Dalla Regione 22 milioni e per i piccoli Comuni un aiuto con i fondi Pnrr
Tempi di attesa
di Sara Monaci
2' di lettura
Le comunità energetiche sono ancora un fantasma: in teoria ci sarebbero, ma ancora non vengono alla luce perché non sono state definite dai decreti attuativi.
Prima di tutto definiamo cosa sia una Comunità energetica. È un’associazione che produce e condivide energia rinnovabile, per generare e gestire in autonomia energia verde a costi vantaggiosi, riducendo le emissioni nocive e lo spreco energetico. Ne possono far parte semplici cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni, piccole e medie imprese.
Come la storia di Cinisello Balsamo insegna (si veda articolo a fianco), anche semplici persone che abitano nello stesso quartiere possono aggregarsi per lanciare una comunità energetica. Se infatti i terreni industriali in disuso sarebbero particolarmente indicati perché adatti a ospitare impianti, è vero che anche sopra gli edifici possono essere installati pannelli fotovoltaici.
La condivisione dell’energia elettrica prodotta deve avvenire utilizzando la rete di distribuzione elettrica esistente, e per questo chi produce energia pulita oltre il proprio fabbisogno può rivenderla al gestore. L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della Comunità, ma può anche essere messo a disposizione da uno o più membri partecipanti, o anche da un soggetto terzo.
Questo in teoria, perché l’Italia, che ha redatto una legge su questo tema nel 2020, non ha ancora emesso i decreti attuativi che la rendono concretamente applicabile. Il risultato è che per ora si possono far funzionare solo impianti singoli, con potenza inferiore ai 100kW, attivati successivamente al 1°marzo 2020, data dell’entrata in vigore della Legge di conversione del Decreto. Per il resto le buone intenzioni sono al palo, perché senza decreti attuativi non si parte.
Nel frattempo però alcuni territori hanno fatto da soli qualche passo in avanti, come la Regione Lombardia che ha aperto nel luglio 2022 una manifestazione di interesse chiedendo ai Comuni di segnalare le comunità energetiche interessanti, mettendo a disposizione 22 milioni. Anche i vertici di Palazzo Lombardia stanno aspettando i decreti del ministero della Transizione ecologica, che dovrebbe aver preso già la forma di una bozza, intorno alla quale è in corso un confronto con la Commissione europea.
«Stiamo anche noi aspettando un decreto del ministro Picchetto Fratin, che siamo certi arriverà a breve, comunque entro quest’anno - commenta l’assessore lombardo all’Energia Massimo Sertori - In questo momento ci viene in aiuto anche il Pnrr, che permette però di sostenere le comunità energetiche solo nei comuni al di sotto dei 5mila abitanti. La Lombardia sarebbe pronta anche a stanziare ulteriori risorse per i comuni più grandi, oltre a quelle già messe sul piatto. Per noi questi progetti sono interessanti perché abbiamo valutato che potrebbero portare ad un risparmio fino al 25%». Ci sono anche delle criticità da risolvere. Prima di tutto va capito se verrà cancellata l’ipotesi di restituzione degli incentivi da parte degli associati qualora il produttore non fosse più in grado di fornire l’impianto; inoltre va definita la cosiddetta “cabina primaria”, cioè la rete di chi può ricevere benefici energetici. La speranza è che tutto si chiarisca in tempi brevi.
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