ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa novità voluta del Pnrr

Dall’Erasmus in Italia un’alternativa alla fuga

Al via il progetto pilota per scambi di studenti tra Bergamo e Reggio Calabria

di Eu.B.

(Imagoeconomica)

2' di lettura

A margine della presentazione dell’ultimo rapporto di Almalaurea è stato evocato più volte. Stiamo parlando dell’Erasmus in Italia che consenta - sulla falsariga di quanto previsto negli scambi internazionali - di svolgere un periodo di studio limitato in un altro ateneo di casa nostra. E, così facendo, magari frenare i tassi di mobilità attuale che oggi si muovono quasi esclusivamente lungo l’asse Sud-Nord e vedono uno studente meridionale su tre risalire lo stivale per iscriversi all’università. A prevederlo è il nuovo regolamento sulle classi di laurea che attua la riforma prevista dal Pnrr e aumenta l’interdisciplinarietà dei corsi di studi.

Voluto dall’ex ministra Cristina Messa il provvedimento è stato condotto al traguardo da chi l’ha sostituita alla guida del Mur (Anna Maria Bernini). Proprio Bernini, rispondendo al question time alla Camera il 7 giugno scorso ha detto che di fatto ormai ci siamo (e, infatti, è stato già inviato alla Gazzetta Ufficiale ed è in attesa di pubblicazione, ndr) ed entro il 30 novembre gli atenei potranno prevedere nei loro regolamenti l’Erasmus in Italia.

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Nel frattempo c’è chi ha scelto di portarsi avanti con uno dei progetti pilota auspicato anche dal presidente della Crui, Salvatore Cuzzocrea. Nei giorni scorsi gli atenei di Bergamo e Reggio Calabria hanno annunciato il loro accordo che, inizialmente, limita lo scambio alle sole lauree magistrali, in particolare a quelle riguardanti le aree di ingegneria e scienze della formazione primaria. Per quanto riguarda Ingegneria, ogni studente in uscita potrà scegliere esami in un catalogo che contiene tutti i corsi erogati, anche triennali, e di tutti gli anni. Gli studenti inizialmente coinvolti saranno cinque o sei per ateneo, inclusi eventuali studenti di scienze della formazione primaria.

I margini di appetibilità della novità almeno sulla carta ci sono. Ce lo dicono i dati diffusi da AlmaLaurea: nel 2022 si è spostato per motivi di lavoro il 15,8% dei laureati di primo livello e il 27% di quelli di secondo livello occupati a un anno dal conseguimento del titolo. Coinvolti soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello), rispetto ai residenti al Nord (4,5% e 6,1%, rispettivamente). Se non è una fuga di massa poco ci manca.

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