Dalla provincia alla vetta del mondo cresce la vocazione globale delle Pmi
Le 250 aziende segnalate nella classifica di Statista registrano una quota di export del 68%. Il comparto manifatturiero è quello più numeroso mentre i mercati principali sono Germania, Francia e Stati Uniti
di Laura La Posta
4' di lettura
La provincia profonda italiana conquista la seconda lista dei Campioni dell'export, elaborata da Statista e dal Sole 24 Ore. Sotto i riflettori, nella classifica 2023 delle 250 aziende con il maggior tasso di export (registrato nel 2021), spiccano molte aziende manifatturiere di cittadine e campagne normalmente fuori dalle cronache nazionali, ma che costituiscono l’ossatura del sistema economico italiano. Un sistema che si regge sulle piccole e medie imprese, spesso raggruppate in distretti o filiere lontani dalle grandi città.
Aziende di provincia, sì, ma per niente isolate: molte hanno avuto supporto pubblico, dall’agenzia Ice per trovare buyer nelle fiere estere, oppure all’interno dei Por (Programma operativo regionale), o tramite le garanzie Sace. Imprese spesso di piccole dimensioni ma di grandi ambizioni, con i figli degli imprenditori (o i fondatori medesimi) che hanno puntato tutto sul megatrend del secolo: la sostenibilità. Ottenendo enormi consensi all’estero.
Come l’anno scorso, i maggiori mercati di destinazione dell'export si confermano la Germania, la Francia e gli Stati Uniti.
Ma partiamo dall’inizio, dall’analisi di Statista, effettuata dal quartier generale di Amburgo da un team di ricerca coordinato da Marco Paciocco coadiuvato da Lisa Dei. «Anche quest'anno la partecipazione all’iniziativa Campioni dell’export è stata buona - spiega Paciocco, Team lead Italia di Statista - tanto che il maggior numero di registrazioni ricevute, rispetto alla prima edizione dell’anno scorso, ci ha permesso di portare la lista a quota 250 (dalle 200 del 2022). Nonostante la maggiore lunghezza, la lista resta qualitativamente solida, con un export share minimo del 40% (31% l'anno scorso). Anche il valore medio di tasso di export (calcolato come proporzione di fatturato proveniente da attività di export sul fatturato totale 2021) rimane sostanzialmente invariato e si attesta al 68%. Le prime tre aziende sul podio presentano tutte tassi di export estremamente alti, sopra il 99%».
«La numero uno quest'anno è L.A.P.M., attiva nel settore dell'arredamento dal 1987, specializzata nelle ante dei mobili: da Pasiano di Pordenone ha conquistato i mercati, con una quota export sul fatturato del 99, 48% - prosegue Paciocco -. A seguire troviamo i vini di Cantine Sgarzi Luigi, imbottigliati nello stabilimento di Castel San Pietro Terme, vicino a Bologna, e da lì esportati in Germania, Danimarca e Regno Unito. Chiudiamo la top 3 con una vecchia conoscenza: la Ascot Industrial di Gela provincia di Caltanissetta, prima classificata l’anno scorso, che si conferma al top grazie alla leadership nel settore dei gruppi elettrogeni per le società di telecomunicazione».
«Il settore metalmeccanico resta il più presente nella lista. - spiega l’analista Lisa Dei-. Molti i vincitori dell’anno passato che si sono qualificati nuovamente, tra cui Manteco (di Montemurlo, in provincia di Prato), la prima azienda tessile ad aver effettuato un Life cycle assessment per i propri prodotti. Confermano la loro posizione anche la Cimolai Technology, azienda specializzata in impianti di sollevamento e movimentazione, produttrice ad esempio dell'ascensore panoramico del grattacielo One Vanderbilt nel centro di Manhattan. A far conoscere il made in Italy nel mondo ci pensa anche la ditta Buzzoni di Bosaro, nella provincia di Rovigo (93% di export), specializzata in arredamento per negozi di lusso, come Balenciaga, Dior e Versace».
Tra le aziende di rilievo spicca Nordmeccanica (metalmeccanica, di Piacenza con proprietà napoletana) che ha appena inaugurato il nuovo impianto produttivo green. In evidenza anche la regina della cosmesi e della bellezza sostenibile Davines (di Parma) che fa della sostenibilità la sua arma segreta. Anche Askoll Eva (Automotive, di Vicenza) ha fatto della svolta green il suo asset principale. Nel settore food & beverage emergono Venchi (re del cioccolato di Milano), le Distillerie Berta (Asti), Italpizza (di Modena), la società benefit Coppola Foods di Mercato San Severino (Salerno). E poi quattro produttori di pasta di alta qualità: il Pastificio Felicetti di Trento, il Pastificio Di Martino di Gragnano (Napoli), la Cooperativa biologica Girolomoni (di Isola del Piano nella provincia di Pesaro e Urbino) e il Pastificio Granoro di Bari.
Come si vede dalla lista, ci sono tante aziende del Sud Italia e delle isole maggiori nell’elenco. Tre le imprese sarde: Tek Ref (Zio Ciro forni a legna), Reparo – Latterie di Sardegna e Panificio Battacone . Tra i Campioni dell’export c’è anche un’azienda di Termoli : Sipa – Martino Couscous.
La lista è stata elaborata da Statista, società leader mondiale nell’analisi dei dati, analizzando i bilanci 2021 delle imprese che si sono autocandidate, dopo aver ricevuto l’invito degli organizzatori o aver visto il bando online. Oltre novemila aziende sono state invitate a partecipare, dopo un’analisi dei loro dati attinti dai maggiori database. Sono state prese in considerazione aziende manifatturiere con un fatturato tra 1,5 e 500 milioni nel 2021, sede legale in Italia e almeno un polo produttivo nel nostro Paese. Statista ha elaborato la classifica in base alla quota di export, considerando il rapporto tra il fatturato proveniente da attività di esportazione e il giro d'affari totale del 2021; i dati sono stati certificati dall'amministratore delegato o dal responsabile della finanza o da un membro del Cda e poi valutati da Statista.
Il Sole 24 Ore pubblica, nel quotidiano e online, l’elenco delle vincitrici (sul web in una sezione navigabile a cura di Lab24). Per la prossima edizione di Campioni delll’export, le registrazioni - sul sito di Statista (www.statista.com/page/campioni-export) - saranno aperte nell’estate 2023. La partecipazione all'iniziativa è gratuita e trasparente, come le altre classifiche che Il Sole 24 Ore e Statista realizzano con successo da anni e che la società di analisi crea in altri Paesi con i media leader di mercato, come il Financial Times.
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