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Dall’Italia allo Yukon, la mappa contemporanea della corsa all’oro

Inseguendo il prezioso metallo con i cercatori lungo i fiumi piemontesi, nelle miniere museo sulle Alpi, ma anche in città fantasma negli Stati Uniti e in tour con i minatori artigianali in Costa Rica

di Chiara Beghelli

La miniera d’oro di Chamousira Fenilliaz, a Brusson, è la più importante della Val d’Aosta. La sua scoperta risale al 1899; è stata attiva fino alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso

3' di lettura

Per gli alchimisti, che avevano scelto un sole splendente come suo simbolo, la sua ricerca era anche la ricerca di se stessi. Una ricerca difficile, dura, per guadagnare la perfezione materializzata nel lucente metallo, al centro anche di conquiste meno filosofiche e più cruente: è solo da qualche anno che l’estrazione dell’oro è oggetto di protocolli mirati a certificarne l’eticità, sociale e ambientale. L’oro genera passioni, bramosie, lotte e tormenti (come insegna l’antica saga del Vello d’oro), che in versione ridotta e pacifica animano anche i numerosi gold diggers, i cercatori d’oro, contemporanei. Che esistono anche in Italia: lungo i fiumi che scendono dalle Alpi Occidentali, le più ricche del prezioso metallo, come il Ticino o l’Elvo, soprattutto d’estate si incontrano persone chine sull’acqua, con stivali e setaccio per filtrare le sabbie dove si nascondono le pagliuzze. Certo, non trovano le pepite del Klondike come zio Paperone, ma frammento dopo frammento c’è anche chi indossa una bella collana conquistata sul campo. I ghiacciai hanno frantumato l’oro della roccia, portandolo nei fiumi, ma se volete provare l’emozione di una vera miniera d’oro dovete salire più in alto.

Il Museo della Miniera d’oro della Guia, in Piemonte

Il Museo della Miniera d’oro della Guia, nei pressi di Fornarelli di Macugnaga nella piemontese valle Anzasca, è la prima miniera-museo in Italia: se ne possono percorrere i tunnel (freschissimi, la temperatura è di circa 9 gradi) dove fra 1710 e 1961 si estraeva oro. Macugnaga è un paese molto interessante, sede di una comunità Walser che vi ha costruito le sue belle case riconoscibili dai tetti ricoperti da “piode”, lastre di pietra locale. Spettacolare, affacciata sulle montagne, è anche la miniera d’oro di Chamousira Fenilliaz, la più importante della Valle d’Aosta, a Brusson. La sua scoperta risale al 1899, ed è stata attiva fino alla fine degli anni 80 del Novecento. Un mare di ciottoli accatastati, che dà vita a un paesaggio lunare, insieme a resti di capanne e tracce di carri, è quello che resta dell’attività estrattiva condotta dai Romani fra il II e il I secolo a.C. in quella che oggi è la Riserva Naturale della Bessa, nel Biellese, descritta anche da Strabone.

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La miniera d’oro di Chamousira Fenilliaz

Se invece della versione domestica della corsa all’oro preferite le classiche, e in effetti più epiche, atmosfere nordamericane, la canadese Dawson City è la vostra meta ideale: capitale della Corsa all’oro tardo ottocentesca, collocata dove i fiumi Klondike e Yukon si incontrano, oggi è una pacifica e forse un po’ turistica città da 2mila abitanti, ma negli anni della Gold Rush arrivò a 30mila (fra essi c’era anche Jack London). Per immergervi nelle atmosfere romantiche e tragiche dei gold diggers è perfetto l’hotel Bombay’s Peggy, ex casa di appuntamenti la cui proprietaria aveva vissuto in Asia e che mantiene la sua aura vittoriana e molto fané, oppure lo Yukon Hotel, attivo dal 1900.

Panorama di Dawson City, nello stato canadese dello Yukon

Gli Stati Uniti in realtà pullulano ancora di territori dove addentrarsi, meglio se con una guida esperta, per cercare il metallo: in California si possono usare solo metodi tradizionali, cioè mani e setaccio, per cercare oro nella zona protetta di Auburn, che si estende per circa 65 km lungo il fiume American (imperdibile la tappa a Coloma, capitale della Gold Rush iniziata nel 1848, che portò moltissimi europei nella regione, ma oggi città fantasma). Nel più desertico Nevada, dal quale viene estratto ancora oggi (in modo professionale) il 75% dell’oro americano, la ricerca dell’oro è permessa nell’area di Rye Patch, 800 ettari a Lovelock, a nord-est della capitale Reno, che ebbe il suo periodo di massimo splendore fra il 1860 e il 1870, per poi essere, anch’essa, abbandonata. Qui però il terreno sabbioso impone di usare il metal detector, oppure la tecnica più vintage di filtraggio a secco inventata da Thomas Edison in persona.

Finca Las Minas, in Costa Rica

Per esperienze ancora più esotiche, con un occhio alla necessaria sostenibilità, nella Costa Rica c’è la possibilità di provare una caccia all’oro nella Finca Las Minas, nella comunità rurale di Rancho Quemado che si troiva nel cuore della penisola di Osa, uno dei luoghi con la più ricca biodievrsità del pianeta: si può fare trekking guidati da memebri della comunità, anche nel vicino Parco nazionale del Corcovado, pescare nella laguna, visitare una fabbrica di canna da zucchero, ma soprattutto conoscere l’antica storia del Rancho, noto per i suoi torrenti dorati: a guidarvi nella foresta sarà don Don Juan Cubillo, orero dall’età di sette anni, che con la sua famiglia pronta a servire cibi e bevande tipiche e sotto lo sguardo curioso dei colibrì, vi donerà anche il suo insegnamento: che il vero colore dell’oro è il verde.

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