Dalla Bei risorse per 13,5 miliardi. Metà a beneficio di 47mila Pmi
Il gruppo ha firmato 122 operazioni nel nostro Paese durante lo scorso anno. La vicepresidente Vigliotti: «Sul Pnrr pronti a intervenire laddove siano necessari ulteriori fondi»
di Celestina Dominelli
I punti chiave
3' di lettura
Uno degli ultimi assist a favore del tessuto produttivo italiano che porta la firma della Bei (Banca europea per gli investimenti), il braccio finanziario dell’Unione Europea operativo in 160 Paesi, è di qualche settimana fa con il via libera a un finanziamento di 1,9 miliardi di euro per il Tyrrhenian Link, il doppio cavo sottomarino targato Terna che collegherà la penisola con Sicilia e Sardegna.
Ma, se si riavvolge il nastro della storia della banca, nata nel 1958 e di cui l’Italia è uno dei tre principali azionisti, insieme a Francia e Germania, si scopre che la Bei è da sempre un alleato cruciale per il sistema Paese, con oltre 254 miliardi di investimenti sostenuti dal 1959 a oggi tramite 2600 progetti. E, nel 2021, questo supporto ha raggiunto livelli record con 122 operazioni firmate dall’istituto per 13,5 miliardi di euro totali, di cui 51% a beneficio di oltre 47mila pmi. «La Bei è un’istituzione finanziaria che gode della tripla A e che si finanzia sui mercati a dei tassi particolarmente competitivi - spiega al Sole 24 Ore la vicepresidente della Bei, Gelsomina Vigliotti -. E, soprattutto quando l’economia rallenta, è in grado quindi di assicurare dei finanziamenti con scadenze lunghe, che accompagnano il ciclo di vita degli investimenti, e con buoni tassi di interesse».
Gli interventi per pandemia e per la guerra
Un doppio beneficio che si è rivelato fondamentale sia durante la crisi pandemica - quando l’istituto con sede in Lussemburgo, insieme agli stati membri della Ue, ha messo a terra il Fondo di garanzia paneuropeo (Feg) come scudo di protezione delle imprese contro l’impatto del Covid -, sia, più di recente, con l’esplodere del conflitto tra Russia e Ucraina. «Siamo stati una delle prime istituzioni a muoverci a sostegno del governo di Kiev - prosegue Vigliotti - e abbiamo immediatamente stanziato, in due riprese, dall’inizio della guerra, 1,7 miliardi di euro di finanziamenti a sostegno delle infrastrutture e delle istituzioni locali».
Accanto a questo tassello, poi, la Bei interviene con la consueta e fondamentale attività di affiancamento alla Commissione Europea che ha predisposto, in risposta agli effetti provocati dal conflitto, un piano da 300 miliardi entro il 2030 (RepowerEu) per accelerare l’addio al gas russo e per potenziare lo sviluppo di rinnovabili e l’efficienza energetica, di cui 210 miliardi andranno messi a terra entro il 2027. «Abbiamo deciso di supportare il percorso europeo con un programma di 30 miliardi di prestiti nei prossimi 5 anni con l’obiettivo di attivare investimenti per 115 miliardi di euro entro il 2027. Questo significa che la Bei ha aumentato la propria capacità di supporto di circa 5-6 miliardi l’anno per finanziare la spinta su fonti verdi ed efficienza energetica». Un focus forte, dunque, sulla transizione energetica. Ma la Bei, ci tiene a sottolineare la vicepresidente, «finanzia a tutto campo l’economia, dalla salute all’innovazione e lo facciamo sia direttamente, per esempio, con strumenti di venture debt o attraverso il Fondo europeo degli investimenti dove interveniamo partecipando a fondi di fondi che a loro volta investono nel venture capital e nel private equity».
Pnrr, in gestione diretta 770 milioni di euro
La Bei si muove, quindi, a 360 gradi. E, a conferma del suo ruolo strategico per l’economia, vale la pena di evidenziare anche lo sforzo messo in campo per il Pnrr. Dove, ricorda Vigliotti, «abbiamo preso in gestione diretta 770 milioni di euro legati al turismo e alla rigenerazione urbana, ma siamo pronti a intervenire anche laddove le risorse finanziarie non fossero sufficienti a poter completare i progetti». Come già accaduto a dicembre dello scorso anno con la Bei che ha firmato la prima operazione di un’opera (la diga foranea di Genova) cofinanziata dal Governo con risorse del Fondo complementare al Recovery. «In quel caso - chiarisce la vicepresidente - la Bei ha attivato un prestito quadro di 300 milioni di euro all’autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale per contribuire a finanziare il più grande intervento di rinnovamento dell’area portuale ligure degli ultimi 25 anni. Ma è un modello che può essere replicato anche altrove». Risorse in più, quindi, attivabili sui singoli progetti che possono beneficiare altresì dell’affiancamento tecnico della Bei.
Un supporto, quest’ultimo, che, in verità, la banca già rende disponibile con vari programmi di advisory ad hoc (da Jaspers a Elena). «Per aiutare le amministrazioni, la Bei offre anche assistenza tecnica a titolo gratuito per la preparazione dei progetti a livello regionale o comunale. E, quando siamo chiamati in causa, interloquiamo con le stesse per valutare il progetto e anche per migliorarlo. Potendo contare all’interno della banca di un dipartimento tecnico di elevata qualificazione».
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