L’INTERVENTO DEL PREMIER

Dai pieni poteri al crocifisso, tutte le accuse di Conte a Salvini

È un rosario di accuse quello riservato dal premier Giuseppe Conte nel suo intervento al Senato nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, reo di aver agito «per motivi personali e di partito»

di Andrea Gagliardi

Dalla nascita alla crisi: dopo 15 mesi governo gialloverde al capolinea

3' di lettura

Autoritario, privo di coraggio e di cultura costituzionale, irrispettoso delle regole. È un rosario di accuse quello sgranato e riservato dal premier Giuseppe Conte nel suo intervento al Senato nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini, reo di aver aperto la crisi «per motivi personali e di partito». Il titolare del Viminale è stigmatizzato come responsabile dell’apertura della crisi di governo con la mozione di sfiducia presentata dalla Lega e annessa richiesta di immediata calendarizzazione.

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Quanto alle vere ragioni della spina staccata all’esecutivo Conte spiega: «La verità è che all’indomani del voto europeo, Salvini ha posto in essere un’operazione di distacco e pretesto per lasciare il governo». E nella replica al dibattito l’affondo finale rivolto al vicepremier commentando il ritiro della mozione di sfiducia della Lega: «Se ti manca il coraggio sul piano politico di assumerti la responsabilità politica della crisi, non preoccuparti me lo assumo io. Questa è l’unica conclusione obbligata e trasparente. Salgo al Quirinale per dimettermi».

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La carenza di cultura costituzionale
Nel mirino del premier finiscono «i comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell’Interno» che «rivelano scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale». E ancora: «Se tu avessi mostrato cultura delle regole - spiega Conte - l’intera azione di governo ne avrebbe tratto giovamento». Il riferimento è a «molti episodi che riservatamente e pubblicamente ti ho fatto notare, come ad esempio ti avevo detto di indicarmi i delegati della Lega per i lavori per approntare la finanziaria ma ho atteso due mesi». Nonché «le critiche periodicamente avanzate nei confronti di alcuni ministri del governo minando la compattezza dell’esecutivo». E il fatto di aver convocato al Viminale le parti sociali in maniera autonoma rischiando di dare anche in questo caso un’immagine divisa del governo.

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No alle vie autoritarie
Citando i pieni poteri rivendicati da Salvini e l’invocazione delle piazze a suo sostegno, Conte parla di «concezione preoccupante». E aggiunge: «non abbiamo bisogno di persone e uomini con pieni poteri, ma che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità». «Le crisi di governo, nel nostro ordinamento, non si affrontano e regolano nelle piazze - spiega - ma nel Parlamento. In secondo luogo, il principio dei pesi e contrappesi è fondamentale perché sia garantito l’equilibrio del nostro sistema e siano precluse vie autoritarie».

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Il mancato intervento in Aula su vicenda fondi russi
Conte non perdona a Salvini poi di non avere accettato di venire al Senato per riferire sulla vicenda dei presunti fondi russi alla Lega «che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale». E lo rimprovera in coincidenza dei più importanti Consigli europei di non essere riuscito «a contenere la foga comunicativa creando un controcanto politico che ha generato confusione».

No all’uso di simboli religiosi
Infine la stoccata sull’esibizione del crocifisso durante alcune manifestazioni elettorali. «Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità alla base dello Stato moderno».

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