Dalla sarda Lebiu la ecopelle per abiti prodotta con gli scarti del sughero
di Davide Madeddu
3' di lettura
Pelle ecologica, liscia o scamosciata oppure tessuto con effetto denim. Il tutto realizzato utilizzando gli scarti del sughero e prodotti biologici e a base di acqua. Economia circolare e moda, con un occhio di riguardo alla tradizione ma anche alla sostenibilità. A puntare su questo settore è la Lebiu (che in sardo significa leggero), star up con sede in Sardegna nata dall’idea di Fabio Molinas e Alessandro Sestini e recentemente vincitrice del bando Voucher startup di Sardegna Ricerche.
«L’idea è del mio socio Fabio Molinas, che è un industrial designer – racconta Alessandro Sestini –. Quando l’azienda è nata serviva una persona che si occupasse della parte finanziaria. Io avevo da poco ceduto le quote di una mia azienda e ho deciso di investire su Lebiu».
Registrata la domanda di brevetto l'azienda ha avviato un programma di studio e ricerca che ha come punto di forza la valorizzazione degli scarti provenienti dalla lavorazione del sughero. «La nostra materia prima - racconta Sestini -è lo scarto della fresatura del tappo di sughero che è già polvere, e noi lo setacciamo». Seguono poi una serie di trattamenti che vedono l'utilizzo di altri materiali per costruire una sorta di amalgama da utilizzare poi per preparare la biopelle.
«In questo tipo di lavorazione si utilizzano esclusivamente prodotti biologici e a base di acqua - dice ancora l’imprenditore - e non prodotti con solvente: questo è un aspetto di grande novità rispetto al passato». L'azienda, che collabora con laboratori chimici con cui sono state portate avanti tutte le attività propedeutiche alla produzione, ha già svolto una serie di test e, come argomenta il manager «è pronta a sbarcare sul mercato».
Tre le linee in programma: il Corskin, «eco-pelle sintetica realizzata con scarti di lavorazione (pre-consumo) di sughero che mantiene l’aspetto estetico della vera pelle, mentre la parte posteriore ha un effetto spugnoso irregolare dall’apparenza fisica simile alla pelle; Neobuck, nuova pelle scamosciata vegetale ottenuta sempre da polvere di sughero. Imita la trama scamosciata ma è totalmente ricavata da risorse biologiche. Infine Nanocork, finitura naturale che ha come caratteristica quella di riprodurre il tipico Worn effect (consumato) del Denim convenzionale.
Dall'azienda sono già usciti diversi prototipi, compresi quelli delle scarpe realizzate dagli artigiani. «Il risultato è stato ottimo – aggiunge ancora Sestini - perché la biopelle ha superato le prove richieste per la realizzazione di una scarpa».
Il prodotto ha ottenuto riconoscimenti e il gradimento delle case di moda. La start up infatti ha vinto anche i bandi Info Re-fream program, Smart and Start (invitalia), Eliit Partnership Program. E ha ricevuto richieste dal mondo della moda, sostenute sopratutto dalla tendenza a utilizzare materiali riciclati e sostenibili. «C'è un mercato in forte crescita che richiede la biopelle, e la maggiore richiesta arriva dalle case di alta moda - aggiunge Sestini - Le richieste arrivano dalle nuove generazioni e poi ci sono anche le norme internazionali sull'uso delle pelli animali». Più interessate, secondo i giovani imprenditori sardi, sono le Case del lusso, grandi brand che producono capi di abbigliamento e accessori in tutto il mondo che hanno la necessità di un forte rinnovamento dei materiali utilizzati per le loro produzioni.
«Ciò è dovuto sia alle leggi internazionali sull'inquinamento, sempre più stringenti, sia alla consapevolezza sempre maggiore dell'utente finale, che soprattutto per quanto riguarda le nuove generazioni è molto sensibile al tema del cambiamento climatico».
Quanto al rapporto sostenibilità prestazioni, la pelle di sughero può essere combinata con diversi supporti tessili organici e sintetici riciclati, per produrre accessori e rivestimenti, oltre alla possibilità di aggiungere coloranti ecologici vegetali e minerali.
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