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Dalla foto ai commenti, sei mosse per avere il meglio da LinkedIn

Nel social media preferito dai professionisti occorrono presentazioni brevi e immagini formali. Come scrivere post e newsletter

di Filippo Poletti

(Reuters)

3' di lettura

LinkedIn compie quest’anno 20 anni. È il social media dei professionisti, che in Italia conta più di 16 milioni di iscritti. Ci sono anche tanti avvocati e commercialisti che propongono i loro servizi, portando avanti quello che gli esperti di marketing chiamano “social selling”: 160mila i primi – fa sapere al Sole 24 Ore LinkedIn dal quartiere generale milanese –, 64mila i secondi. Il 66% degli avvocati iscritti a Cassa forense è presente su questo canale social, numero che scende al 52% per i commercialisti. Esserci con la semplice apertura di un profilo personale, tuttavia, non basta: occorre esserci attivamente, realizzando una strategia a medio e lungo termine, basata su due di tipi di attività, “inbound”(ovvero in entrata) e “outbound” (in uscita).

Le mosse vincenti in entrata

Per attrarre persone verso il nostro profilo occorre presentarsi al meglio, indicando chiaramente la professione svolta: sono un avvocato o un commercialista? Scriviamolo nel sommario, così da farci trovare da chi, compiendo una ricerca tramite il motore di ricerca di LinkedIn, cercherà proprio un avvocato o un commercialista. Altri campi da curare con attenzione sono: le informazioni di contatto, il riepilogo della nostra attività e le esperienze maturate. Nel primo caso possiamo decidere di lasciare il nostro recapito telefonico, l’indirizzo del nostro sito, la nostra email, il giorno del nostro compleanno e altri dettagli suggeriti da LinkedIn, come il nostro nome utente su Skype. Circa il riepilogo dei servizi che offriamo meglio scarseggiare dando poche informazioni ma rilevanti, esponendole in modo semplice con una lista ordinata, ad esempio numericamente o alfabeticamente; in merito alle attività svolte, ricordiamoci che i nostri clienti presenti o futuri non le contano, ma le pesano e, dunque, scegliamo tra quelle fatte in passato quelle che possono rappresentare nostri segni distintivi.

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Anche l’abito fa il professionista: parlando di un social media dedicato al lavoro, il consiglio è di presentarci professionalmente, lasciando lo spazio per immagini informali ad altre occasioni di condivisione sociale. Foto di profilo professionale recente, dunque, e dalla quale possano emergere anche le nostre soft skill, ad esempio, l’empatia: nessun cliente, infatti, vuole avere a che fare con un professionista musone.

Altrettanto importante è la foto di sfondo del profilo, delle dimensioni consigliate di 1.600 per 413 pixel: per questa non vale la regola del repetita iuvant (ossia le cose ripetute giovano) e, dunque, evitiamo di pubblicare un’altra immagine che ci ritragga, ma usiamo lo spazio, ad esempio, per riassumere in una frase la nostra proposta di valore.

Un esempio per un legale? «Vinci la tua causa civile, affidati a chi in Italia lo fa con successo da anni». O per un commercialista: «Tu lavori, io mi occupo della tua contabilità a prezzi competitivi 365 giorni all’anno».

Per attrarre gli altri professionisti, il modo più efficace è sviluppare un piano editoriale: ciascuno di noi – vale anche per gli avvocati e i commercialisti – è un media ossia un mezzo di comunicazione e, dunque, è chiamato a condividere contenuti significativi, contribuendo alla crescita del network professionale. Il principio è semplice: per ricevere attenzione dagli altri dobbiamo dare loro attenzione e, dunque, offrire dei contenuti che possano arricchire la loro “dieta di conoscenza”.

Siamo noi a dover narrare il fatto su LinkedIn, ossia a dover offrire dei contenuti di interesse per altri lavoratori, così da attirarli verso di noi.

Il piano editoriale

Può essere basato su post contenenti poco meno di 3mila caratteri (spazi inclusi), connotati da un hashtag conclusivo, ovvero la nostra parola chiave preceduta da un cancelletto, corredati da una foto o da un video di impatto emotivo, oppure da un documento salvato in diversi formati (da power point a pdf) di massimo 300 pagine e di dimensione inferiore a 100 megabyte.

Nel caso in cui si voglia redigere dei contributi articolati in più di 3mila caratteri, possiamo ricorrere agli articoli: gli stessi possono, inoltre, essere utilizzati per creare una newsletter periodica, generata tramite LinkedIn. Quando pubblicheremo il primo numero della newsletter, il social media inviterà automaticamente i nostri follower a iscriversi. Circa i contenuti dei post e degli articoli meglio evitare l’autoreferenzialità.

Accanto alla pubblicazione di post e articoli, possiamo dare vita, senza abusarne, a sondaggi composti da una domanda di 140 caratteri con quattro opzioni di risposta di 30 battute, che restino in rete per un minimo di un giorno e un massimo di due settimane.

L’ultima azione che paga è interagire con i commenti ai nostri post e agli articoli, così come annotare delle considerazioni sui contenuti pubblicati da nostri colleghi, clienti o potenziali clienti.

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