Leadership

Dall’avvocatura alle università le prime volte che fanno la storia

di Letizia Giangualano

2' di lettura

Una donna al Quirinale. È stato il leitmotiv che ha accompagnato le ultime elezioni presidenziali italiane. È dal 1978 che nomi femminili circolano negli scrutini dei grandi elettori, e si narra che la prima volta serpeggiò qualche risata tra le poltrone. Fu Sandro Pertini, allora Presidente della Camera, a chiarire che non ci fosse nulla da ridere: «Anche una donna può essere eletta». Può essere eletta, ma non è mai successo nelal storia italiana. Quest'anno le candidate già portavano altri primati in eredità: Elisabetta Belloni è la prima donna al vertice dell'intelligence italiana, nominata dal premier Draghi nel 2021 direttrice generale del dipartimento delle informazioni per la sicurezza; Marta Cartabia nel 2019 è stata la prima donna a essere eletta presidente della Consulta; Maria Elisabetta Alberti Casellati dal 2018 è la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato.

Perché celebrare le prime volte delle donne? È vero che ogni successo ha un nome e un cognome, appartiene a una persona prima che a un genere. Ma quando si sottolinea che una donna ha conquistato posizioni fino ad allora precluse, si rendono manifesti tutti gli ostacoli, le porte chiuse, i soffitti di cristallo. Un dato di fatto: secondo il Gender Diversity Index 2021, la percentuale di donne nei cda in Europa è al 35%, ma solo il 7% delle aziende è guidata da un ceo donna. In Italia il divario è ancora maggiore: 40,8% nei board delle società quotate a Piazza Affari contro solo il 3,9% di amministratrici delegate, secondo gli ultimi dati Consob. E se è vero che le barriere sono trasversali a tutti gli ambiti, è altresì vero che le conquiste si susseguono e anche nelle istituzioni centenarie si aprono spazi per le donne. Anche in Italia.

Loading...

Recentissima la notizia della prima volta, in quasi cento anni, di una donna eletta alla guida del Consiglio nazionale forense, l'organo di rappresentanza istituzionale dell'avvocatura italiana: Maria Masi, avvocata dal 1997 e cassazionista dal 2011. Anche il Cnr-Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha visto nominare lo scorso aprile alla presidenza la prima donna in 98 anni: Maria Chiara Carrozza, fisica e già ministra dell’istruzione, dell'università e della ricerca.

Ci sono voluti invece 800 anni all'Università di Padova per eleggere la prima rettrice: si tratta di Daniela Mapelli, che con Alessandra Petrucci, rettrice dell'Università di Firenze, ha conquistato il ruolo nel 2021. Nel 2020 era stata la volta dell’elezione di Antonella Polimeni all’università La Sapienza, la prima rettrice in 717 anni di storia. I numeri però non cambiano: le rettrici sono al momento solo 8 su 84 atenei. Nella diplomazia, invece, il 2021 ha visto la nomina di Mariangela Zappìa ad ambasciatrice negli Usa.

Qualcosa sta cambiando anche nell'editoria: nel 2021 l'agenzia Reuters, in 170 storia, ha visto salire per la prima volta una donna alla direzione, l’italiana Alessandra Galloni. In Italia proseguono le nomine di giornaliste alla vicedirezione di giornali nazionali. L’ultima in ordine di tempo quella di Annalisa Cuzzocrea a La Stampa. Ma ad oggi nessun quotidiano nazionale è (ancora) mai stato diretto da una donna.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti