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Dalla «Grande miniera di carbone» all’idrogeno verde, il piano di Sotacarbo

Piano di investimenti da 24 milioni della Sotacarbo, con sede a Carbonia. L’obiettivo è trasformare il centro in una sorta di Hydrogen Valley

di Davide Madeddu

3' di lettura

Dopo il carbone la sfida dell'idrogeno verde. Con un piano di interventi da 24 milioni che mette assieme la produzione di energia e la progettazione di elettrolizzatori di ultima generazione. Il nuovo corso parte dalla Sotacarbo, azienda di ricerca e sviluppo tecnologico (partecipata dalla Regione con una quota minima dell'Enea) che ha la sua sede nella “Grande miniera di carbone” a Carbonia. Un'area sorta dove operavano le miniere di carbone tra il 1930 e il 1950 e diventata oggi una grande area parco al cui interno sono ospitate sia l'area museale sia quella del centro ricerche avanzate della Sotacarbo.

Il nuovo orizzonte che porta avanti la società in cui lavorano i ricercatori è quello di trasformare il centro in una sorta di Hydrogen Valley in cui produzione e ricerca viaggiano di pari passo. «Il nostro progetto – chiarisce Mario Porcu, ingegnere e presidente della Sotacarbo – è importante sia per dimensioni sia per la prospettiva. Il piano di interventi prevede la realizzazione di un elettrolizzatore da 1 megawatt con 6 megawatt a monte e un sistema di accumulo da 5mila ore».

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Il programma prevede l'utilizzo dell’energia prodotta con le rinnovabili in Sardegna. «Questa energia viene impiegata per far funzionare l'elettrolizzatore che – spiega Porcu – permette di produrre idrogeno verde». Quindi l'utilizzo dell'idrogeno nel sistema produttivo, che in questo caso, interessa i trasporti pubblici. «Il nostro progetto è già in stato avanzato e guarda allo sviluppo industriale – argomenta ancora – anche perché abbiamo siglato un accordo con l'agenzia regionale dei trasporti per la fornitura dell'idrogeno necessario per far funzionare tre pullman nella Sardegna sud occidentale».

Il progetto prevede un investimento di 12 milioni di euro, provenienti dal Pnrr. «Con il nostro impianto si avrà una produzione di idrogeno verde, ossia prodotto con energia dalle rinnovabili, che in Sardegna non mancano, che potrà essere venduto al massimo a 5 euro al chilo – prosegue – anche se contiamo, perché l'investimento è finanziato con fondi pubblici, di poter arrivare a 4 euro, diventando quindi veramente competitivi. Se consideriamo che con un chilo di idrogeno un mezzo può fare cento chilometri, si capisce subito l'importanza dell'intervento».

Non è l'unico elemento che caratterizza la via dell'idrogeno che il centro ricerche ha iniziato a seguire. In programma c'è un altro intervento, che prevede un finanziamento di 12 milioni di euro, «finanziato dall'Agenzia per la coesione» per la progettazione di elettrolizzatori di ultima generazione. «Perché l'obiettivo – argomenta ancora – è renderli sempre più efficienti e competitivi, dato che la strada del futuro sarà quella dell’idrogeno. Non a caso nei maggiori centri di ricerca del mondo si lavora proprio in questo senso».

Tra i programmi dell’azienda di ricerca c’è anche un altro aspetto, e riguarda il progetto per la cattura e stoccaggio della Co2, ossia il confinamento nel sottosuolo di una miniera di carbone dell'anidride carbonica. «Questo progetto – conclude – è in fase avanzata, abbiamo realizzato un laboratorio di faglia in un pozzo di alcune centinaia di metri, attrezzato per definire molto bene le reazioni che avvengono in sottosuolo. Con i ricercatori dell'università La Sapienza e alcuni operatori industriali studieremo il comportamento della Co2, e questo credo sia uno degli studi più avanzati al mondo».


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