Dalla bicicletta un’economia da 500 miliardi di euro in Europa. Nasce l’Osservatorio Bikeconomy
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La nuova legge sulla ciclabilità è stata approvata il 14 novembre dalla Camera e passa per l'approvazione definitiva al Senato, facendo entrare di fatto le due ruote nel sistema integrato della mobilità nazionale, alla stregua di automobili e ferrovie. E' un fatto storico, culturale, riconosciuto anche dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Del Rio: “Oggi si celebra soprattutto un fatto culturale: lo Stato assume pienamente la pianificazione della mobilità ciclistica, insieme alle regioni. Esattamente come il sistema autostradale o il sistema ferroviario, con questa legge la ciclabilità fa parte di una strategia di mobilità che diventa prioritaria nei centri urbani e per lo sviluppo del turismo nel nostro Paese”.
Il ministro ha commentato la svolta legislativa nel corso della seconda edizione del Bikeconomy Forum, l'evento svoltosi oggi a Roma incentrato quest'anno sul tema “Cycling the Smart Cities” sul quale si sono confrontati modelli virtuosi come Londra e Amsterdam e i principali attori dell'economia della bicicletta italiana.
Il Forum ha messo infatti a confronto anche quest'anno gli attori di uno dei segmenti più attivi e in crescita della moderna economia compatibile, quella legata alla bicicletta e alle filiere che ha aperto, dall'industria alle infrastrutture, dalla salute, all'ambiente, alla tecnologia, per un giro di affari che, in tutta Europa, ha superato i 500 miliardi di euro. Aumentando l'utilizzo della bicicletta e di e-bike fino all'11% del totale dei trasporti mondiali entro il 2030 e fino al 14% entro il 2050, si potrebbero risparmiare nel mondo circa 24mila miliardi di dollari in carburante, emissioni di anidride carbonica e costi diretti dei mezzi di trasporto, stando alle stime di “Sustainable mobility for all”.
Si tratta di un fenomeno di grande attualità e in forte espansione anche in Italia, dove crescono gli appassionati nonché gli utenti del bikesharing: gli interventi nel corso della giornata hanno sottolineato la necessità che le nuove pianificazioni urbane e la loro mobilità non possano prescindere da una nuova organizzazione sociale ed economica della città da sviluppare attorno alla bici. Entro il 2030 il 75% del Pil mondiale sarà prodotto da 30-40 megalopoli. La bikeconomy potrà svolgere un ruolo decisivo sulla qualità della vita di questi agglomerati urbani.
Quello della Bikeconomy, il macrosistema che valuta in termini economici i benefici, ambientali, sanitari, sociali, industriali e occupazionali, connessi all'uso della bicicletta, è in costante crescita in Italia, dove l'affermarsi del “movimento lento” che ruota attorno alla bicicletta vale un fatturato totale pari a 6,2 miliardi di euro. La bicicletta si va affermando sempre più come mezzo di mobilità urbana vero e proprio, così come strumento di divertimento e di turismo. Sono 743mila gli italiani che che utilizzano sistematicamente la bici per andare al lavoro, i cosiddetti frequent biker, con picchi del 13,2% degli occupati a Bolzano, del 7,8% in Emilia Romagna e del 7,7 in Veneto. Sono 1,7 milioni gli italiani che utilizzano sistematicamente le due ruote nel corso dell'anno - il 3,6% della popolazione mobile -, che nel corso del 2015 hanno pedalato in totale, secondo il rapporto, per oltre 5,7 miliardi di chilometri, il che equivale a quasi 15mila volte la distanza tra la Terra e la Luna.
Con oltre 2,3 milioni di bici prodotte, l'Italia si conferma il maggior produttore europeo, con un giro d'affari di 488 milioni di euro, cui si aggiungono 483 milioni da vendite di parti e accessori per un pubblico che è sempre più esigente e 190 milioni per riparazioni. Si arriva così a un totale di 1,16 miliardi di valore del mercato fisico delle due ruote, che dà lavoro a quasi 8mila persone.
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