramica Emilio Mussini. Il tema è la riqualificazione di spazi urbani senza consumo di suolo, con iniziative orientate verso la neutralità carbonica. L’elenco degli interventi riguarda la realizzazione del Museo dei Bambini e delle Bambine, del Polo della Memoria Democratica e del Palazzo dell’aiuto Materno, la riqualificazione urbanistica dell’area della Bolognina, del Dopo Lavoro Ferroviario e dello snodo infrastrutturale Ravone-Prati.

Le iniziative interesseranno una superficie complessiva superiore ai 250mila metri quadrati, per i quali vengono destinati 118,4 milioni di euro dei fondi pubblici in grado di attivare risorse complessive superiori al miliardo di euro. L’investimento maggiore interessa il progetto di Ravone (57 milioni) seguito dal Polo della memoria democratica (21 milioni) e dal Dopo Lavoro Ferroviario (11 milioni). Il termine di tutti i cantieri è previsto per il 2026.

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