Dalla Scelba alla Mancino, le leggi che applicano la Costituzione per sciogliere i gruppi fascisti
Entrambe sono in attuazione della XII disposizione transitoria della Costituzione, che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista
di An.C.
I punti chiave
3' di lettura
Due leggi che attuano la Costituzione nella parte in cui mette al bando i gruppi che si ispirano al fascismo. La Carta, o meglio la sua XII disposizione transitoria, vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Due norme danno attuazione alla Costituzione. La prima: la legge Scelba del 1952, voluta dal governo De Gasperi in anni di grandi tensioni sociali e poi modificata nel 1975. La seconda, quasi 20 anni dopo, la legge Mancino del 1993: la norma completa il quadro delle norme che puniscono le condotte riconducibili al fascismo e al razzismo.
La legge Scelba, due ipotesi per lo scioglimento: sentenza magistratura o dl
La legge Scelba sanziona chiunque promuova od organizzi la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo che persegua «finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista». Oppure chi pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo o le sue finalità antidemocratiche. Condotte che vengono punite con pene detentive, multe e l’interdizione dai pubblici uffici. È l’articolo 3 della legge a disciplinare lo scioglimento di questi gruppi. E sono due le ipotesi previste. Ci vuole una sentenza della magistratura che abbia accertato la riorganizzazione del disciolto partito fascista: in questo caso è il Ministro dell’interno, sentito il Consiglio dei Ministri, a ordinare lo scioglimento e la confisca dei beni. Oppure il governo può provvedere direttamente allo scioglimento con un decreto legge, ma solo in casi straordinari di necessità e di urgenza (allo stato attuale il governo Draghi prenderebbe in considerazione questa soluzione). Sinora la fine di movimenti fascisti è stata decretata a seguito di sentenze della magistratura.
Da Ordine Nuovo ad Avanguardia nazionale: quando è stata applicata la legge Scelba
È accaduto così per Ordine Nuovo, il movimento di estrema destra che era nato nel 1969: a novembre del 1973 fu sciolto dall’allora ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani, a conclusione del processo per ricostituzione del partito fascista, che si concluse con pesanti condanne dei suoi dirigenti. Una sentenza che costò la vita al giudice Vittorio Occorsio, ucciso da Pierluigi Concutelli a Roma il 10 luglio 1976 in un agguato rivendicato da Ordine Nuovo. In quello stesso anno, sempre all’esito di un processo, lo scioglimento di Avanguardia nazionale, fondata da Stefano Delle Chiaie. Negli anni ’50 la legge Scelba ha superato più volte il vaglio della Corte costituzionale: in una pronuncia del 1958 la Consulta ha tuttavia precisato che la legge va contemperata con il diritto costituzionale alla libertà di pensiero, la cui compressione può essere ammessa solo quando sia “concreto” il pericolo per l’ordine democratico.
Legge Mancino: stretta anche sull’uso di simboli legati all’ideologia nazifascista
La seconda norma che applica la Costituzione è la legge Mancino del 1993. In questo caso, la norma condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, che hanno lo scopo di incitare alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a questi movimenti politici. È conosciuta come “legge Mancino”, dal nome del ministro dell’Interno di allora che la propose, il democristiano Nicola Mancino.
Lo scioglimento del Movimento Politico Occidentale
Uno dei primi effetti della legge è stato lo scioglimento, proprio nel ’93, del Movimento Politico Occidentale, un’organizzazione di estrema destra fondata nel 1984 dal quello che ne è stato per anni il leader, Maurizio Boccacci. Ad oggi è il principale strumento legislativo che l’ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d’odio. La legge prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro di chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; e la reclusione da sei mesi a quattro anni di chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. In virtù della legge è vietata, inoltre, la formazione di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo che abbia come scopo l’incitamento alla violenza sempre per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La legge Mancino, che modifica una norma del ’75, vieta l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche a tutte quelle persone «che vi si recano con questi emblemi o simboli. I trasgressori saranno puniti con la reclusione fino a un anno».
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