L’impatto

Dalla spesa bunker all’aperitivo digital, come sono cambiati i consumi in quarantena

Le elaborazioni di Coop Italia: lievito di birra +149%, mascherine + 116o%, amuchina e simili +377%, colorazione per i capelli +167%

(Davizro Photography - stock.adobe.com)

3' di lettura

Inizia la fase 2, ma il periodi di quarantena ci ha lasciato in eredità un cambiamento dei consumi. Prima la spesa bunker, poi gli acquisti legati alla nuova socialità in modalità digitale, come il cibo per gli apertivi virtuali e la riscoperta del cibo fatto in casa. Otto settimane di quarantena, come mostrano le elaborazioni di Coop Italia, hanno portato a un cambiamento delle abitudini di spesa degli italiani, con un’evoluzione degli acquisti in due tempi. Tra conferme, novità e un filo rosso: l’attenzione all’igiene che sarà destinata ad accompagnarci anche in questo periodo per prevenire il contagio.

La prima reazione è stata quella degli assediati da bunker. Gli italiani, venuti a sapere che il Covid19 era presente nel Paese, sono corsi al supermercato per fare scorte. Tra il 24 febbraio e il 15 marzo infatti le vendite totali del sistema Coop Italia hanno registrato un +14,6%. Col passare del tempo però, quando è divenuto chiaro che la quarantena si sarebbe prolungata e che soprattutto gli approvvigionamenti sarebbero rimasti costanti, la spesa si è fatta moderata e la crescita delle vendite si è attestata nel totale delle 8 settimane (24 febbraio – 19 aprile) al +5,6%.

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A sostenere le vendite è stato il cibo confezionato (che da solo ha registrato +10,3% per tutto il lockdown) mentre i freschi e i freschissimi, partiti a doppia cifra, nel passaggio dalla prima alla seconda fase hanno perso parte della loro forza d'urto e si assestano a fine periodo con un +6,9%.

L’igiene prima di tutto

Amuchina e simili hanno totalizzato nei due mesi di vendite crescite in media del +377%, le salviettine disinfettate +616% e i termometri e i disinfettanti per superfici intorno al +200%. Per i termometri si tratta di un aumento nelle vendite di 12 volte superiore alla media.

La mania di pulizia, la ricerca dell’igiene è passata anche per rimedi fai da te, come l’alcol etilico alimentare che nonostante il suo prezzo elevato ha registrato nelle 8 settimane crescite del +97%. Ma il vero boom lo registrano le mascherine: già nelle prime tre settimane avevano raggiunto un aumento delle vendite del + 337% (e nonostante la penuria negli scaffali), con i nuovi approvvigionamenti poi, e l’avvicinarsi della fase 2, dal 16 marzo al 19 aprile hanno segnato picchi di crescita di +1616% (attestando la media dei due mesi intorno al +1160%).

Dal bunker all'aperitivo digital

Scorte di conserve di verdure, pasta, riso e olio hanno fatto schizzare le vendite di questi generi nelle prime 3 settimane (24 febbraio-15 marzo) rispettivamente a +65%, +53%, +48% e +35%. Un’attitudine alle scorte e alla lunga conservazione che ha riportato nei carrelli beni di solito poco usati e di lontana memoria come le conserve di carne +62% (come quella in scatola) e le minestre liofilizzate +37%. Placata l'ansia, è iniziata la discesa a precipizio di pasta, riso, latte uht, biscotti e la cucina è divenuta uno dei molti modi per passare il tempo: gli italiani sono diventati pizzaioli, pasticceri e panettieri.

Nel totale delle otto settimane la vendita di lievito di birra è cresciuta in media del 149% e quella della mozzarella per pizza del 109%. Uova, burro, farina nel passaggio dalla prima alla seconda fase del lockdown sono ancora in testa al gradimento degli italiani; ad oggi le uova e il burro registrano nel totale dei due mesi crescite del +44% e +46% ma le prime sono addirittura aumentate da marzo a aprile (dal +36,6% al +47,4%), stessa sorte è toccata al burro (dal +39,5% al +49,2%). La farina è passata dal +114% delle prime tre settimane al +174% delle successive 5 per attestarsi a una crescita media nell’intero periodo del +152%.

Al contrario, dal 16 marzo al 19 aprile, le vendite del pane sono calate del -30%, forse anche perché quasi un italiano su due ha paura di comprare cibo che poi non può cuocere. E nelle ultime settimane con un vero e proprio salto in avanti rispetto alla prima fase crescono a due cifre le vendite di aperitivi (+17%) e birra (15,5%), e tornano a crescere anche le creme spalmabili con +37,4%. Calano invece sin dall'inizio della quarantena le bevande e tutti gli integratori per sportivi (-48% e -45% nelle otto settimane).

Il distanziamento sociale ha provocato inoltre un paio di reazioni degne di nota. Ne hanno molto beneficiato le colorazioni per capelli, passate dal +25% delle prime tre settimane al +164% del periodo tra il dal 16 marzo e il 19 aprile. Hanno invece pagato un prezzo salato le vendite di preservativi che nell'ultima fase del lockdown scendono di un -37% (era un -3,5% nelle prime settimane

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