Dalla Gran Bretagna al Belgio, le (poche) restrizioni nei Paesi con molti contagi
Numeri in aumento con tassi di vaccinazione bassi, assenza di green pass mascherine non obbligatorie
I punti chiave
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L’incubo della pandemia si riaffaccia in diversi Paesi europei e va a colpire soprattutto quelli con una bassa percentuale di vaccinati oppure dove non ci sono controlli e restrizioni di alcun tipo. Tre esempi: la Gran Bretagna che sfonda la quota di cinquantamila contagi giornalieri: la Russia, con oltre mille morti quotidiani e costretta a chiudere le attività per nove giorni: e la Lettonia, tornata in lockdown. Tanto che l’Italia, attraversata da polemiche e manifestazioni per un’applicazione del Green pass che non ha eguali in Europa, viene presa come esempio, soprattutto per le conseguenze sul fronte economico. Negli ultimi cinque mesi la crescita economica ha avuto il più grande miglioramento rispetto a qualunque altro Paese del G7, ha scritto il Financial Times, che lega il risultato anche a un robusto programma di vaccinazione e all’introduzione del Green pass.
Green pass e vaccini per l’Italia
Il discrimine tra i Paesi che stanno ricadendo nella pandemia, con un inevitabile rallentamento della ripresa economica, e quelli che la stanno contenendo sono i vaccini e i controlli collegati, a partire dalla certificazione verde fino a distanziamento e mascherine. E l’Italia - dove, a differenza della Gran Bretagna, le mascherine sono ancora obbligatorie al chiuso e, a differenza del resto d’Europa, senza il Green pass non si può entrare neanche nel luogo di lavoro - è scomparsa dalla classifica dei 15 Paesi con più casi di Covid.
Il caso più simile all’Italia lo rappresenta la Grecia, dove non c’è il Green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro ma, che si tratti di pubblico o privato, i lavoratori non vaccinati sono obbligati a un doppio tampone settimanale, da fare a proprie spese. Un indubbio incentivo alla vaccinazione, come il Certificato verde italiano.
Gran Bretagna: impennata di contagi ma niente restrizioni
Preoccupanti restano i numeri della Gran Bretagna: il 21 ottobre i contagi sono andati oltre quota 50mila (52.009 per l’esattezza), primato da luglio quando avevano raggiunto anche i 60mila. L’effetto barriera attribuito al vaccino contiene il numero dei morti che resta comunque alto (115). Nel Regno Unito due terzi della popolazione (66,6%) è completamente vaccinata. Nonostante gli appelli dell comunità scientifica e di alcuni esperti del settore sanitario, il premier Boris Johnson non ritiene per ora necessario passare al cosiddetto piano B sul Covid, vale a dire il ripristino delle restrizioni abolite il 19 luglio. Le mascherine restano non obbligatorie, e il governo si è limitato a raccomandare d’indossarle in tutti i luoghi pubblici più affollati, a cominciare dalla metro e dagli altri mezzi di trasporto.
Russia: record di vittime e lockdown per Mosca
La situazione più critica si registra nei paesi dell’Est Europa, a partire dalla Russia: l’ultimo dato (venerdì 22 ottobre) registrava 37.141 nuovi casi di Covid-19 e 1.064 decessi provocati dalla malattia, il massimo dall'inizio dell'epidemia. Una cifra che si spiega anche con la bassa percentuale di vaccinati: solo un terzo della popolazione (32,5%) è completamente immunizzata. Il Green pass, introdotto a Mosca nel corso dell'estate, non è più richiesto: vi è stato perciò l'accesso libero per ristoranti, bar, piscine, teatri, cinema, musei. La regola di utilizzare la mascherina nei luoghi chiusi è scarsamente rispettata.
Una situazione che cambierà dal 28 ottobre. Da quel giorno (e fino al 7 novembre) la città entrerà in lockdown. Lo ha annunciato il sindaco della capitale russa, Sergey Sobyanin, spiegando che da giovedì prossimo chiuderanno bar, ristoranti, negozi e stadi (oltre che le scuole). I teatri e musei potranno continuare a funzionare, ma l’accesso sarà possibile solo con un limite di pubblico del 50% e con l’uso di codici QR (il Green pass russo) e mascherine protettive.
La situazione nell’Europa dell’Est
Molto seria la situazione anche in altre zone dell’Europa orientale, dove molti Paesi sono alle prese con un numero di nuovi contagi ai massimi da mesi. La Romania ha registrato un nuovo record di casi e il sistema sanitario al collasso (alcuni malati trasferiti in Ungheria). La Serbia, di fronte a un nuovo picco di contagi, ha introdotto il Green pass obbligatorio, ma solo in bar e ristoranti dopo le 22. La Bulgaria si è decisa ad imporre il Certificato verde nei luoghi al chiuso.
Lettonia, torna il lockdown
La Lettonia, con soltanto la metà della popolazione vaccinata (50,7%), ha uno dei più bassi tassi di vaccinazione nell’Unione europea. Nell’ultimo mese e mezzo i casi di Covid registrati hanno preso a salire: si è passati da una media a sette giorni di 224 casi di inizio settembre a 1.500 di metà ottobre. Venerdì 21 ottobre i casi registrati sono stati quasi 3mila. Il governo ha deciso di attivare, a partire dal 28 ottobre e fino al 15 novembre, un lockdown: la gran parte dei negozi resteranno chiusi e gli assembramenti, all’interno e all’esterno, vietati. Introdotto un coprifuoco in vigore dalle 20 alle 5 del mattino.
Belgio verso la quarta ondata
Il Belgio «deve prepararsi ad affrontare la quarta ondata di Covid-19» ha annunciato il ministro federale della sanità Frank Vandenbroucke. Nel Paese sono in aumento il numero di persone contagiate, ospedalizzate e anche quello dei decessi. In Belgio è alta la percentuale di persone completamente vaccinate, il 73,2%, livello leggermente inferiore a quello italiano (74,6%). A differenza dell’Italia, però, il Belgio non ha adottato una certificazione verde obbligatoria per accedere ai luoghi di lavoro. Quello adottato nella sola regione di Bruxelles capitale - in vigore dal 15 ottobre - è un Green pass a geometria variabile obbligatorio solo per bar, ristoranti, eventi e palestre. Il Covid Safe Ticket (Cst), non può essere richiesto sul luogo di lavoro, sui trasporti pubblici, in attività educative, nei negozi e nei centri commerciali.
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