Dalla laurea del Trota alla villa di Gemonio, tutte le spese per la “Family” Bossi
Le indagini della Guardia di finanza hanno dimostrato l’illecito utilizzo dei fondi elettorali per 49 milioni di euro. Le inchieste delle procure di Milano e Genova hanno fatto luce su una presunta truffa che avrebbe consentito alla famiglia del Senatùr Umberto Bossi di utilizzare i fondi per spese personali
di Ivan Cimmarusti
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Negli uffici del Carroccio dell’allora tesoriere Giuseppe Belsito era custodia una cartellina con sopra scritto “The family” che subito ha attirato l’attenzione degli investigatori della Guardia di finanza. All’interno c’erano tutte le «spese pazze» della potente famiglia della Lega, i Bossi. Dai costi per la laurea in Albania di Renzo “Trota” Bossi alla ristrutturazione della villa a Gemonio, fino alla rinoplastica dell’altro figlio, Sirio.
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Ogni costo per mantenere la famiglia del Senatùr Umberto Bossi era stata registrata e contabilizzata con i soldi del rimborso elettorale per 49 milioni di euro.
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La truffa dei 49 milioni
Ieri i giudici del Palazzaccio hanno bocciato la richiesta di ricusazione dei giudici da parte dell’ex Belsito - imputato nel processo sulla truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali - e sospeso laprescrizione. Ora si aspetta la sentenza della Suprema Corte, chiamata a pronunciarsi sull’esito del processo di secondo grado che ha visto imputati Belsito e l’allora leader del Carroccio, Umberto Bossi, sulla vicenda della truffa dei rimborsi al partito tra il 2008 e il 2010. Un procedimento che ha avuto come conseguenza la confisca dei 49 milioni alla Lega. Il processo d’appello, per l’ipotizzata truffa aggravata ai danni dello Stato da parte dei due esponenti dell’allora Lega Nord, si era già concluso con la sostanziale conferma del verdetto di primo grado: i giudici avevano inflitto 1 anno e 10 mesi a Bossi e 3 anni e 9 mesi a Belsito. Erano invece più basse le pene per i tre revisori Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi: i primi due a otto mesi, il terzo a quattro mesi, accusati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
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La cartellina “The family”
Sulla cartellina, sequestrata dalla Guardia di finanza, erano riportate una serie di spese: 10mila euro per l’operazione di rinoplastica del figlio di Bossi, Sirio, le multe dell’altro figlio Renzo, soprannominato “Trota”, e le spese per la ristrutturazione della casa di Gemonio. Alcune pagine della cartellina sono dedicate all'Università albanese Kriistal di Tirana, dove Renzo ha ottenuto il diploma di primo livello in “Gestione aziendale”. Tutto questo materiale investigativo ha consentito ai pm di ottenere la condanna e il sequestro dei fondi custoditi sui conti della Lega. Il 4 settembre 2017 la Procura «otteneva - si legge nei documenti - dal Tribunale l’emissione di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta nei confronti della Lega» di una somma pari a 48 milioni 969mila 617 euro.
Rimborso ai danni del Parlamento
Secondo l’accusa il partito aveva ottenuto i rimborsi elettorali ai danni del Parlamento, tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e il bilancio. Nella sua requisitoria il Pg, Marco Dall’Olio, ha chiesto la conferma delle condanne per Belsito e Bossi, parlando di «indubbie spese parla famiglia Bossi». «Non è vero che i rendiconti erano solo generici. Erano anche falsi: si diceva “rimborso autisti”. Ma in realtà si finanziava la famiglia Bossi. E non è un aspetto secondario - ha sottolineato Dall'Olio - , è sotto questo profilo che si configura il reato di truffa».
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